Serie A Green
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La Piazzetta dello Sport presenta: Nominations 2014/15

Vota e fai votare!

Finalmente ecco le tanto attese e temute Nominations 2014/15. I riconoscimenti sono indicati solo col nome, se volete analizzarli meglio potete accedere alla Hall of Fame dove sono approfonditi uno per uno. 
Rammentiamo rapidamente come si vota:

 

Il voto è segreto e si esprime via e-mail all'indirizzo luca.brindisino@gmail.com, via whazzup o tramite facebook ma sempre in forma privata.

– Ogni franchigia può votare una sola volta, è sconsigliata ma ammessa l'astensione per una o più nomination.

– Non verranno accettati voti poco chiari o poco intellegibili: si vota scrivendo nome del premio e nome del votato.

Non votate o commentate sotto questo post, nè se possibile fate capire in alcun modo le vostre preferenze, per non rovinare l'atmosfera dell'urna.

Si può votare entro e non oltre le 23.59 di lunedì 22 giugno 2015!

Buon divertimento!

NB: I CANDIDATI SONO PRESENTATI IN ORDINE ALFABETICO

1) PENNA D’ORO "TORGIO GIOSATTI" per la MIGLIOR RUBRICA: 

Buongiorno Lecce!–       Buongiorno Lecce! (Lupiae): la penna di Alcaldo Pedullah è la nuova voce della piazza leccese, dalla dirigenza fino ai tifosi. La società finanzia l’apertura di questo nuovo giornale creando scompiglio e irritazione negli avversari proprio nel momento clou del campionato. E, sulle ali dell’entusiasmo, per poco non ci scappa una rimonta…

Football Green–       Football Green (Cusci): Vito Loturco si presenta in grande stile creando il primo storico format televisivo della Serie A Green. Un impegno serio, portato avanti con metodo e scrupolosità fino a che la crisi non ha messo in ginocchio financo questa iniziativa editoriale. Ma tanto è bastato per creare negli utenti serieagreen una teledipendenza difficilmente curabile.

Quelli che i NUmeri

–       Quelli che i Numeri (Domingo): Nohn Jash non si smentisce mai. Non compiange la scomparsa del suo omologo John Nash, ma si inerpica sempre più sull’impervia rupe fatta di numeri e tabelle, trovando di anno in anno il modo di renderla sempre più agibile anche per i non addetti ai lavori.


2) CURVA D'ORO per la MIGLIOR COREOGRAFIA:

–       “A guardia di una fede” (Lupiae): Per rivendicare la fedeltà alla maglia anche in tempi bui, il Lupiae prende a presto il titolo del libro di Vincenzo Patanè Garsia e ne fa una vera e propria campagna mediatica, che parte dal coinvolgere i tifosi in innumerevoli scatti finiti poi sotto forma di manifesti 6×3 in tutta la città, fino all’epica clip “Storia di un Derby” per celebrare il 2-0 secco rifilato all’andata ai rivali del Labbari. 

–       “Calpestati ci vendicammo” (Cusci): dopo l’esclusione dalla Champions e gli sberleffi post asta dell’opinione pubblica, i creativi del Cusci riprendono il tema dei briganti della propria terra lucana per ringalluzzire i cuori rossoverdi. Ma per non perdere mai il vizio, in omaggio ad ogni abbonato un flacone di “Piangina Cusci”: lacrime, guai a stare senza…

–       “Ostenta le vere passioni” (Terlizzi): quest’anno a Terlizzi, accanto al solito Sabino e al suo compare pronti a spacciare merchandising nascosto nel biliardino, ci sono anche un ammasso di giovani scolaretti che “ostentano la loro vera passione”, ossia un abbonamento azzurrogranata trovato a terra da un miscredente professore. 
 

3) ALESSANDRO CONTICCHIO D'ORO per il MIGLIOR CAPITANO:

–       Antonio Di Natale (Acab): Sempreverde, succede in questa nomination al suo amico e compagno di squadra Francesco Totti. La maglietta col 10, infatti, la indossa lui e a Novoli e dintorni ogni anno – in previsione di un triste ritiro che però di fatto non avviene mai – le vendite del merchandising aumentano anziché diminuire. La fascia di capitano giallonera non si discute e più di una volta su due il bonus è assicurato.

–       Mauro Icardi (Wailers): Un leone chiuso in gabbia fino allo scoccar della mezzanotte del nuovo anno. La bottiglia di spumante più costosa la stappa lui, per festeggiare il suo rientro da una squalifica giusta quanto dolorosa. Da lì in poi, però, è quasi sempre festa: subito in gol al debutto, va sotto la sufficienza solo 5 volte su 19, meritandosi a tutti gli effetti i galloni di capitano gialloblu.

–       Carlos Tevez (Amici): Ha rivoltato questo campionato come un calzino e non a caso la media voto più alta è la sua. Sfata il mito che vuole retrocessa la squadra in cui milita l’mvp del torneo e se non gioca la partita dello scudetto con la fascia al braccio è solo per una – azzeccatissima – prudenza. Se a un certo punto i suoi avversari fantacalcistici lo avevano soprannominato “Pilota automatico Tevez”, un motivo ci sarà.


4) GIGI GARZYA DI LEGNO per il PEGGIOR CAPITANO:

Morata–       Alvaro Morata (Pace): Pare incredibile ma è vera la fissazione che ha sviluppato quest’anno Eugenio Del Bosqov per Alvaro Morata. Molto probabilmente figlia del trauma subito una stagione fa con Llorente, essa lo ha portato inevitabilmente a sbagliare il capitano il più delle volte, con un notevole costo in termini di punti per l’ormai estinta franchigia pugliese. Nondimeno il rendimento dello spagnolo in campionato aveva mandato dei segnali inequivocabili in proposito, considerato che è riuscito a superare la sufficienza solo e soltanto andando in bonus: più chiaro di così?

–       Paul Pogba (Delinquere): Fa specie vedere un giocatore del suo calibro – a detta di tanti il migliore dell’intera Serie A – in lizza per una nomination di legno. Purtroppo stavolta è proprio il caso di dire che “uno paga per tutti”, visto che il Delinquere non è stato quasi mai capace di azzeccare la giornata giusta dei suoi, per cui la fascia andava a finire puntualmente sul braccio dei vari Ljajic, Bonaventura e, ovviamente Pogba, ogni qual volta si meritavano dalla sufficienza in giù. A nessuna discolpa di Sergi, il fatto di aver escluso per tutto il campionato dalle sue valutazioni un profilo quale Glik.

Quagliarella statistiche 2014 15–       Fabio Quagliarella (Eagles): Gli Eagles di quest’anno avevano in teoria un bel nugolo di capitani da poter schierare. A cominciare da quello del Milan, Montolivo, il quale però ha disputato un quarto di campionato; poi i due interisti Hernanes e Guarin, passando per il metronomo Biglia e i due gagliardi Lopez e Bertolacci. Eppure Corasaniti tende a puntare sin dalle prime giornate su Quagliarella, bravo ma talmente discontinuo da farlo sbagliare cinque volte ed esibendo sufficienze da brivido, tipo quella che avrebbe potuto portare la Finale di Green Cup ai rigori se solo il Pace avesse giocato almeno in 10…


5) LORENZO STOVINI D'ORO per il MIGLIOR STAKANOVISTA:

–       Josè M. Callejon (Mojito): Nelle prime 10 giornate fa capire subito perché all’asta di settembre è stato pagato quanto un attaccante. Poi una flessione, lenta, inesorabile, letteralmente incomprensibile per gli addetti ai lavori neroverdi, fino all’ultimo sussulto nel finale. In tutto ciò, però, lo spagnolo non salta nemmeno una partita: sarà per la sua sagacia tattica, sarà perché è il pupillo di Benitez, fatto sta che non c’è stata una volta in cui non sia andato a voto. Un vero stakanovista, molto probabilmente alla sua ultima stagione in Italia.

