Serie A Green
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La Piazzetta dello Sport presenta: Il Punto di Torgio Giosatti

 

Moira ha vinto!

 

Memola sgambetta il Celtic e Bartolomucci alza il primo scudetto della sua decennale storia.

Domingo fuori dalla Champions, si salva l’Acab, retrocesse Delinquere, Eagles e Lupiae.

 

Dopo dieci anni di premi e riconoscimenti ottenuti, finali di Champions vinte e perdute, tanti campionati di vertice e altrettanti di sofferenze, Amici di Moira Orfei porta finalmente a Cisterna il primo, storico Scudetto Serieagreen. E lo fa in una di quelle annate spettacolari, dove l’altalena dei risultati è stata tale da fare in modo che i pretendenti allo scudetto fossero una settimana 4 e quella dopo 2, una volta 6 e un’altra 3, fino ad arrivare ad un finale di stagione entusiasmante. Difatti, tutto si è deciso negli ultimi 90 minuti nei quali per i supporter biancolilla si è letteralmente materializzato un miracolo sportivo paragonabile solo al gol di Calori contro la Juventus nel 2000. La parte del Perugia di turno l’ha fatta il Terlizzi, che con lo 0-3 inflitto a domicilio al Celtic&St.Pauli ha spento i sogni di Double dei capitolini, già vincitori della Champions Green. Una vendetta servita fredda quella degli azzurrogranata pugliesi, estromessi domenica scorsa dalla contesa per il tricolore ma che non hanno dimenticato la beffa subita nel 2013 proprio da Barbaro e Santini, che negarono loro la gloria del primo scudetto, tuttora agognato. E dire che ai biancoverdi sarebbe bastato un punto, un misero punto avendone a disposizione due di vantaggio su Amici e altrettanti risultati utili su tre in virtù degli scontri diretti. Ma i ragazzi di Barbaro e Santini hanno deragliato proprio all’ultima curva: ben 5 s.v. tra i titolari, 3 tra i panchinari con sole 2 sostituzioni sfruttate e alla fine solo 8 giocatori in campo sono la fotografia di una resa incondizionata, senza attenuanti. Non è bastato un Zaza formato doppia cifra contro un Terlizzi che ha sfoderato tutto il suo potenziale offensivo e che ha infierito, colpo dopo colpo, su un Celtic ferito e sanguinante, la cui straziante agonia veniva amplificata dai risultati provenienti da Cisterna. All’Alfredo Provenzali, infatti, un Flipper già in vacanza veniva facilmente impallinato dai padroni di casa con lo stesso punteggio con cui i romani venivano sconfitti dal Terlizzi, nonostante il rigore della paura sbagliato dal capocannoniere Tevez. Già perchè i pontini di Roberto Bartolomucci incassano anche il titolo dei marcatori, andando di diritto a giocarsi l’anno prossimo sia la Supercoppa Green nella supersfida contro il Celtic, sia il Trofeo Green contro gli Eagles, con la concreta ma remota possibilità di puntare alla Cinquina di Coppe, filotto ancora mai riuscito a nessuno in Serie A Green. E così nel Lazio, a soli 70 km di distanza, si sono consumati due sentimenti contrapposti: le lacrime di delusione della Rebel Arena e quelle di gioia e commozione dell’Alfredo Provenzali, per una prima volta tanto attesa quanto sofferta.

Il Terlizzi si rivela dunque arbitro dello scudetto ma non del proprio destino, che lo vedrà comunque fuori dal podio per questa stagione nonostante un campionato disputato sempre nelle primissime posizioni dalla squadra di Paolo Memola. Al terzo posto ci arriva, infatti, un’altra semi-delusa del torneo, quell’Associazione Calciofili Akragas da tantissimi additata come principale candidata scudetto suicida di questo 2014/15. Tanti i rimpianti in casa biancazzurra a causa di quel periodo a cavallo tra dicembre e gennaio dove i siciliani non sono riusciti a raggranellare nemmeno un punto anche a causa delle croniche inferiorità numeriche, conseguenza di un mercato di riparazione autunnale praticamente nullo e di un immobilismo nelle trattative interne che Totò Alaimo ha pagato carissimo, anche in termini di reputazione societaria. In particolare, ricordiamo un Celtic-Akragas 3-2 in cui gli ospiti hanno totalizzato 68 punti in 9 giocatori, senza un difensore e un attaccante capaci di subentrare: probabile che per gli agrigentini il campionato si sia irrimediabilmente compromesso proprio in quel 18 gennaio, nonostante una bella rincorsa finale che ha alimentato le speranze dei tifosi ma che non ha comunque mutato il distacco da Amici (2 punti) e Celtic (1 punto). 

