Serie A Green
COMUNICATI UFFICIALIIl Punto di Torgio GiosattiLa Piazzetta Dello SportLE RUBRICHENominationsSTAMPA

La Piazzetta dello Sport presenta: Le Nominations 2013/2014

LE NOMINATIONS 2013/14

Ricordiamo che:
– il voto è segreto e si esprime in forma privata via mail (luca.brindisino@gmail.com) o in casi di emergenza su whazzup;
– ogni franchigia può votare una sola volta, per un totale di 16 voti;
– non verranno accettati voti poco chiari o poco intellegibili: si vota scrivendo nome del premio e nome del votato;
– si vota entro e non oltre le 23.59 di domenica 8 giugno 2014.

NB: I CANDIDATI SONO PRESENTATI IN ORDINE ALFABETICO

MIGLIORE COREOGRAFIA

– Amici: La campagna incentrata sulla vittoria della Champions “Scegli Me” per poco non riporta i biancolilla sull’ambito tetto dello Scalone Green. Assieme alla scelta di intitolare il nuovo stadio di Cisterna al mitico e compianto Alfredo Provenzali, un personaggio perfettamente aderente agli ideali Serieagreen, Bartolomucci ci regala un video con tante esultanze circensi che si conclude proprio con la sua, subito dopo il famoso rigore sbagliato da Alvarez…

– Domingo: La campagna abbonamenti “Gol da Attaccare” è divenuta ben presto una mania che ha contagiato tutti anche al di fuori dai confini partenopei. L’idea delle figurine non poteva non attecchire negli ormai ultratrentenni cuori Serieagreen e c’è già chi immagina l’album Pagnotte per il 2014/15…

– Wailers: La mastodontica restaurazione societaria compiuta da Angelo Tarantino per inaugurare l’era post-Carlo Mancini non è certo passata inosservata. I tifosi hanno apprezzato lo spostamento della franchigia da Santa Cesarea a Copertino e con esso soprattutto lo spirito goliardico con cui il manager salentino ha affrontato tale cambiamento, con una campagna mediatica all’insegna dell’ironia che dovrebbe fungere da esempio per ogni comunicazione da inserire sul sito Serieagreen.
LA PENNA D’ORO “TORGIO GIOSATTI”

– Le Saette di Lorusso: La prima storica intervista al MegaPresidenteGalattico è “solo” la ciliegina sulla torta di un’annata in cui le Saette di Lorusso ci hanno regalato momenti memorabili, dal caso B.I.R.S.A. al commiato per Vujadin Boskov, fino all’indimenticabile video-scoop sul Labbari, che ha messo finalmente il disguido Zuniga-Zapata al suo posto, ovvero un errore marchiano su cui riderci sopra.

– Le Pagelle di Luno Bronghi: Costantemente criticate per metodi, tempi e criteri, Le Pagelle di Luno Bronghi costituiscono sempre e comunque un appuntamento temutissimo da ogni partecipante alla Serieagreen. L’occhio di Luno riesce a tenere sotto controllo tutte e 16 le rose per stanare l’errore da 3 in pagella anche all’ultimo secondo, pronto a metterti invece un bel 6+ se le cose la domenica ti vanno bene. Perché alla fine il criterio è questo: mettere la formazione giusta è un dovere e non va premiato; chi sbaglia, invece, crocefisso in sala mensa.

– Quelli Che i Numeri: Precisione e affidabilità. Si potrebbe riassumere con questi due aggettivi il gran lavoro svolto anche quest’anno dal detentore della Penna d’Oro, Marcello Simonetti. Tra tabelle, equazioni e riferimenti trigonometrici, Quelli Che i Numeri resta a tutti gli effetti l’unico strumento in grado di tradurre la più indecifrabile quanto decisiva componente del fantacalcio: la fortuna.