–       Daniele Croce (Wailers): Sembra essere uscito fuori direttamente da un disco di Ligabue…. Esordisce a 32 anni in Serie A dopo aver girovagato mezza provincia italiana, dal momento che l’allenatore empolese Sarri lo considera fondamentale per il suo centrocampo, tanto da portarselo appresso ovunque sia stato, da Pescara ad Arezzo, da Alessandria a Sorrento. Quest’anno disputa tutte le partite tranne una, squalificato per somma di ammonizioni. Verrebbe proprio da dire che sia uno che “porta la croce”, ma per i Wailers in realtà è stato una vera delizia, costata solo 7 mld.

–       Daniele Rugani (Terlizzi): A soli 20 anni è già una colonna della difesa. Insostituibile per Sarri, che lo tiene in campo 38 volte su 38, ha giocato un campionato su livelli elevatissimi mettendo anche a segno tre gol. La sua continuità non è passata inosservata, tant’è che la Juve sta già valutando se sia meglio riprendere lui o tenere Ogbonna e i medesimi ragionamenti chissà che non stiano passando nella testa del ct Antonio Conte.

6) DELIO ROSSI D'ORO per la MIGLIOR RESURREZIONE:

–       Fredy Guarin (Eagles): E dire che da gennaio ad agosto del 2014 era stato costantemente sul mercato e, per un periodo, anche fuori rosa. In rotta con la dirigenza che non era stata in grado di portare a buon fine il suo famoso trasferimento alla Juve in cambio di Vucinic, il centrocampista colombiano sembrava aver completato la sua involuzione sportiva, ed anche alla prima uscita ufficiale del 2014/15 le cose non sembravano in procinto di dover cambiare a breve. Anche per questo gli Eagles se lo aggiudicano all’asta per la cifra di 37 mld e sbilanciandosi sui media: “Vedrete, risorgerà”. Non passa nemmeno una settimana che lui non solo gioca, ma segna anche: a fine stagione (interrotta prematuramente per un brutto infortunio), da tribunaro che doveva essere, avrà messo a segno 6 gol e 6 assist in 28 presenze.

–       Sanchez R. Joaquin (Amici): Era arrivato alla Fiorentina che era già un giocatore al tramonto di una carriera mai definitivamente affermatasi a livelli internazionali, causa generazione di fenomeni spagnoli che ne aveva occupato fino all’ultimo angolino sotto i riflettori, lasciandolo sempre ai margini del palcoscenico. L’anno scorso non aveva fatto male, ma quasi sempre partendo dalla panchina e spesso pretendendo un ruolo da attaccante: sarebbe stato lecito dunque pensare a un 2014/15 ancor più da gregario. E invece, il 34enne iberico pare ringiovanito, si mette totalmente a disposizione della squadra guadagnando molte più volte del previsto – e con grande merito – i gradi di titolare: il “Joaquin Cortés” del circo biancolilla danza sul pallone e salta regolarmente gli avversari che è una bellezza sulle ali del suo cartellino pagato a settembre la leggiadrissima cifra di 8 mld.

–       Seydou Keita (Celtic): una volta i 34enni che arrivavano per la prima volta nel campionato italiano lo facevano per coronare un sogno, per mettere la ciliegina sulla torta della propria carriera, magari anche in provincia. Di questi tempi invece uno come lui sbarca a Roma da top player, sebbene le recenti esperienze in Cina, le tante panchine a Valencia e soprattutto il visto turistico sul passaporto facciano emergere più di qualche dubbio sui reali motivi alla base del suo trasferimento italiano. Ma in breve tempo, e nonostante il grande dispendio di energie di metà stagione causato dalla vittoria in Coppa d’Africa, a questo maliano viene affibiato il soprannome di “Professore” non certo a caso, visto che sprezzante dell’età prende per mano a suon di ottimi voti sia il centrocampo amaranto-oro della Roma sia quello biancoverde del Celtic, che lo ha pagato quanto un qualsiasi insignificante panchinaro: 23 mld.


7) DANNY DICHIO DI LEGNO per il PEGGIOR INFORTUNATO, CORNUTO, MAZZIATO E CACCIATO DI CASA.

–       Johnatan Biabiany (Flipper): in estate lo avevamo visto già con la sciarpa del Milan al collo, salvo poi essere rispedito al mittente per una grave aritmia cardiaca, che purtroppo lo terrà lontano dai campi per tutta la stagione. Questo però a Serrano non potevano saperlo e a settembre gli hanno comunque offerto un contratto sperando che potesse essere una carta a sorpresa. Un’altra, visto che lo stesso trattamento caritatevole la dirigenza di Serrano lo aveva riservato anche a Zuniga, Asamoah e a un certo Luna, mai visti in maglietta e pantaloncini neppure loro. 234 i miliardi totali spesi a settembre dai verdemimetici per tutta questa beneficienza.

–       Leandro Castan (Curtale): quell’unico 6,5 in tutto il campionato aveva illuso i tifosi arancioblu di aver centrato l’acquisto top in difesa. E invece niente, complice un pesante intervento neurochirurgico al cervello che il brasiliano ha dovuto subire, a rischio non solo di non poter più tornare a giocare, ma di perdere anche la memoria. Fortunatamente tutto è poi rientrato, ma non sono rientrati i 74 mld spesi dal Curtale per acquistarlo a settembre, più gli 80 necessari nel tempo alla sua sostituzione.

–       Kevin Strootman (Terlizzi): Forse per una questione di cuore, forse per la scaramanzia di volerlo rivedere esplodere in maglia azzurrogranata, il Terlizzi lo acquista dal Delinquere ma lo molla già a febbraio per un altro desaparecido, Asamoah, che erediterà la poltrona dell’olandese in tribuna accanto a Pepito Rossi. Insomma, Paolo Memola ricasca di nuovo nell’errore di puntare su questo olandese volante che però quest’anno non è mai decollato.

 


8) GRAZIANO PELLE' D'ORO per il miglior "SEGNATEVI QUESTO NOME":

–       Khouma Babacar (Labbari): I suoi ottimi trascorsi in maglia Modena non devono essere passati inosservati e gli osservatori baresi lo hanno puntato in blocco insieme a tutto l’attacco viola. Lui parte in quarta, riuscendo addirittura a mettere a sedere in panca un certo Mario Gomez, poi va via per la Coppa d’Africa e la sua assenza si fa sentire eccome. Quanto torna, però, ricomincia da dove aveva terminato, finchè un infortunio a metà aprile non lo ha messo prematuramente fuori causa, escludendolo dai titoloni di fine anno. Ma nel Labbari dei pur meritevoli Benassi e Bernardeschi, il nome che proponiamo di segnare è proprio il suo.

–       Gregoire Defrel (Cusci): Era stata una delle sorprese del Cesena in Serie B, ma più di qualche penna scriveva che le sue eccellenti prestazioni fossero più che altro merito del suo mentore, Pierpaolo Bisoli. Una volta esonerato lui, dunque, questo francese di 23 anni avrebbe dovuto subire un rapido declino, specialmente in una squadra destinata alla retrocessione e con uno dei peggiori reparti avanzati del campionato come il Cesena. Invece lui si distingue ugualmente per continuità di rendimento e abilità sotto porta, con nove gol realizzati. Diversamente dai bianconeri romagnoli, è determinato a tenersi stretto la massima divisione.

–       Marco Sportiello (Lupiae): di giovani e promettenti portieri in Serie A quest’anno ne esordivano tanti: da Bardi a Leali, da Sepe fino a Cragno e Colombi. Solo uno però non ha avuto mai messo in discussione il suo ruolo di titolare fisso, con ben 37 presenze e tantissimi interventi miracolosi per la sua squadra. Gli scout leccesi lo avevano già notato ai – dolenti – tempi di Carpi in Lega Pro e pur di riconfermarlo Luca Brindisino è cascato nel tranello d’asta del cugino, rinunciando a una plusvalenza che avrebbe avuto del clamoroso. Ovviamente già nel giro azzurro, con Perin e Scuffet rappresenta il futuro (speriamo non troppo lontano) tra i pali italiani.