Si dovrà accontentare del 5’ posto anche Stefano Linciano, la cui rosa a disposizione (così come quella del Terlizzi e dello stesso Akragas) aveva creato nei tifosi delle aspettative di vertice che poi si sono dovute ridimensionare. E dire che a un certo punto i neroverdi stavano anche per subire la beffa di essere superati dal Curtale del “traditore” Felipe Anderson, colui che l’Asso di Picche di Lizzanello ha visto crescere e maturare per anni ma la cui esplosione è stata goduta in tutta la sua devastante potenza solo negli ultimi mesi alla Joice Arena di Aprilia. Un giocatore, il brasiliano, che ha cambiato gli equilibri della Serie A e della Serie A Green, portando alla Lazio e al Curtale una qualificazione Champions che a settembre era più che insperata per entrambe. In particolare i pontini sono stati protagonisti di una rimonta incredibile dalla zona retrocessione fino al sesto posto nel girone di ritorno: un’impresa non nuova per il veterano della panchina Dario Brindisino, che aggiunge alla sua bacheca anche una Green League.

L’ultima piazza Champions disponibile se l’è aggiudicata il Cusci Team di Vito Lorusso, il quale non perde mai l’occasione per rammentarlo viste le premesse post-asta iniziale che vedevano i cinghiali lucani nettamente sfavoriti per la lotta salvezza. Invece i rossoverdi si sono riguadagnati un posto al sole dopo un anno di assenza forzata a botte di moduli a una sola punta, quell’Higuain che ha confermato che nonostante tutto è sempre meglio averlo in squadra piuttosto che contro. A fare le spese degli exploit di Curtale e Cusci è stato il Domingo, che per quest’anno dovrà accontentarsi di una tranquilla salvezza nonostante l’ottavo posto, vista la vittoria in Green Cup degli Old Eagles. E dire che Marcello Simonetti avrebbe potuto accedere di diritto alla Champions da campione in carica, ma i suoi Blues non sono riusciti a battere in finale il Celtic&St.Pauli, che aggiunge per la prima volta questa coppa alla sua bacheca.

Si salvano senza troppi patemi Flipper e Pace dopo una stagione senza infamia e senza lode. Fabrizio Mangia si è distinto più per l’impegno fuori dal campo che per quello sul rettangolo verde, riuscendo comunque a ottenere molto di più di quello che si potesse pensare con una rosa non certo di prim’ordine sulla carta. Chi invece era dato tra i favoriti per la vittoria finale era Eugenio Di Tondo con il Pace del desaparecido Patruno: i vari Morata, Muriel, Ibarbo, Honda, Kovacic e compagnia bella erano un potenziale per ben altro tipo di campionato, ma probabilmente ai rossoblu saranno mancati anche i giusti stimoli in quella che – già prima dell’ufficialità avvenuta a febbraio – si sapeva sarebbe stata l’ultima stagione in Serie A Green per la franchigia di Andria. A testimonianza di quanto detto vi è l’incolore prestazione nella finale di Green Cup contro gli Old Eagles, in cui i pugliesi non sono stati in grado di segnare nemmeno un gol nonostante giocassero in 10 come gli avversari. Sarebbe stato il modo migliore per salutare i tifosi, ma il primo trofeo in bacheca se lo aggiudica invece Giuseppe Corasaniti – cui facciamo gli auguri nel giorno del suo compleanno – esordendo col botto nella sua prima vera annata da manager unico in Serie A Green, che concluderà anche da leader delle finanze con i 857 mld in cassa. Certo, il campionato è un’altra cosa, occorrono una continuità e un’esperienza diversa che il presidente calabrese potrà acquisire col tempo, ma la retrocessione dei rossoviola (comunque in lotta fino all’ultima giornata) non cancella il discreto esordio con annessa coppa del sodalizio catanzarese.