BOJINOV DI LEGNO, PREMIO “VIA COL VENTO”

– Marco Borriello (TERLIZZI): Unanimemente considerato il giocatore più sexy della Serie A, a gennaio raccoglie la sfida del West Ham e prova a misurarsi anche con le bellezze britanniche, lasciando di sasso Paolo Memola, che lo aveva scelto addirittura come secondo attaccante. Marco Borriello aveva iniziato bene nella Roma, raccogliendo elogi per il professionismo nell’accettare sempre le decisioni del mister e facendosi trovare pronto nelle occasioni in cui è stato chiamato in causa. Perciò a gennaio le voci su un suo trasferimento per giocare di più si rincorrevano: va al Genoa, va qua, va là, alla fine è andato a Londra, subito emulato da un altro compagno nel Terlizzi, quel Niang che doveva esplodere nel Milan è invece si è esiliato al Montpellier. Lasciando Memola con un attacco completamente da rifare.

– Alessandro Diamanti (LABBARI): E’ stata una delle tante telenovelas della stagione, ma il danno provocato dalla partenza di Alessandro Diamanti al Labbari poteva costare veramente caro a Marco Tedone. Più dei 165 mld spesi a settembre per portarlo in biancorosso. Una storia ai limiti dell’inverosimile, se è vero che Diamanti inizialmente si era fatto convincere da Marcello Lippi a seguirlo in Cina al Guangzhou Evergrande, salvo poi cedere alle ragioni del cuore, pressato a rimanere dall’ambiente bolognese. Ma siccome è stereotipo che i cinesi debbano lavorare sempre più degli altri, a mercato italiano concluso i dirigenti asiatici hanno proseguito nelle avance al fantasista, tanto da convincerlo a suon di milioni a rifare la valigia e lasciare Labbari e Bologna nello sconcerto oltre che nelle mani di Christodulopulos, che ha salvato i primi, ma non i secondi.

– Jaime Valdes (AMICI): Sembrava dovesse essere anche quest’anno uno degli intoccabili del Parma di Donadoni, tant’è che Roberto Bartolomucci sgancia per lui ben 79 mld all’asta di settembre. Dopo una manciata di presenze, sei per la precisione, Jaime Valdes detto El Pajarito sparisce dai radar del campionato, scivolando dapprima in panchina e poi in tribuna. Per la società pontina, già a corto di centrocampisti, è un periodo di sgomento che si accumula fino a quando, forse sperando di conquistare il Mondiale con il suo Cile, “il passerotto” decide di rimpatriare al Deportivo Colo Colo, lasciando l’organico di Amici, già decimato in attacco, senza un ulteriore tassello.

STOVINI D’ORO per il miglior stakanovista

– German Denis (WAILERS): A Bergamo ha trovato la sua dimensione ideale e per i fantallenatori German Denis è diventato una sicurezza. Anche quest’anno ha fornito la sua dose di gol (13) e assist (4) ma soprattutto di presenze, calcando il prato verde 37 volte su 38. Così come il suo compagno nei Wailers, Matteo Darmian. Altro stakanovista di cui Angelo Tarantino si è potuto fregiare, per lui anche la gioia della considerazione di Prandelli.
– Daniele Padelli (DELINQUERE): nonostante la guida Fantagazzetta ne sconsigliasse l’acquisto, insidiato a loro dire dall’esperto Berni, e un po’ tutte le testate giornalistiche a seguire si fossero sperticate in nomi di potenziali acquisti del Torino per una porta più sicura, da Viviano a Mannone, Daniele Padelli ha disputato tutte le partite tra i pali granata e più di qualcuna tra quelli neroamaranto. Già perché Sergi ha potuto contare anche su Agazzi a spizzichi e bocconi, ma tranquillo di avere sempre le spalle coperte da un estremo difensore di sicuro affidamento.
– Rodrigo Palacio (CELTIC): Per lui doppio lavoro quest’anno: reggere da solo l’attacco dell’Inter e del Celtic. Si perché sia Mazzarri che Barbaro si presentano con un reparto offensivo certamente di tutto rispetto sulla carta, ma che in campo poi ha offerto ben poche garanzie, sia in termini di presenze che di rendimento. Rodrigo Palacio, invece, fino al turnover dell’ultima giornata le aveva giocate tutte e 37, offrendo un contributo fondamentale alle sue squadre (17 gol e 5 assist), nonché alle proprie chances di volare in Brasile con la camiseta albiceleste.