9) CARLO OSTI D’ORO per la MIGLIORE OCCASIONE:

–       Mati Fernandez (Celtic): inizialmente si pensava che fosse stato confermato solo in quanto “bandiera low cost”. 8 mld, questa la cifra spesa dalla dirigenza capitolina per tesserare un giocatore ormai pedina fissa della sua Nazionale, ma la cui evoluzione di quest’anno era considerata genericamente imprevedibile: non solo centrocampista diligente ma anche vice Pizarro, assistmen e goleador. Un po’ lo stesso rendimento di Riccardo Meggiorini, pagato addirittura 7…

–       Alessio Romagnoli (Mojito): Si era già ampiamente messo in mostra l’anno scorso con la Roma, ma non era prevista per lui una stagione del genere, a cominciare dalla continuità di presenze accumulate con la Sampdoria nonostante la fitta concorrenza, per finire alla qualità delle prestazioni, anche in termini di bonus. I 7 mld spesi a settembre dal Mojito sono decisamente un prezzo d’occasione.

–       Lorenzo Tonelli (Amici): che fosse un difensore col vizio del gol lo si poteva intuire già dalla scorse stagioni in serie B, ma che potesse fare meglio in serie A, sempre con l’Empoli, era più difficile da prevedere. Forse è per questo che all’asta di settembre è stato pagato solo 10 mld da Amici di Moira Orfei, che ne ha fatto uno dei pilastri fondamentali della squadra che ha poi vinto lo scudetto.

 

10) VALERI BOJINOV DI LEGNO per il PEGGIOR "VIA COL VENTO":

–       Antonio Cassano (Delinquere): Inizialmente era tra i pochi del Parma a salvarsi, ma con l’emergere dei problemi societari dei ducali, il suo entusiasmo si è via via spento, fino al punto da svincolarsi poiché a suo dire mancato di rispetto. Emule del peggior Schettino, abbandona la barca che affonda nella speranza che qualcuno se lo pigli – magari la Juventus di Allegri… – ma alla fine resterà a casa a mangiare merendine, per la disperazione dei supporters neroamaranto che, dopo Palacio, vedono sbriciolarsi così anche l’ultima parvenza di top player in attacco.

–       Juan Guillermo Cuadrado (Cusci): Giocatore dalle doti atletiche straordinarie, quest’anno sembrava aver affinato anche la tecnica e la mira, vista l’ottima media voto e i 4 gol messi a segno nella prima parte di stagione. Uno così, però, non dura a lungo in Serie A e infatti i londinesi del Chelsea affondano definitivamente l’attacco che avevano già tentato in estate, strappandolo alla Fiorentina e al Cusci. Una partenza improvvisa di una tipologia di giocatore su cui di solito a settembre si costruiscono le speranze di vertice una squadra. 

–       Pablo Daniel Osvaldo (Lupiae): il suo avvio di stagione – assieme a quello di El Shaarawy – aveva generato molte speranze nei tifosi del Lupiae. Sembrava infatti essere l’attaccante perfetto per Mazzarri, in grado di affiancare sia come prima punta Palacio, che come seconda Icardi. Un brutto infortunio lo mette ko nel suo momento migliore, l’Inter crolla, il Lupiae pure e al suo rientro trova ad attenderlo Mancini, col quale ci mette un istante a litigare. Dopo un tira e molla spiacevole con la società, finisce con lo svincolarsi giusto in tempo per non essere considerato precedenza, ossia dopo l’asta di febbraio. Né il Lupiae né l’Inter hanno più trovato nessuno all’altezza di sostituirlo.

 

11) ANDREA ESPOSITO D'ORO per la MIGLIOR CONVOCAZIONE:

–       Martins Citàdin Eder (Terlizzi): non più giovanissimo, si è trovato di fronte la possibilità di potersi giocare le sue chance con una Nazionale, quella azzurra, che non fosse quella delle sue origini, brasiliane. E non se l’è fatta sfuggire, mettendo a segno un gol pesantissimo nel pareggio contro la Bulgaria. In Italia da dieci anni, girovago tra Empoli, Frosinone, Brescia e Cesena, ha trovato nella Samp e nel Terlizzi la sua dimensione ideale.

–       Mirko Valdifiori (Celtic): anche se i più attenti lo avevano già segnalato come ottimo uomo assist, in pochi potevano immaginare che questo quasi trentenne esordiente in Serie A attirasse subito le attenzioni del ct della Nazionale. Attenzioni del tutto meritate se pensiamo che ha viaggiato durante tutto il campionato sulla media del 6,5.

–       Franco Vazquez (Amici): i primi ad essere stati stupiti da questo giocatore siamo stati proprio noi, visto che in estate lo avevamo definito un fuoco di paglia. Invece l’italo-spagnolo che di nome però fa Franco, entra nella top ten dei migliori centrocampisti stagionali grazie a 10 gol e 7 assist in 37 presenze, che gli fruttano anche una rapida convocazione di Antonio Conte, prima che magari gli iberici ci ripensino e lo richiedano indietro.


12) DAVID SESA D'ORO per la MIGLIOR NEW ENTRY:

–       Kostas Manolas (Celtic): quando a fine agosto Sabatini si è presentato a Trigoria con questo semisconosciuto nazionale greco preso, a suo dire, per sostituire un certo Benatia, molte smorfie si sono disegnate sul viso degli astanti, già ubriachi dell’ouzo portato da Torosidis e Holebas. E’ bastato però mettergli due scarpini ai piedi per capire che gli attacchi avversari non avrebbero avuto affatto vita facile. Tutto questo nonostante il forfait totale di Castan, che gli ha consegnato letteralmente le chiavi della difesa che lui ha custodito in maniera egregia nonostante i compagni di reparto Astori e Yanga-Mbiwa (citiamo anche Spolli?) evidentemente non alla sua altezza. 

–       Alvaro Morata (Pace): Come Llorente l’anno scorso, anche il suo connazionale ci mette un po’ per ambientarsi in Italia, nello spogliatoio bianconero e nei suoi collaudati movimenti di gioco. Ma a differenza di Llorente l’anno scorso, quest’anno la dirigenza del Pace si guarda bene dal cedere alle lusinghe di mercato che avrebbero voluto lo spagnolo dalle parti di Aprilia o Catanzaro. Una scelta conservativa che si rivelerà azzeccata, perché Morata ha incantato tutti alla sua prima stagione italiana (come del resto un altro rossoblu, l’olandese De Vrij): altro che scarto del Real Madrid, altro che giovane promessa, questo è un bomber fatto e finito e che teoricamente potrebbe giocare in qualsiasi schema d’attacco.

–       Diego Perotti (Lupiae): quando è arrivato in Italia, i giudizi unanimi su di lui erano che, seppur tecnicamente indiscutibile, il cimentarsi con la Serie A ventisettenne e con un curriculum di infortuni mostruosi alle spalle ne avrebbe limitato, per usare un eufemismo, le percentuali di buon rendimento. Il Genoa, infatti, gli fa delle visite mediche accuratissime durate ben due giorni prima di tesserarlo, ma da lì in poi è solo un crescendo. Il suo leggiadro tocco di palla fa letteralmente impazzire Marassi, al punto che non è raro che il pubblico gli tributi applausi e standing ovation anche a partita in corso, magari dopo un dribbling o un’apertura alla cieca verso spazi che risultano solo ai suoi radar. Titolare inamovibile, 4 gol e 5 assist non rendono giustizia a questo giocatore che, arrivato all’apice della forma e dell’autostima, stava trascinando i rossoblu in zona Uefa (e, forse, anche il Lupiae alla salvezza), prima che a 6 giornate dalla fine i suoi muscoli e flessori cedessero di nuovo.


