Serie A Green
A Tutto GossipIl Punto di Torgio Giosatti

L’inchiesta di Torgio Giosatti

La storia segreta di due figure mitologiche:
il Gustavo Rol e il John Nash della Serie A Green


La lettura dei commenti relativi alla messa in vendita di Ariaudo da parte del Lupiae ha suscitato in me delle struggenti emozioni, tanto da chiedermi: ma chi sono questi due personaggi che rispondono contemporaneamente a un post esprimendo il medesimo concetto in due forme diverse, che non temono disagio dinanzi alla razionalizzazione dell’irrazionale, che ruotano il palcoscenico fino a che il dietro le quinte diventi davanti e il davanti passi dietro?
Per rispondere a queste domande, siamo andati fino a Possidente e poi a Napoli, portando avanti un’inchiesta lunga e laboriosa, interrogando lentamente e pazientemente gli indigeni del luogo alla ricerca di tracce, aneddoti e indizi che ci potessero far ricomporre il puzzle di queste due esistenze controverse. Ed infine, eccoci pronti per presentarvi i risultati.
Ma con una avvertenza: mettetevi veramente comodi, perché ciò che state per leggere non vi potrà lasciare indifferenti.

 

Vito Lorusso era un giovine come tanti altri, scaltro, dinamico, curioso. Ma questa sua sconfinata curiosità gli fu scure tra le scapole della fanciullezza, svanita troppo in fretta. Un giorno il piccolo Vito si era recato nelle radure appena al di qua di Possidente per consumare un frugale pasto meridiano con il suo cibo preferito: spiedini di cinghiale e vino rosso. Steso in terra un comodo lenzuòlo, Vito cominciò addentando un primo boccone, e poi un altro e poi un altro ancora. Un branco di cinghiali, che passava di lì per caso, non potè fare a meno di notare l’ingordo spettacolo. Tronfi dalla rabbia, i cinghiali stavano per gettarsi addosso al povero Vito, quando il capo branco, il cinghiale Cusci, ammonì tutti: “Lasciatelo a me”. Il cinghiale Cusci si avvicinò quatto quatto alle spalle di Vito, che stava per inghiottire l’ennesimo boccone e senza proferir grugno, lo azzannò su collo…. Mentre il sangue di Vito e quello di Cusci si mischiavano irreparabilmente, il cielo divenne oscuro da Possidente fino a San Vito dei Normanni e una saetta si abbattè inesorabile sulla radura scuotendola possentemente e sbalzando i due a qualche metro di distanza. A quel punto, gli sguardi del cinghiale Cusci e quello del piccolo Vito si incrociarono, ma mentre le pupille dell’animale lentamente si dilatavano e le forze cominciavano ad abbandonare il suo mammifero corpo, quelle dell’ex piccolo Vito si incendiarono, i muscoli del collo cominciarono a ingrossarsi e le sue labbra presero a disegnare un sinistro sorriso. Vito non era più un bambino qualunque, ma aveva acquistato dei poteri divinatori, diventando un semidio: metà uomo, metà cinghiale. Da quel momento, l’esistenza di Vito Lorusso prese una piega prodigiosa, i suoi poteri gli consentivano di sviluppare doti ancestrali come telepatia, chiaroveggenza, precognizione, bilocazione, traslazione, viaggi nel tempo, levitazione, guarigioni, elasticità del corpo, telecinesi, materializzazione e smaterializzazione di oggetti, attraversamento di superfici, folgorazione e altri. Tra le cose più sorprendenti che testimoni affermano di avergli visto fare ricordiamo: costruire siti internet a velocità supersonica, dipingere loghi di michelangiolesca bellezza o stupire ai fornelli con sfavillanti banchetti. Ma al calar delle tenebre, Lorusso si trasforma e non riesce a contenere i suoi straordinari poteri: può predire le carte di ogni avversario di poker, può condizionare il corso degli eventi sportivi per vincere alle bollette del totogrigio ma soprattutto al fantacalcio. Ed è così che, durante le notti di plenilunio, Lorusso invoca le forze supreme e sferra le sue Saette verso il povero malcapitato di turno. Infortuni, squalifiche, voti prima assegnati e poi tolti, mezzi voti dubbi, gol invalidati, c’è tutto nel suo repertorio di mentalismo che farebbe passare per un dilettante perfino il grande Gustavo Rol. Ed ogni volta che la profezia si avvera, Vito sacrifica all’altare del dio Cusci un cinghiale della sua terra. Non importa se sia sugo di pappardelle, spezzatino o alla cacciatora: se Vito vi serve in tavola un ottimo piatto a base di cinghiale, significa che state presto per scoprire che una Saetta scagliata nella notte è arrivata a destinazione…

 