ESPOSITO D’ORO come miglior convocazione

– Gabriel Paletta (LUPIAE): Dopo un inizio di stagione ai box a causa di un lungo infortunio, Gabriel Paletta si è ripreso non solo la difesa del Parma e del Lupiae, ma a sorpresa anche quella della Nazionale. Il tutto a suon di prestazioni molto più che convincenti, tanto da farlo entrare nell’orbita delle grandi squadre europee. Lui intanto ha dedicato la convocazione al bisnonno calabrese: “Era il suo sogno”.

– Marco Parolo (DELINQUERE): Un giocatore nel giro della Nazionale dal 2011, titolarissimo e spesso decisivo anche in zona gol in un buon Parma (che alla fine arriverà anche in Europa), pagato soltanto 35 mld. E’ questo il profilo di Marco Parolo, centrocampista che per un prezzo irrisorio ha regalato a Domenico Sergi e il suo Delinquere 36 presenze condite da 8 gol, 4 assist e un discreto numero di bonus convocazioni.

– Orestes Romulo (WAILERS): Arrivato a Verona insieme a Toni quasi da “sbolognati” della Fiorentina, Romulo si è subito ritagliato uno spazio importante anche negli schemi dei Wailers di Angelo Tarantino. La sua grande duttilità lo ha reso spesso pedina insostituibile e ne ha fatto oggetto di desiderio anche di Cesare Prandelli, che lo ha voluto con sé anche e soprattutto per tappare le falle dei terzini.

VIGNONI DI LEGNO, premio “ogni lasciata è persa”

– Leandro Paredes (AKRAGAS): La Roma lo prende a gennaio insieme a Sanabria e gira l’uno al Chievo, l’altro al Sassuolo. Totò Alaimo crede di avere una folgorazione e acquista Paredes lasciando, anziché l’inutile ma affettuoso Giorgi, il cagliaritano Ibraimi. Non contento, si butta su Fernandes pensando fosse quello della Fiorentina e per prenderlo lascia Wolski; la Fiorentina però gioca alle 18, Wolski segna e Alaimo, nel panico, se lo ripiglia lasciando finalmente Giorgi. Ibraimi però rimane lì, svincolato e in attesa di una chiamata che poi avverrà ad aprile dal Pace, con il quale giocherà praticamente sempre titolare, siglando un gol e un assist. Paredes, invece, subentrerà una volta sola alla 28’, quando ormai Alaimo è rassegnato al fatto di aver preso un tribunaro parcheggiato a Chievo lasciando una tombola sicura per il finale di stagione.

– Garcia Renan (MOJITO): La storia dell’approdo al Mojito di questo italobrasiliano è presto detta. C’era una volta Marco Marchionni, mediano neroverde molto apprezzato a Parma da Donadoni che infatti lo schiera sempre titolare. In vista del mercato autunnale, Marchionni finisce al Terlizzi in cambio di un bel gruzzoletto di 125 mld e il greco Lazaros, centrocampista offensivo del Bologna che poi avrebbe fatto faville nel Labbari. Si perché nel frattempo, Lazaros viene lasciato libero da Linciano per prendere Schelotto, possibile scommessa allora del Sassuolo. Ma il manager di Lizzanello non ha creduto fino in fondo in questo acquisto, tanto da cederlo subito all’Acab in cambio di Birsa del Milan, incantato forse dal paio di gol fortunosi in cui era incappato in rossonero. E difatti il dirigente salentino se ne libera nell’occasione immediatamente successiva, tesserando un altro svincolato, Cirigliano, su cui punta una fiche da 100 mld. Ma nemmeno Cirigliano convince e allora, all’ultima asta, ecco arrivare Garcia Renan. Riassunto: come passare da un titolare a una riserva perdendoci anche soldi in cinque semplici mosse.