13) SERGIO VIGNONI DI LEGNO per la PEGGIOR "OGNI LASCIATA E’ PERSA":

–       Dejan Lazarevic (Mojito): e pensare che Felipe Anderson ai tempi del Santos giocava nel tridente insieme a Neymar e Ganso. Poi lo sbarco in Italia, ben pagato, e da lì in poi il buio, praticamente sempre in maglia Mojito. Per un anno e mezzo, il tempo che ci mette Linciano a decidersi a scaricarlo: “Tra lui e Iago Falque, uno dei due è di troppo”, ha dichiarato subito dopo l’asta di novembre in cui ha svincolato il brasiliano per prendere Mandragora, salvo poi lasciare anche lui in favore di Onazi, che però non andava bene nemmeno lui e a febbraio è stato sostituito con Lazarevic. Lui si che, con 6 presenze e due sole sufficienze, non ha fatto rimpiangere Felipe Anderson, nel frattempo accasatosi al Curtale…

–  Sulley Muntari (Delinquere): Quando non gli si svincolavano per altre ragioni (vedi Gastaldello e Cassano), ci ha pensato direttamente Domenico Sergi a privarsi di giocatori a casaccio. Aveva in mano Cataldi, preso dal Celtic privandosi di Basanta e De Feudis, ma lo ha lasciato troppo presto addirittura investendo 200 mld per un inesistente Migliaccio, a sua volta poi esploso solo dopo essere stato scambiato col Terlizzi come “riempimento” nell’operazione Palacio. Al suo posto arriva Lestienne, che poltrisce in neroamaranto prima di essere lasciato per Muntari. Il risultato non cambia: Lestienne ha un picco, Muntari va fuori rosa con zero presenze. Nel frattempo, completava l’opera silurando Carbonero per tesserare Palladino a 81 mld.

–       George Puscas (Wailers): uno dei più classici esempi di “raptus di follia fantacalcistica”. Asta invernale praticamente finita, ultimi ritocchi alle squadre già approntati, quando all’improvviso si leva una voce nel brusio: “Puscas”. Inevitabili scattano applauso e standing ovation dei presenti nei confronti di uno dei più grandi bomber della storia del Real Madrid e del calcio. Ma è un abbaglio, perché si tratta di George Puscas, gioiellino rumeno dell’Inter che, nei pensieri di Tarantino sarebbe dovuto essere il primo ricambio di Icardi. Invece Puscas gioca solo una volta e prende pure 5: a maggior ragione non si comprende come a Copertino abbiano deciso di privarsi di Juanito Gomez che, al di là del forse poco prevedibile exploit finale, più di qualche partita fino a quel momento l’aveva assai ben giocata.


14) ERNESTO CHEVANTON D'ORO per la MIGLIOR RIVELAZIONE:

–       Andrea Bertolacci (Eagles): Oramai sembrava destinato a far parte di quella generazione di talenti italiani mai sbocciata del tutto, definitivamente castrata dal fascino esotico dello straniero misconosciuto ma sicuramente più economico.  E dire che le sue enormi potenzialità si erano più che intraviste sin dai tempi del prestito al Lecce, al punto che la nostra conoscenza Eugenio Del Boscov gli aveva pronosticato di persona ma un po’ troppo ottimisticamente la sua convocazione per i mondiali Brasile 2014. Adesso che anche lo staff della Nazionale sembra essersi accorto di lui, non si può che rendere merito a chi ha investito a settembre soltanto 40 milioni per portarsi a casa un giocatore abile a destreggiarsi in tutte le zone del centrocampo, da quest’anno non più soltanto un “Perrotta uscito meglio” visto il contributo di sei gol e tre assist in 34 presenze.

–       Giacomo Bonaventura (Delinquere): In estate al centro di un annoso casus belli, visto che proprio l’ultimo giorno di mercato era giunto a Milano per firmare per l’Inter accasandosi poi invece al Milan, era logico che su di lui gravasse pericolosamente il peso delle aspettative. Ed in una stagione come quella disputato dal Milan sarebbe stato estremamente facile che un giovane come lui, alla prima esperienza in una grande, naufragasse insieme a tutta la nave. Invece, proprio in un contesto simile, questo ragazzo ha saputo esaltarsi performando a livelli stratosferici quale che fosse il ruolo a lui assegnato dal suo fantasioso mister e regalando ai tifosi neroamaranto, che già lo avevano apprezzato l’anno scorso, ben 34 presenze condite da 7 gol e un assist.

       Roberto Pereyra (Terlizzi): non è per forza scontato che se un giocatore fa bene in una squadra di media classifica poi si ripeta ed anzi faccia addirittura meglio in una Big. A volte, se è proprio forte, dalla big italiana non ci passa proprio finendo direttamente all’estero; viceversa, viene mediaticamente considerato un rinforzo quantitativo più che qualitativo. Quando compri dall’Udinese però solitamente non sbagli mai. Questo ragazzo si inserisce nello spogliatoio e nel tessuto di gioco della Juventus come meglio non avrebbe potuto, diventando molto più che il primo cambio fisso e mettendo spesso e volentieri in difficoltà Allegri con la sua grande duttilità e il suo spirito di sacrificio. 32 presenze, 4 gol e 2 assist ci dimostrano con sollievo che la serie A è ancora in grado di far maturare i talenti: per il Terlizzi sarà una bandiera difficile da riconfermare.


15) PREMIO SPECIALE "CHI L’HA VISTO":

–       Santiago Gentiletti (Eagles): da piccolo lo chiamavano El Chueco, lo storto, per via della sua andatura dinoccolata. Corasaniti lo acquista a settembre nonostante i titolari della Lazio dovrebbero essere De Vrij e Cana, ma come per magia subito dopo l’asta in campo ci va l’argentino e anche bene; solo per due partite però, perchè a Genova contro la Samp il suo ginocchio fa crack e di lui si perdono le tracce per molto, moltissimo tempo, al punto che diventa protagonista di un giallo. All’asta primaverile, infatti, il sedicente delegato Eagles (di cui non faremo il nome per signorilità) decide autonomamente di svincolare Gentiletti in favore di Terzi. Apriti cielo: Catanzaro scende in piazza e dalla sede legale di Via Prenestina a Roma cominciano a partire telefonate minatorie verso chiunque, fino ad arrivare addirittura all’MPG in persona. Il motivo? Presto detto: “Gentiletti non lo molliamo, diventerà una nostra bandiera”. Il tempestivo intervento scongiura la cessione e potrebbe essere un segno del destino, visto che Gentiletti rientrerà dal tremendo infortunio soltanto a tre giornate dalla fine proprio a Genova (ma contro il Genoa) segnando il gol vittoria. Quel giorno però, nessuno l’ha visto: Corasaniti se l’era scordato in tribuna…

       Orestes Romulo (Wailers): la brillantissima stagione trascorsa a Verona l’anno scorso era valsa a Oreste la chiamata in Nazionale prima (tanto da meritarsi la nomination per l’Esposito d’Oro 2013/14) e quella della Juventus poi, con l’intento mai troppo nascosto di volerne fare “il nuovo Padoin”, grazie alla sua innata indole di jolly. La clausola d’acquisto dice che i bianconeri avrebbero pagato agli scaligeri un riscatto obbligatorio di 6 milioni di euro qualora il giocatore avesse disputato il 60% delle gare ufficiali. I Wailers, che di lui avevano fatto un pilastro del centrocampo, non ne dubitano e lo riconfermano con 30 mld da settembre fino a fine campionato, probabilmente perché non si sono accorti di averlo in rosa. Infatti in campo non si vede mai prima per problemi agli adduttori (che gli avevano anche fatto rinunciare alla convocazione mondiale) e poi per un’operazione a dicembre, che lo terrà fuori fino ad inizio maggio. Infine il rientro, due partite e di nuovo crack: lesione al retto femorale e stagione conclusa. O meglio nemmeno iniziata.