Napoli. E’ il 17 marzo del 1991. Un bambino gioca a pallone nello spiazzo antistante il cortile del suo quartiere. Ha bigiato la messa e, nonostante sia formalmente in punizione per aver preso 4 all’ultimo compito di matematica, attende impaziente la partita domenicale del Napoli del suo idolo Diego Armando Maradona, in casa contro il Bari. Quel bambino si chiamava Marcello Simonetti e ancora non sapeva che da quella domenica di marzo la sua vita sarebbe cambiata inesorabilmente. Napoli-Bari finisce 1-0 per i partenopei ma la notizia del giorno è un’altra: Maradona viene trovato positivo all’antidoping e quella sarà a tutti gli effetti la sua ultima partita al San Paolo. Ma il piccolo Marcello questo non lo sa ancora e mentre si avvia verso casa ancora tutto festante, non si accorge che da dietro l’angolo sta sbucando un’automobile. E non certo un’utilitaria. Il bambino non la può evitare e in un baleno si ritrova in terra sul bordo della strada, cosciente e intento a controllare di non avere nulla di rotto. Fu lì che dalla macchina scese l’investitore, in tuta acetata azzurra, i capillari del naso completamente rotti e un mars morso a metà in mano. Non ci sono dubbi, è proprio lui, Diego Armando Maradona. Ma al cospetto del suo beniamino a Marcello mancano le parole, il cuore gli batte forte e  a un certo punto decide di buttarsi e dirgli la prima cosa che gli viene in mente: “Diego, ma secondo te quante probabilità ci sono che nella vita uno venga investito da Ma-ra-do-na???”. Il campione argentino, che già stava per chinarsi per tendergli una mano, quella senza mars, a quella richiesta ebbe un sussulto di terrore e, quasi raggelato nel suo sangue denso di cocaina, mesocarbo e amifenazolo, corse in macchina e partì sgommando. Da allora, passò molto tempo prima che rimettesse piede a Napoli; ma questa è un’altra storia. Già, perché il campione argentino non si era accorto che nel fuggire aveva perso il morsicato mars: Marcello non può di nuovo credere ai suoi occhi e, senza pensarci un attimo, finisce in due bocconi il mars: quello morso, contaminato, impreziosito dalla fantasia di Maradona.

Tornato a casa, anziché perdere tempo a raccontare a tutti l'avvenimento, sapendo che non sarebbe mai e poi mai stato creduto si chiuse in camera e, pallottoliere alla mano, cominciò uno studio matto e disperatissimo per risolvere l’enigma di fronte al quale persino il grande Maradona aveva tagliato la corda. Le notti si susseguivano insonni, vennero le estati e passarono gli inverni, la calcolatrice seguì il pallottoliere e excel la calcolatrice e nel frattempo Marcello Simonetti aveva sviluppato “un'abilità fuori dal comune nell'affrontare i problemi da un'ottica nuova, trovando soluzioni eleganti a problemi complessi, come quelli legati all'immersione delle varietà algebriche, alle equazioni differenziali paraboliche, alle derivate parziali e alla meccanica quantistica”, come riporta la sua pagina personale di Wikipedia. Luminari da tutto il mondo sbarcano a Napoli per conoscere il John Nash partenopeo e studiarne i metodi. La maestra che qualche anno prima osò dargli un 4 per punizione fu trasferita a Gerola Alta, 250 abitanti in provincia di Sondrio. Ma la soluzione del rebus proprio non riusciva ad arrivare. Simonetti aveva ormai un ossessione per i calcoli, i numeri e le tabelle, finché non riuscì finalmente a trovare un canale in cui far confluire tutti questi tormenti: la SerieAGreen. Qui Simonetti poteva dar sfogo ad ogni tipo di statistica, sciorinando combinazioni di dati infinite e classifiche inoppugnabili. Fu proprio in un  momento di massimo fulgore algebrico, il 17 marzo del 2011, che Marcello riuscì a trovare la soluzione al quesito che da vent’anni lo straziava. Il calcolo delle probabilità di venire investiti da Maradona, la formula che gli avrebbe fatto vincere lo scudetto: V(G_1) + V(G_2) + …+ V(G_k) < V(R) con k=1,…,2^{n-1} e G_i \cap\ G_j per ogni i≠j. Da quel giorno, ogni tanto Marcello viene di nuovo investito dalla magia e l’estro che Diego Armando Maradona gli aveva trasmesso attraverso il mars, partorendo straordinarietà come le Mascotte Green, gli editoriali del Gazzettino Domenghino o le schede sulle stelle del futuro, solo per citarne tre e facendo torto a tanti, come le Figurine.

 

Insomma, la ricostruzione dei fatti è lampante: siamo di fronte a due personaggi misteriosi, un pericoloso mentalista e un matematico schizoide, il Gustavo Rol e il John Nash della Serieagreen. Questo è quello che si evince dalla nostra esclusiva inchiesta, i commenti fateli voi.

4 pensieri riguardo “L’inchiesta di Torgio Giosatti

  • Mi sono appena svegliato e rido come un pazzo sotto le coperte… Però ho anche un non so che… di terrore… che non provavo da circa 20 anni, cioè da quando raggiungevo il letto dopo aver visto mezz'ora  di "Chi l'ha Visto?"… Macabre storie da Serie A Green…

  • John ha avuto l’onore di stare sveglio fino a tardi ieri notte in trepidante attesa della lettura inchiesta!
    Sono andato a nanna felice e contento, come quando quella Ferrari testa nera quasi mi investí sullo skate al semaforo di Via Caravaggio davanti al Bar Moccia!
    Ebbene si, era lui! Diego in persona …
    Ancora nn capisco perchè scappò dopo avergli chiesto cosa pensava di una certa idea che mi frullava in testa da piccolo … la chiamai Mastergreen … 🙂

    Mi dispiace Dieguito, alla fine ci sono riuscito tiè!
    Uhuhuhuhuhhh

  • Cusci Team

    Ah hahahaahhaha…Fantastico! Ragazzi aiuto, sono nella sede del Lupiae, quest'uomo ė pazzo… Ha un intero dossier su di me in camera sua, mie foto appese alla parete (di cui alcune anche in versione nudo integrale….?!?!?!), neanche in "a beautifull mind" ho mai visto tanta ossessione. Mi ha rapito, dichiarando che non mi rilascerá fin quando non gli cedo Pogba per Konė e Iturbe per De Paola + 300 fantamilioni. Questo potrebbe essere il mio ultimo messaggio, dite a Higuain di stare attento agli scogli e a Rubin di andare a fanculo. Aiuto..!

     

  • Cusci Team

     

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