– Matias Vecino (STAR16): Sarà anche stata una promessa della Fiorentina girata in prestito a Cagliari, ma Matias Vecino al Kitty’s In Coola Star16 ha combinato solo guai. Prima del suo arrivo, infatti, Corasaniti aveva preso a settembre Santana a 42 mld: ennesima stagione della rivalutazione fallita al Genoa, ma almeno la sera ti suona qualcosa alla chitarra. Detto addio a Santana a gennaio, il manager calabrese voleva racimolare un bel gruzzoletto per giocarsi bene la precedenza a centrocampo. Ha fatto l’errore, però, di esternare questo pensiero al Curtale, che in cambio di Maxi Moralez gli ha rifilato un derelitto Sestu più 300 mld, sicuramente utili all’asta. Probabile, se non fosse che Corasaniti, pressato mentalmente da impegni urgenti di volontariato, si lascia comunque sfuggire via i nomi più importanti e quando finalmente, eliminata anche molta della concorrenza, tocca a lui chiamare, ha un attimo di esitazione e poi, con un filo di voce, esclama: “Vecino”. Gli astanti sono tutti in confusione, qualcuno mosso a compassione vorrebbe addirittura dirgli “Ripensaci!”, ma è tutto inutile. Vecino naturalmente costa 1, poco meno dei voti utili portati alla causa dello Star16.

PELLE’ D’ORO, premio “segnatevi questo nome”

– Daniele Baselli (DOMINGO): ennesimo prodotto del vivaio atalantino, questo classe ’92 è una delle tante scoperte di Marcello Simonetti, che lo segue dai tempi della B a Cittadella. Già Nazionale Under 21, si tratta di un mediano capace di dialogare bene con la palla al piede, ma molto cresciuto anche dal punto di vista fisico. In tanti lo definiscono come il nuovo Marchisio, per quest’anno ha fatto il vice Cigarini, ma le sue 21 presenze sono decisamente destinate a crescere.

– Nikola Maksimovic (CELTIC): In questo caso il consiglio della Guida Fantagazzetta si è rivelato azzeccato. Il Torino preleva questo 22enne serbo già nel giro della sua Nazionale dalla Stella Rossa Belgrado. Dopo un girone intero di ambientamento, Nikola Maksimovic comincia a vedere il campo grazie alla sua fisicità (1,93 cm), le sue doti tecniche e soprattutto la sua duttilità, che gli consente nonostante la giovane età di ricoprire più ruoli, dal centrale difensivo al terzino destro o sinistro, dal mediano alla Desailly all’esterno del centrocampo a 5. Da un certo punto del campionato in poi Ventura non ne fa più a meno; e nemmeno Barbaro.

– Simone Scuffet (PACE): Verso la fine del torneo, Guidolin sfodera dalla sua faretra questo giovane portiere friulano del 1996, le cui prestazioni nella Primavera dell’Udinese avevano attirato le attenzioni perfino degli osservatori della Nazionale. Siamo a ridosso dell’asta di febbraio e Del Bosqov e Patruno, che già avevano scoperto Ceccherini (nazionale U21, dalla serie D con la Pistoiese alla A col Livorno) e che avrebbero poi puntato anche su Sturaro (anche lui U21 del Genoa), pressano Alaimo affinchè gli lasci prendere Scuffet con la precedenza. Detto fatto, da lì in poi giocherà sempre e bene: dopo Zoff e Buffon, la tradizione continua?

CHEVANTON D’ORO, premio alla miglior rivelazione

– Fabrizio Cacciatore (STAR16): Non più giovanissimo, Fabrizio Cacciatore doveva dimostrare di valere quel posto da titolare che con la Sampdoria, 4 anni fa, era riuscito a trovare solo 15 volte. L’Hellas Verona gli dà questa opportunità che lui sfrutta pienamente nonostante l’agguerrita concorrenza interna, regalando a Jos Corasaniti, oltre alle mai banali 32 presenze, anche degli exploit con gol (3) nella prima parte di stagione.