–       Giuseppe Rossi (Terlizzi): I maligni hanno da subito vociferato che la sua conferma, passata attraverso un assegno di 51 mld a settembre, sia servita soltanto ad evitare una catastrofica minusvalenza. La dirigenza pugliese, invece, ha sempre affermato di crederci e, anzi, di aspettare il ritorno del fuoriclasse azzurro che sarebbe dovuto essere l’arma in più, il rinforzo inatteso del finale di campionato per tentare l’assalto al primo scudetto. Niente di tutto ciò si è avverato, dal momento che Pepito non ha visto il campo nemmeno lo straccio di un minuto, tanto da non comparire nemmeno nelle statistiche Fantagazzetta, al contrario invece dei tabloid di Terlizzi, che fanno a gara a paparazzarlo e gli addossano le “libertine colpe” di tutti gli scandali e i misteri che hanno avvolto i Leopards quest’anno, da Neto a De Ceglie passando per Strootman e Asamoah. A questo punto verrebbe da chiedersi: chissà che sorta di party e festini faranno nell’infermeria azzurrogranata, vista la costante tendenza ad averla sempre piena zeppa di gente…


16) ROBERTO RIZZO D'ORO per il MIGLIOR GIOVANE lanciato:

       Josè Mauri (Curtale): Italo-argentino di 19 anni, è un centrocampista duttile e moderno su cui hanno messo gli occhi già molte grandi squadre proprio per la sua propensione naturale a saper ricoprire sia la fase avanzata che quella arretrata. L’anno scorso aveva fatto capolino in serie A con due scampoli di presenza e nessuno poteva immaginare che quest’anno sarebbe stato titolare inamovibile del pur scalcinato Parma di Donadoni. 32 presenze, 2 gol e 1 assist a fronte di 1 solo misero miliardo speso a settembre per acquistarlo.

–       Riccardo Saponara (Akragas): Rimasto a marcire per un intero girone sulle tribune di San Siro, non ha comunque mai perso la stima del suo mentore Alaimo, che lo ha sempre aspettato nonostante un centrocampo quantitativamente instabile. E non è stata un’attesa vana poiché, dopo il suo approdo ad Empoli, questo ventunenne romagnolo è letteralmente deflagrato sotto gli occhi increduli di Inzaghi & co.  Con 7 gol e 2 assist in sole 18 presenze è diventato il quarto miglior centrocampista del campionato come fanta media voto, pur essendo stato preso per 8 miliardi a settembre.

       Davide Zappacosta (Domingo): Nativo di Sora in Campania, non poteva che finire nei radar degli scout domenghini, sin da quando lo scorso anno si era messo in mostra nell’Avellino in serie B. Considerato l’erede di Zambrotta, si destreggia bene sia da terzino che da esterno alto, preferibilmente a destra, collezionando 3 goal e 1 assist e piazzandosi nella top ten dei difensori del torneo. Pagato 31 miliardi e già nel giro della nazionale maggiore.

 


17) GAUCHO TOFFOLI "METEORITE" DI LEGNO per la PEGGIOR METEORA:

–       Ashley Cole (Lupiae): Ennesima firma prestigiosa che si aggiunge in calce al libro presenze intitolato: “Serie A Tim: il Cimitero degli Elefanti”. Preso da svincolato per coprire le spalle a Holebas, mister Brindisino lo mette titolare almeno all’ultima di campionato (decisiva) proprio contro i suoi ex compagni dell’Acab in un match in cui la Roma avrebbe fatto solamente da sparring partner al Palermo. E infatti, ha giocato Balzaretti. Acquisto utile solo per la nomination e il pleistescion, probabilmente ingrosserà la colonia dei calciatori emigrati nel nuovo continente.

–       Cristian Rodriguez (Acab): per accaparrarsi El Cebolla, Marco Gallicchio aveva sacrificato addirittura la precedenza a centrocampo, sperando di aver risolto i problemi di voto nella sua mediana. Non aveva fatto i conti, però, con la situazione assurda del Parma a causa della quale i voti portati da Rodriguez sono stati solo 5 e tutti sotto la sufficienza. Dopodichè, niente stipendio? Tanti saluti, arrivederci e grazie. Più che una meteora, una stella cometa, durata giusto lo spazio di un mesetto.

       Javier Saviola (Eagles): il Verona non è nuovo a tentativi di riesumazione di cadaveri di ex calciatori. A dir la verità, quando il miracolo riesce, i risultati sportivi ne beneficiano e non poco. Quando però i dirigenti scaligeri esagerano nel volersi sostituire alla volontà divina, escono fuori i Saviola, ovvero gente che ha detto la sua nel calcio ma che poteva tranquillamente starsene presso il proprio ranch argentino a far dell’asado con la coniuge, che peraltro si chiama Romanella e con la carne ci sta pure bene. E invece, dopo una discreta stagione all’Olimpiakos, Saviola decide di far brillare la sua meteora anche in Italia per nove insignificanti apparizioni, abbagliando così la povera dirigenza degli Eagles.

 

18) MIMMO CATALDO D'ORO pe la MIGLIOR INTUIZIONE:

–       Felipe Anderson (Curtale): quando Dario Brindisino lo raccoglie in lacrime da un marciapiede nella periferia di Lizzanello non può certo immaginare che quell’opera di bene per poco non lo avrebbe rimesso in corsa addirittura per il podio. L’agreste aria pontina ha letteralmente rimesso al mondo questo brasiliano di cui potenzialmente si dice possa diventare anche più forte del suo ex compagno Neymar, visto il fisico nettamente più possente. Inutile dire che su di lui ha messo gli occhi un po’ mezza Europa, visto che praticamente in meno di 30 presenze ha colpito per ben 10 volte con 7 assist e una media voto pazzesca di 7,71. Davvero niente male come intuizione a 8 mld, anzi 4 al netto di Ze Eduardo…..

–       Iago Falque (Mojito): la carriera di questo giocatore era iniziata benissimo: a 10 anni lo prende il Real Madrid, ma l’anno dopo la cantera del Barcellona lo soffia a quella delle Merengues e in blaugrana crescerà e diventerà maggiorenne; nel 2008 è addirittura la Juve a sfruttare un cavillo burocratico per portarlo a Torino praticamente gratis dove esordisce giovanissimo contro il Lecce. L’anno dopo, però, i bianconeri lo prestano al Bari e lì la sua ascesa si interrompe bruscamente. Tante le delusioni in giro per Spagna e Inghilterra fino a quando, l’estate scorsa, il Genoa lo acquista a titolo definitivo. Ci sarebbero state, insomma, tutte le premesse per un nuovo e definitivo fallimento nel campionato italiano e forse è per questo che si accasa a Lizzanello nell’indifferenza generale per soli 15 mld. Linciano, infatti, ha intuito che una seconda occasione del genere non capita a tutti e soprattutto non per caso, per cui ci punta sacrificando anche altre perle preziose della sua collana neroverde. Lui lo ripaga con una stagione stratosferica, 7,73 di media voto con 13 gol e 3 assist di bonus e la continuità di ben 30 presenze: dopo aver giocato a singhiozzo le prime 10 gare, Gasperini non lo ha fatto più uscire.

       Mohammed Salah (Cusci): e dire che a febbraio lui era lì, liberissimo e con una decina di precedenze a centrocampo a disposizione nel draft. Ma sono passati prima i Varela, poi i Diamanti, poi i Rodriguez, Shaqiri, Brozovic, Tino Costa e Giorgi e lui lì a sbracciarsi per farsi notare, ma niente. Fin quando, tra un Hallberg e un Pulzetti, Lorusso ha avuto l’intuizione geniale di investire 171 mld proprio su questo egiziano che nelle gerarchie del Chelsea di Mourinho era stato scalzato proprio dall’ex Cusci Cuadrado. Bastano 16 presenze al “Messi d’Egitto” per diventare, con una media voto di 7,75 il miglior centrocampista del torneo grazie ai suoi dribbling e ai cambi di passo che non fanno per nulla rimpiangere il pur forte colombiano e che fruttano grandinate di bonus, con 6 gol e 2 assist. Mourinho ha già chiesto a Lorusso il diritto di recesso sull’affare di gennaio…


19) CARLO REGALIA DI LEGNO per la MAGGIORE DELUSIONE:

–       Alessio Cerci (Amici): doveva essere un ritorno di fiamma, proprio nella franchigia che lo aveva visto protagonista giusto una manciata di mesi prima del suo trasferimento in Spagna. “Ciao Italia, noi ce ne andiamo nel calcio che conta”, aveva dichiarato sputando nel piatto in cui aveva appena finito di mangiare. Per il calcio che conta, però, evidentemente doveva essere troppo scarso se è vero che già a gennaio è dovuto tornare a far scarpetta della sua stessa saliva. Amici fa carte false per assicurarselo nella riparazione invernale e investe ben 231 mld, ripagati però con la miseria di 1 gol e 3 assist, ma soprattutto senza avere mai la certezza di poterlo schierare titolare viste le sole 12 presenze collezionate, poche delle quali dal primo minuto. La classica minestra riscaldata ma nel frattempo andata decisamente a male.