Oltre agli Eagles, anche Acab, Delinquere e Lupiae hanno combattuto fino alla 30’ giornata per evitare la retrocessione. A scamparla è stata forse la squadra meno attrezzata delle tre, quell’Acab che anche quest’anno Marco Gallicchio ha infarcito di senatori e bandiere, il cui attaccamento alla maglia è stato alla fine premiato dai risultati, comunque da considerarsi appena sufficienti per una società ormai storica come quella novolese, che si porta a casa un'Europa Green ma che non ha ancora mai indossato il tricolore. E’ andata sicuramente peggio al Delinquere e al Lupiae. Gli ormai ex campioni in carica hanno patito il solito trauma dell’ascensore, ovverosia la stagione di transizione post scudetto che solitamente si conclude con la retrocessione (piccola postilla: Amici l’anno scorso era arrivato terz’ultimo…). Domenico Sergi aveva il match point tra le mani in casa del derelitto Labbari, ma ha trovato di fronte l’orgoglio dei giovani della squadra barese ai quali Tedone ha finalmente concesso la possibilità di mettersi in mostra, bloccando il calabrese sul 3-3. Nel frattempo, a Lecce si consumava la tragedia sportiva del Lupiae, al quale sarebbe bastata una vittoria sull’Acab nello scontro diretto per festeggiare, visti i contemporanei flop di Eagles e, appunto, Delinquere. Invece la squadra di Luca Brindisino ha confermato tutte le sue lacune mostrate nel girone di ritorno, specialmente in un reparto avanzato la cui mediocrità non può certo essere ridimensionata da qualche giornaletto di provincia. I "blasonati" salentini riescono a fare addirittura un punto in meno dell’anno scorso, completando così il ciclo nero ed eguagliando il biennio terribile 2010-2011. 

Seconda retrocessione di fila al penultimo posto anche per i Wailers di Angelo Tarantino, che da quando è alla guida della franchigia gialloblu ha collezionato soltanto aspre delusioni. Nemmeno coi 5 punti di penalità sottrattigli come conseguenza dello sciagurato caso-Ionita avrebbe raggiunto un punteggio in classifica entro i limiti della decenza, così sono davvero tante le riflessioni che si impongono dalle parti di Copertino, anche quest’anno a rischio inondazione di legni. Come i Wailers, anche il Labbari non è stato praticamente mai in concorso. Il lassismo di Marco Tedone si specchia fedelmente nei 19 punti in classifica dei biancorossi, così come nella multa da 30 mld comminatagli dalla Lega per non aver consegnato alla penultima giornata. Una stagione che i baresi non hanno nemmeno visto iniziare, visto che l’asta era stata svolta dal Ds Calò, e che probabilmente in quel del San Carrassi ricomincerà nel segno della B. B, come lettera simbolo della strameritata retrocessione, ma anche come iniziale dei tre talenti azzurrini da cui la dirigenza barese vorrebbe ripartire: Baselli, Benassi e Bernardeschi. Ma queste sono già proiezioni per la prossima stagione: adesso come ogni anno ci sarà da tribolare con le nominations che si preannunciano – e quando mai… – fitte di polemiche. 

Nel frattempo a Cisterna possono continuare a celebrare la vittoria del primo titolo tra acrobati, nani e ballerine: dopo dieci anni di attesa, mai come stavolta la cittadina pontina può a ragione trasformarsi in un festante circo a cielo aperto.

 

Torgio Giosatti

2 pensieri riguardo “La Piazzetta dello Sport presenta: Il Punto di Torgio Giosatti

  • Che dire?
    È sempre bello scoprire come la penna di Torgio riesca a riflettere le emozioni di un anno spettacolare come quello appena concluso.
    Terminato con la vittoria strameritata di Amici, andata in porto come più ci piace: all’insegna dei colpi di scena e degli inevitabili sfottò.
    Un plauso allo sconfitto, ma signorile Barbaro e complimenti x la vittoria in Champions.
    Peccato per Wailers e Mojito che avrebbero potuto aspirare, in modi differenti, a ben altri traguardi in campionato.
    Cusci e Curtale non perdono un colpo e noi del Domingo alla fine ci accontentiamo di una stagione di battaglie combattute e perse con onore.
    Attendiamo con ansia di poterci riproporre alla grande l’anno prossimo, con tanta euforia per l’arrivo della new entry Pigna Picena e i doverosi saluti al compianto Pace.
    Peccato, ci mancherà.

  • è sempre bello leggere gli articoli di Torgio; non volevamo essere menzionati tra i retrocessi , ci abbiamo provato ma la sorte è stata avversa; sbagliare completamente il reparto offensivo ci è costato caro…ma ahime' gli errori si pagano a caro prezzo. Sono d'accordo sul fatto che Mojito avrebbe meritato sicuramente di +, ma si sa che per vincere ci vuole 50% di capacità nel costruire la squadra, 50% di capacità nel gestirla e 50% di puro culo. e quello puntualmente ogni anno manca a qualcuno

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