– Omar El Kaddouri (AKRAGAS): Dopo aver brillato nel Brescia, era finito nel dimenticatoio tra un angolo e l’altro della tribuna del San Paolo di Napoli. Preso in comproprietà dal Torino, Omar El Kaddouri ha disputato quest’anno la sua miglior stagione di sempre, rivelandosi una mossa più che azzeccata per l’Akragas di Totò Alaimo, che a settembre lo ha pagato solo 56 mld, a fronte di 29 presenze, 5 gol e 7 assist.

– Alberto Paloschi (LABBARI): A soli 24 anni, rischiava già di essere considerato bruciato per la Serie A. Alberto Paloschi non era mai andato in doppia cifra nella massima serie e dopo una stagione opaca con sole 20 presenze e 7 reti, era chiamato necessariamente a parlare con i gol. E così è stato: Corini lo fa giocare praticamente sempre nonostante i senatori Thereau e Pellissier, e lui lo ripaga con 13 reti e un assist, facendo esplodere di gioia Marco Tedone, che aveva scelto di rilanciarlo al fianco di Gilardino e Sau. Una rivelazione, considerata anche la non brillantissima stagione del Chievo.

GARZYA DI LEGNO, premio al peggior capitano

– Lorenzo Insigne (DOMINGO): Cuore di Napoli, doveva essere il vero top player della compagine domenghina, colui al quale venivano affidate le chiavi della squadra in quella che si presentava come la stagione della sua consacrazione, per giunta in vista del Mondiale. Eppure, exploit delle ultime giornate e gol nelle Coppe a parte, la stagione di Insigne è stata totalmente oscurata sia dai più meritevoli Mertens e Callejon, ma anche da una incomprensibile indolenza del Magnifico, che Simonetti ha ben presto dovuto depennare (non senza conseguenti difficoltà di scelta) dalla lista dei capitani per non incappare in un malus praticamente fisso.

– Ricardo Kaka (STAR16): I numeri non lasciano spazio ai sentimenti: per ben 11 volte in stagione, Kaka è stato l’artefice del malus capitano per lo Star16. Pur essendo spesso l’unico nel Milan a salvarsi, non è stato altrettanto incisivo negli arancioviola, precipitati all’ultimo posto in classifica anche a causa dei tanti -1,5 causati dal brasiliano e dai suoi compagni, tra cui spicca Ljaijc, incensato salvatore della patria dodici mesi fa, compagno di sventure e di fasce sbagliate quest’anno.

– Francesco Lodi (LABBARI): Marco Tedone lo riconferma a Bari dopo che il Genoa l’aveva spuntata sulla Fiorentina acquistandolo dal Catania. Sarebbe dovuta essere la sua stagione top, quella in cui Francesco Lodi avrebbe tentato il tutto per tutto pur di convincere Prandelli a fargli fare il vice-Pirlo in Brasile. E invece, quello che nei piani del Labbari sarebbe dovuto essere, come l’anno prima, capitano fisso, i primi sei mesi in Liguria non ha lasciato alcuna traccia di sé. Tornato a Catania, è affogato insieme alla barca etnea, giocando addirittura a sprazzi e incidendo pochissimo.

CONTICCHIO D’ORO, premio al miglior capitano

– Mehdi Benatia (TERLIZZI): un capitano quasi perfetto per il Terlizzi. Su 33 presenze, prende solo 5 insufficienze realizzando però altrettanti gol, con una doppietta. La sua consacrazione su grandi palcoscenici ne ha fatto un giocatore di sicuro affidamento sia per Garcia che per Memola, che gli affida la fascia azzurrogranata senza tentennamenti e con grandi benefici.

– Antonio Candreva (MOJITO): Scoperto proprio da Stefano Linciano ai tempi del Livorno, è una bandiera che non si è tirata indietro anche di fronte alla responsabilità di sopperire all’assenza di Gomez e al cattivo rapporto di Hamsik con le sufficienze. Il suo contributo in termini assoluti e di bonus capitano si è rivelato fondamentale ai fini dei risultati dei Mojito Dealers.