–       Lucas Podolski (Lupiae): Se Cerci nel Milan aveva tanta concorrenza e di Eto’o non si conoscevano bene le condizioni fisiche, Podolski rappresentava a febbraio un investimento dalla titolarità praticamente assicurata vista anche la dolorosa e polemica partenza di Osvaldo. E’ questo quello che deve aver pensato la dirigenza del Lupiae quando ha disfatto praticamente mezza squadra e stretto accordi di mercato con presidenti vicini e lontani pur di mettere le mani sull’attaccante fresco campione del mondo con un esborso di 205 mld. La delusione dopo le misere 14 presenze con 1 gol e 1 assist è stata, dunque, direttamente proporzionale alle aspettative riposte in colui che, con Doumbia, avrebbe dovuto condurre i salentini verso una tranquilla salvezza ma che invece è risultato essere un flop, con buona pace di Pedullà.

–       Xerdan Shaqiri (Cusci): lo avevano definito il crack di gennaio, colui che dall’alto della sua tecnica sopraffina e forte dell'esperienza al Bayern Monaco avrebbe dovuto far cambiare passo a un’Inter lenta e senza idee in avanti. Un gol su rigore e un assist su calcio d’angolo è tutto quanto è stato in grado di far vedere questo svizzero in sole 12 presenze nel massimo campionato italiano. Il problema è che a febbraio era unanimemente considerato uno dei top players del centrocampo e Cusci e Curtale se lo sono battuto finchè la concentrazione ha sorretto il delegato d’asta pontino: giusto in tempo per far spendere a Vito Lorusso probabilmente i peggiori 250 mld della sua storia fantacalcistica.


20) GINO DIMITRI D'ORO per il MIGLIOR AFFARE:

–       Rodrigo Palacio (Terlizzi): La seguente nomination vuole essere un riconoscimento all’intero mercato di riparazione operato dai Leopards Terlizzi, di cui Palacio – letteralmente rigenerato dalla cura Memola – rappresenta soltanto la punta dell’iceberg. In particolare, il trio Albiol, Mertens (soffiato in maniera più o meno opaca al Celtic di Barbaro e Santini, di cui ha scatenato le ire) e Palacio ha aggiunto un tassello di qualità in ogni reparto a prezzi più che onesti, senza che di fatto i pugliesi si svenassero o si privassero di chissà cosa, considerando le anonime stagioni dei vari Piris, Palombo, Lestienne o Sau.

–       Marco Parolo (Domingo): È stato il primissimo scambio stagionale operato dalla dirigenza di via Molo Pisacane e non tutti gli addetti a lavori si erano dimostrati convinti della bontà di questa scelta. Lui invece ha dimostrato sul campo, sfoderando una stagione alla Nocerino da 10 gol in 34 presenze, nonostante gli sia stata data addirittura meno fiducia di quanta ne meritasse, come ad esempio nel caso della finale di Champions in cui non è stato schierato. Forse proprio per questo meriterebbe di diventare una delle bandiere della storia domenghina.

–       Manuel Pucciarelli (Amici): È vero, Amici se lo ritrova in squadra senza sapere nemmeno chi fosse e come abbia fatto ad arrivare a Cisterna senza navigatore. Probabilmente nei suoi pensieri era solo un tribunaro pagato 1 mld scovato dai farlocchi talent scout del Lupiae che avrebbe comunque lasciato al successivo mercato esterno. Invece si rende ben presto conto di avere in mano un tesoro inestimabile, capace di portargli un indotto di 5 gol e 3 assist in ben 32 presenze, ovvero oceanicamente oltre le aspettative che si avevano su di lui: un impatto più che decisivo sulla stagione dell’Empoli e di Amici di Moira Orfei.


21) PEPPINO PAVONE DI LEGNO per il PEGGIOR AFFARE:

–       Hugo Almeida (Curtale): Dopo un’asta iniziale decisamente deludente,  in autunno l’attacco del Curtale è già da rifondare, considerando la staffetta da emicrania fissa tra Klose e Djordjevic e che Llorente è solo un lontano parente di colui che fece faville l’anno scorso. Per rimediare a tutto ciò la dirigenza pontina ci va giù pesante e decide di fare “all in” su due attaccanti “inspiegabilmente” ancora liberi: Hugo Almeida e Coda.  Per far ciò sborsa la bellezza di 455 miliardi per il primo e 270 per il secondo, per un totale di 725 mld.  Il risultato è un disastro completo: Coda si infortunia il giorno successivo all’acquisto e non vedrà mai nemmeno il campo di allenamento; Almeida rescinde addirittura il contratto dopo sole nove presenze e senza mai aver centrato – neppure per sbaglio – la porta avversaria.

       Kingsley Coman (Lupiae): Il Lupiae ne avrebbe di peggiori affari da rendicontare in questa stagione. A far da capolista non poteva che essere lui, Kinglsey Coman da Parigi, talentuosa promessa transalpina per la quale i salentini hanno scucito ad Amici la bellezza di 600 milioni più Pucciarelli sull’unghia il giorno dopo l’asta iniziale. Una follia fantacalcistica, forse nella speranza che la Juventus vincesse con talmente tanto anticipo da poter concedere molte chances al giovanotto nel finale di campionato: così infatti è stato, ma fino a un certo punto, visto che il distacco era talmente largo che i bianconeri, con Coman in campo, hanno elargito punti un po’ a tutti, Parma compreso. Una scommessa persa sul campo, che sommata ai vari Giorgi – preso addirittura con la precedenza – Podolski e Doumbia è così riuscita a rendere indimenticabile la stagione verdeazzurra, ma non nel verso più gradito ai tifosi.

–       Alessandro Diamanti (Celtic): 10 partite, 5,95 di media, 2 gol, 1 rigore sbagliato e 0 assist. Ma 601 mld e una precedenza a centrocampo investiti per aggiudicarselo: l’acquisto più oneroso dell’intero mercato di riparazione. Questi i freddi e impietosi numeri che inchiodano Barbaro e Santini dinanzi all’amaro flop rappresentato dal biondo italiano di ritorno dalla Cina. Decisamente senza furore, anzi no, perché era partito bene con un gol nella Semifinale di andata di Champions, poi un 6,5 dopodichè solo sciagure per altre 5 partite, ovvero il tempo necessario affinchè il mister biancoverde lo sedesse immediatamente prima in panchina e successivamente in tribuna. Indubbiamente il peggior centrocampista della Fiorentina svincolato da tesserare a febbraio, per di più a quel prezzo esorbitante.


22) PANTALEO CORVINO D'ORO per il MIGLIOR ACQUISTO:

–       Paulo Dybala (Akragas): Se pensate che l’anno scorso aveva messo in rete appena 5 gol in 30 presenze in serie B, le 13 marcature di quest’anno in 34 presenze risultano ancora più sorprendenti.  La sua classe cristallina è riuscita a oscurare agli occhi dei tifosi perfino i suoi due avventurosi compagni di reparto Berardi e Gabbiadini, tant’è che nemmeno la Juventus se l’è fatto sfuggire ancor prima della fine del campionato. Un vero e proprio crack da 257 mld degno del miglior Pantaleo Corvino.