– Francesco Totti (ACAB): Eterno, come la sua città natale. Ogni anno Francesco Totti ci fa partire scettici sulla sua tenuta reale, e ogni anno puntualmente ci fa tirare un sospiro di sollievo: il tempo passa, ma la sua classe resta immutata. Lo sanno bene Marco Gallicchio e i tifosi dell’Acab, che lo eleggono capitano assoluto anche nell’anno del ritorno a casa di tutte le bandiere, visto che il manager di Novoli su di lui aveva puntato sin dall’inizio, investendo ben 353 mld.

DELIO ROSSI D’ORO, premio alla miglior “resurrezione”

– Ciro Immobile (AKRAGAS): L’anno scorso al Genoa (e al Domingo) era stato un flop clamoroso, tanto che lo avevamo definito un “orfano zemaniano” per la sua incapacità di mettere la palla dentro con continuità come faceva in serie B ai tempi del Pescara. Il suo riscatto, però, passa da Torino, dove arriva per sostituire Rolando Bianchi e affiancarsi a Cerci, che per lui diventerà quello che fu Insigne in biancoazzurro. L’Akragas lo prende come secondo attaccante a 216 mld e lui risorge come un’araba fenice in terra di Sicilia, diventando capocannoniere della Serie A e regalando con i suoi gol una Green Cup e la qualificazione Champions ad Alaimo.

– Stefano Okaka (DELINQUERE): Premesso che nel Delinquere anche Vargas, preso a ottobre in cambio di Munari a prezzo di costo, sarebbe stato passibile di nomination, la resurrezione di Stefano Okaka ha quel non so che di assurdo che hanno solo quegli eventi profondamente intrisi di fortuna e istintività. Assegnate le precedenze in attacco del mercato di febbraio, infatti, i vari manager si sono via via spartiti le rimanenze, cercando se possibile di accoppiarle con la propria punta titolare. Così Petagna va al Curtale, Zapata al Cusci, Pozzi al Pace e… Okaka al Delinquere, che aveva già intercettato il malessere di Maxi Lopez il quale, col passaggio alla Samp dal Catania per sfuggire dalla panchina e dal gossip, avrebbe dovuto nei piani occupare lui questo posto in nomination. Ma i piani non sempre vanno come previsto, nel male come nel bene.

– Luca Toni (DOMINGO): In principio, sembrava che i compagni di squadra Jonathan e Alvarez volessero rubargli la scena per quanto riguarda il “Lazzaro” di turno. Invece no, il resuscitato per eccellenza dal Domingo non può che essere lui, Luca Toni da Pavullo del Frignano, Modena. Dopo l’eccellente stagione scorsa tra Fiorentina e Curtale, in pochi credevano che questo 37enne fosse capace di prolungare a Verona la propria carriera: e invece 20 gol, 5 assist e 8,18 di media voto in ben 34 presenze sono numeri che parlano non solo di un giocatore fisicamente sano e costante, ma anche le cui intatte qualità di punta possono ancora fare la differenza in campionato, come ben sanno Mandorlini e Simonetti.

TOFFOLI DI LEGNO, premio alla meteora dell’anno

– Michel Bastos (LUPIAE): Quando la Roma lo riesuma dall’Al-Ain, negli Emirati Arabi dove era finito, tutti pensano che sia il mancino in grado di tappare la falla lasciata dagli infortuni di Balzaretti e Dodò. Con questo non si vuole insinuare niente, magari lui non si era spiegato bene, fatto sta che Rudi Garcia lo prova con risultati scadenti prima da terzino sinistro, poi da mezzala, poi addirittura da prima punta… Luca Brindisino però ci crede sempre, dopo averlo pagato 120 mld con una precedenza, e insiste su di lui, ma niente: Michel Bastos segna appena un gol in una partita decisiva che il Lupiae perderà ugualmente contro Amici. Era in prestito, difficilmente verrà riscattato.

– Michael Essien (FLIPPER): Arriva dal Chelsea al Milan a gennaio, visto che il centrocampo rossonero era già pieno zeppo di piedi buoni e giustamente aveva bisogno di qualche incontrista d’esperienza in più… Fabrizio Mangia lo capisce subito e usa la precedenza a centrocampo per portarselo a Serrano tirandolo addirittura fino a 102 mld. Michael Essien gli porterà in dote 6 risicatissime presenze e nessun tipo di bonus. Era in prestito, difficilmente verrà riscattato.