–       Jeremy Menez (Domingo): E’ riapprodato in Italia a parametro zero e tra lo scetticismo generale, dopo che il suo carattere bizzoso e la predisposizione agli infortuni ne avevano sempre limitato l’indiscusso talento. Sicuramente è per questo che sono bastati soli 186 miliardi per acquistarlo all’asta di settembre: in cambio, il francese ha disputato la sua miglior stagione in carriera condita da 16 goal – di cui la metà  dischetto del rigore dal quale è letteralmente infallibile – e togliendo molto spesso le castagne dal fuoco sia a Inzaghi che a Simonetti.

–       Luca Toni (Mojito): E pensare che qualche anno fa gli stavamo per dare il premio Matusa per il pensionamento d’oro. Al suo ritorno dal Qatar, poi, lo abbiamo considerato una resurrezione, mentre due anni fa si meritò l’etichetta di “rivelazione”, a differenza dell’anno scorso quando al massimo poteva essere considerato un’ottima intuizione, vista la sua capacità di ripetersi su standard più che positivi. Ma quest’anno, con 38 primavere alle spalle, una per ogni presenza disputata in campionato – ovvero tutte – con un bottino di 22 gol segnati – ovvero più di tutti in serie A -, 4 assist e 7,95 di media, l’ha fatta veramente grossa. Spalmate questi dati sui 247 miliardi investiti per acquistarlo e ne converrete che stavolta non si poteva che inserirlo di diritto nelle nomination per il miglior acquisto stagionale.


23) GUIDO ANGELOZZI DI LEGNO per il PEGGIOR ACQUISTO:

–       Mario Gomez (Labbari): Avrebbe dovuto riscattare la fallimentare stagione scorsa e tutti i suoi estimatori si attendevano da lui valanghe su valanghe di gol che però non sono arrivate. 4 gol, 1 assist e un rigore sbagliato in 19 presenze, una per ogni punto in classifica del disastrato Labbari: un bottino magrissimo che forse allontana per sempre la carriera di Super Mario dagli italici lidi, considerato che nel finale di stagione gli è stato addirittura preferito il redivivo Gilardino anche quando la sua solita serie di infortuni sembrava essersi interrotta. 380 miliardi e una stagione buttati al vento.

–       Manuel Iturbe (Mojito): Lo avevano definito il colpaccio di questo mercato estivo visto come se l’erano conteso a suon di milioni Roma e Juventus. Nei fatti, invece, la distanza in classifica tra capitolini e piemontesi sarebbe da ricercarsi proprio nella mancata differenza fatta dall’argentino, autore della miseria di 2 gol e 1 assist. Eppure gli schemi di García sembravano cuciti apposta addosso a lui, ma vuoi per gli infortuni, vuoi per l’eccessiva pressione, non ha confermato affatto le belle cose fatte vedere l’anno scorso, facendo sorgere nei tifosi del Mojito 270 miliardi di rimpianti.

–       Fernando Torres (Domingo): Icona assoluta del flop stagionale del Milan e di chi lo ha preso al fantacalcio. Atterrato in Italia in pompa magna, è stato letteralmente spinto in campo da media(set) e dirigenti quando forse non era ancora pronto ed altri erano più in forma di lui. Probabilmente avesse fatto un percorso più cauto, come ad esempio quello di Llorente alla Juve l’anno scorso, avrebbe potuto godere di un destino diverso anche a giudicare da quanto fatto poi all’Atletico Madrid nella seconda parte di stagione. 9 presenze con 5,83 di media e 1 solo gol sono il magrissimo bottino dello spagnolo pagato a settembre ben 370 mld. Tutto fuorchè un top player.


24) ZDENEK ZEMAN D'ORO per il FAIR PLAY:

lorusso vito–       Vito Lorusso (Cusci): È ormai a tutti gli effetti  il Jolly Joker della Serie A Green, di cui inaugura addirittura il canale televisivo regalandoci delle perle indimenticabili. Autista, cuoco, assaggiatore, dà tutto fino allo stremo delle forze nel vero senso della parola. ossia quando crolla a corto di energie nel letto, solitamente durante i tornei di pleistescion. Si distingue per signorilità quando ammette l’errore nell’affaire Agliardi, assumendosi la responsabilità delle conseguenze quali che fossero state.

–       Fabrizio Mangia (Flipper): Mette a disposizione la casa sia per l’asta iniziale sia per il post asta invernale, ma soprattutto per la festa finale.  Serrano è stato quest’anno l’ombelico della Serie A Green grazie al FairPlay di Fabrizio Mangia e della sua famiglia, che ha accolto gli erranti manager sfamandoli e accudendoli come meglio non si sarebbe potuto. All’ultima giornata di campionato, carica da casa televisione pleistescion per sollazzare anche in trasferta i manager.

–       Marcello Simonetti (Domingo): La dedizione di Marcello Simonetti a questo campionato è encomiabile. Si prodiga sin dall’estate nell’impresa di trovare un pulmino che porti la carovana romana fin nel basso Salento: l’impresa gli riesce ed è di quelle memorabili. In generale la sua presenza sul sito, alle aste e ai raduni in qualsiasi forma non è mai in discussione dalla prima all’ultima giornata, così come dalla prima all’ultima giornata si occupa del controllo e ricalcolo dei risultati di una gestione condivisa altrimenti traballante.

 

25) PANCHINA D’ORO per il MIGLIOR ALLENATORE:

–       Dario Brindisino (Curtale): ormai sta diventando uno specialista delle rimonte. Nonostante una partenza choc ha saputo risollevare le sorti della squadra fino a condurla diritta in Champions, portandosi a casa l’unico trofeo disponibile, quella Green League soffiata al cugino Luca Brindisino che si va aggiungere alla già ricca bacheca arancioblu.

–       Stefano Linciano (Mojito): becca tre gol praticamente da tutti, eppure si gioca le sue carte fino alla fine, centrando un quinto posto Champions che sa al tempo stesso di beffa e sollievo. Nonostante la società ce la metta tutta per smontargli i piani vendendogli i vari Mchelidze, Zielinski, Richards e, ovviamente, Felipe Anderson, lui riesce sempre a trovare il bandolo della matassa raschiando il fondo del barile delle motivazioni.

–       Vito Lorusso (Cusci): dopo i pasticci combinati dalla dirigenza lucana ci sarebbe voluto un mago della panchina come Herrera per redimere i rossoverdi da quello che sembrava un inevitabile quanto triste destino.  Ebbene lui non solo traghetta i suoi verso la salvezza ma conquista anche un posto in Champions a scapito di squadre sulla carta molto più attrezzate, in un’annata in cui i posti disponibili erano solo sette.

 

26) PANCHINA DI LEGNO per il PEGGIOR ALLENATORE:

–       Luca Brindisino (Lupiae): Se come dicono i dirigenti verdeazzurri “la sfortuna non esiste” e “la società non ha colpe”, qualcuno la responsabilità di una retrocessione con tanto di cucchiaio di legno se la dovrà pur prendere. E se è vero com’è vero che la difesa leccese è stata tra le migliori del campionato e che, nonostante tutto, nemmeno il centrocampo ha sfigurato troppo, paradossalmente i punti salvezza che mancano al Lupiae sono proprio quelli del girone d’andata, quando esisteva in squadra ancora un reparto d’attacco che potesse chiamarsi tale. Il mister salentino dopo i primi due mesi a razzo, non è più stato in grado di vincere in casa contro avversari in inferiorità numerica, lasciando spesso gol in panchina (uno su tutti: Bruno Peres alla Bale contro la Juve) e con troppe difficoltà nell’individuare i giusti capitani dopo gli infortuni e le partenze dei big.

–       Domenico Sergi (Delinquere): Dal campione in carica ci si poteva e doveva attendere di più. La mancata consegna alla 7’ giornata è stata solo il punto più basso di un avvio di stagione scandaloso per un mister del suo livello, che non ha saputo sfruttare il potenziale di un organico di tutto rispetto da Barzagli a Glik, da Pogba a Bonaventura passando per Bizzarri e Ljajic. Questo suo mancato feeling con la squadra ha praticamente costretto la società a rivoltargli la rosa come un calzino concludendo oltre 30 operazioni di mercato da lui richieste ed avallate, come i deludenti Sau o Borja Valero, per non parlare di Ujkani, Feddal, Migliaccio, Cop o Palladino, mettendo il suo timbro in calce sulla retrocessione.

–       Marco Tedone (Labbari): alzi la mano chi non ha fatto almeno una volta quest’anno la formazione al Labbari. Basterebbe questo per valutare come inqualificabile la stagione 2014/15 di Marco Tedone, incurante delle basi del fair play e capace addirittura di inaugurare la regola delle multe per aver cercato di falsare il finale di campionato non consegnando l’ennesima formazione. La sua presenza serve solo a scatenare baruffe via whazzup, dato che in tutte e 36 le giornate del torneo – dunque tra campionato e Coppe – è stato in grado di inanellare la miseria di 5 vittorie, chiudendo ultimo in classifica addirittura alle spalle del penalizzato Wailers con meno di 20 punti: non accadeva dal 2008, ai tempi del Retrò di Michele Pappagallo. 


27) SCRIVANIA D’ORO per il MIGLIOR PRESIDENTE:

barbaro e santini–      Piero Barbaro e Stefano Santini (Celtic): Spesso riferendosi a loro si è parlato di fortuna. Ma per chi scrive non è affatto fortuna quella di una società capace di vincere negli ultimi tre anni uno Scudetto, una Champions, una Supercoppa, un’Europa Green e una Mitropa Green. Restando all’attualità, ci vuole coraggio a definire fortunata una squadra in cui i tanti big sono sempre supportati dalle rispettive riserve (strategia magari classica, pur tuttavia ancora vincente), capace di puntare al Doble fino all’ultima giornata e attirandosi per questo le invidie generali: 460 miliardi di diritti tv non arrivano per caso. Il crollo sul finale non cancella quella che per i capitolini è stata una stagione eccezionale, semmai certifica il decisivo disinnesco del loro rituale scaramantico favorito. Difatti, nulla ha potuto lo “sgrat sgrat” dinanzi alla sublime interpretazione faustiana di Memola, a riprova che non esiste cabala invincibile anzi, tutte possono essere sconfitte dalla più affilata delle armi: la penna, simbolo di sapienza e saggezza. Un’arma che Barbaro e Santini sanno ben utilizzare come pochi altri, dimostrandolo in rare quanto esemplificative occasioni.

Bart–       Roberto Bartolomucci (Amici): Protagonista indiscusso nella stagione che lo ha visto trionfare in Serie A Green per la prima volta, centrando a settembre colpi in tutti ruoli e non fallendo nemmeno uno scambio sul mercato di riparazione (da Pucciarelli a Pomini), se pensiamo che il suo peggior rinforzo è stato un pupillo dell’Alfredo Provenzali, tale Alessio Cerci. Al contempo, però, riesce a valorizzare risorse da altri magari sottovalutate, come Dramé, Edenilson, Barba, Soriano, Joao Pedro, Vecino o gli stessi Marchisio, Hamsik ed El Shaarawy, giusto per citare dei big. Ha sempre equilibrato le entrate e le uscite, chiudendo la stagione con oltre 600 miliardi nel bilancio continuativo grazie anche all’apporto di un nuovo sponsor tutto fatto in casa e autoprodotto: Lampioka LightLab. La società pontina certifica – se ancora ce ne fosse bisogno – la sua grande caratura dirigenziale, certificata da un Ranking che dopo questa stagione la vedrà ancora più in alto grazie all’accoppiata scudetto–capocannoniere. E le conseguenti nominations positive che ne sono scaturite a pioggia.

Memola–       Paolo Memola (Terlizzi): Allestisce sin dall’inizio una squadra a dir poco competitiva, che riesce perfino migliorare in corsa in maniera oculata e sapiente, andando ad aggiungere di volta in volta qualità e quantità senza mai sperperare moneta o rinforzare avversari. Neppure coi prestiti, che elargisce in maniera copiosa: addirittura 12 volte, più di tutti – si tratta di un record assoluto – ma proporzionando i prezzi dei cartellini in base alla classifica e alle disponibilità finanziarie dei competitors. Della serie: sei mio avversario diretto? Vuoi il prestito? Lo paghi di più. Gli oltre 250 miliardi incassati per la valorizzazione dei giocatori convocati dalla Nazionale azzurra certificano anche sul piano finanziario la bontà delle sue scelte, che il campo però ha premiato “solo” con un quarto posto che grida vendetta, almeno quanto la finale di Europa Green persa. Evidentemente è stato questo il prezzo sportivo da pagare al fato per il surplus di macumbe extra di cui ha usufruito contro il Celtic.


28) SCRIVANIA DI LEGNO per il PEGGIOR PRESIDENTE:

Lorusso divisa Cusci–       Vito Lorusso (Cusci): È ormai notorio che i paradisi artificiali lo mandino sempre in una dimensione parallela, ma quest’anno ha decisamente esagerato. Comincia andando nel panico quando si rende conto che i portieri che ha acquistato all’asta di settembre non gli garantiscono un voto fisso: approfitta allora dei Wailers ancora per poco con le trattative sbloccate per estorcergli Leali, comunque in cambio dell’ottimo Allan. La squadra che allestisce a Serrano è da incubo e la società dovrà spendere nell’anno più di 1500 miliardi in correttivi a fronte di soli 120 incassati, scialacquandone per citare tre esempi 200 per Djuric, 250 per Shaqiri e addirittura 330 per Ionita. Non contento, si accorge nel bel mezzo del rush finale di aver schierato per mesi Agliardi, ovvero un portiere avuto in squadra giusto qualche minuto a settembre. Una gaffe che sarebbe potuta costargli caro e che ha semplicemente del clamoroso.

Patruno–       Stefano Mario Patruno (Pace): che dovesse dire addio alla Serie A Green ce lo aspettavamo, che lo facesse in questo modo un po’ meno. Un video breve, vacuo, con delle forzature evidenti che non rendono il giusto merito a un personaggio senza il quale non avremmo il nostro archivio oldserieagreen.wordpress.com, ovvero tutta la storia del torneo dal 2006 al 2011 da lui interamente migrata a tempo record quando Splinder comunicò che di lì a poco avrebbe chiuso; un personaggio al quale dobbiamo delle memorabili campagne abbonamenti oltre a gran parte delle grafiche che ancora oggi campeggiano sulle primissime divise ufficiali Serie A Green, che tante volte ci ha ospitato nelle sue dimore per le aste e ci ha scarrozzato per le feste fantacalcistiche quando era l’unico automunito del gruppo romano, che ci ha regalato la sua allegria contagiosa in ogni occasione che abbiamo avuto il piacere di condividere, tanto da essere eletto il “numero 10” della Serie A Green. Proprio per questi motivi riteniamo indecorose le modalità del suo commiato e di conseguenza questa candidatura diventava doverosa, per ribadire a Stefano Mario Patruno che, come per tutti coloro che hanno fatto parte della Serie A Green, da noi troverà sempre una famiglia di amici pronta ad accoglierlo a braccia aperte tutte le volte che vorrà unirsi alle nostre feste.

Angelo Tarantino–       Angelo Tarantino (Wailers): Errori come quello che ha fatto lui all’asta iniziale in un campionato difficile come la serie A Green non possono che compromettere la stagione. Inevitabilmente così è stato anche per il cosiddetto caso Ionita,  ovvero l’acquisto di un centrocampista in più con relativo falso in bilancio finale che ha causato alla società – oltre ai 5 punti di penalizzazione – il blocco del mercato fino a febbraio e la pesantissima squalifica di Icardi fino al 31 dicembre. A nulla è valso il ricorso tra il serio e faceto portato avanti con grande vigore dalle toghe copertinesi, dopo il quale però la dirigenza gialloblu è letteralmente sparita dai radar delle sale stampa, salvo sporadiche ma comunque poco incisive incursioni. Seconda stagione alla guida della franchigia del Boca e seconda retrocessione di fila al penultimo posto.

Torgio Giosatti

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