– Helder Postiga (STAR16): E’ stato preso dalla Lazio come spalla/sostituto/bastone della vecchiaia/compagno di tressette di Klose, ma la vera domanda era: si, ma a lui chi lo regge? Arriva rotto e riparte (addirittura verso il Brasile col suo Portogallo) rotto. Da gennaio a marzo è desaparecido, poi finalmente Reja lo convoca, ma non lo fa entrare. Delle 4 volte che è sceso in campo nessuno si ricorda, tantomeno Jos Corasaniti che lo aveva acquistato per 106 mld come top player del suo mercato di riparazione. Era in prestito, difficilmente verrà riscattato.

OSTI D’ORO, premio alla miglior occasione

– Juan Manuel Iturbe (CUSCI): Il Cusci come il Verona: prende a poco e rivende a tanto per fare una magnifica plusvalenza? Al momento non è dato sapersi, però sono in tanti ad aver definito il 21enne Iturbe, 33 presenze e 8 gol in campionato, come una “gallina dalle uova d’oro” alla stessa stregua di Muriel 2 anni fa. Sarà difficile decuplicarne il valore iniziale di 55 mld come fu in quel caso, anche perché non è da escludere che il paraguaiano non giochi più in Serie A l’anno prossimo. Una cosa è certa: a fronte della cifra spesa, in tanti avranno desiderato avere nel proprio attacco Iturbe anziché qualche brocco preso a 200 o 300 mld.

– Dries Mertens (LUPIAE): “Vedrete, sarà un titolare fisso”. E così Luca Brindisino ne ha combinata un’altra delle sue. Si dice che lo avesse scoperto mesi addietro pilotando il Belgio a Fifa13, innamorandosi del suo destro radiocomandato e delle sue accelerazioni letali. Il Lupiae ne fa un pilastro del suo centrocampo, schierandolo anche quando non parte da titolare. Così dopo Nainggolan a 1, Muriel a 25, Poli a 26, Luca Brindisino conferma il suo particolare fiuto per gli affari anche col belga che tutti, ma proprio tutti i partecipanti della Serieagreen, hanno provato a comprargli almeno una volta.

– Adel Taarabt (AMICI): Arrivato in sordina in un mercato di riparazione milanista confusionario e raffazzonato, questo trequartista marocchino ha subito fatto lustrare gli occhi a tanti manager. Evidentemente, però, non abbastanza da considerarlo meritevole di un rilancio oltre i 60 mld, ovverosia la cifra che Roberto Bartolomucci ha speso per farlo suo con una precedenza. Dribbling preciso e velocità pazzesca sono le sue caratteristiche principali, grazie alle quali Amici di Moira Orfei è riuscito addirittura a giungere alla finalissima di Champions Green al cospetto di una squadra certamente più forte sulla carta come il Curtale. Un’occasione di mercato ghiottissima, specialmente ripensando a chi altro c’era su piazza.

R. RIZZO D’ORO, premio al miglior giovane lanciato

– Keita Baldè (DOMINGO): Origini senegalesi, nazionalità spagnola, talento puro. Cresciuto nella cantera del Barcellona, questo attaccante classe ’95 esordisce in A appena maggiorenne lanciato da Petkovic, ma incredibilmente rimane svincolato nelle liste SerieAGreen fino all’asta autunnale. Qui Marcello Simonetti decide di dar fondo a tutti i suoi risparmi per aggiudicarselo: 500 mld per colui che in tanti vedono come il vero erede di Eto’o, uno che non è stato propriamente di passaggio all’Angelo Domenghini. Una cifra pazzesca, esagerata dirà qualcuno, ma che rende bene l’idea di quanto la società azzurroblè creda e investa sui giovani.

– Domenico Berardi (AKRAGAS): Calabrese, 19 anni, di proprietà della Juventus. L’anno scorso, nell’anno della promozione in B del Sassuolo, aveva messo a segno 11 reti in 37 partite. Quest’anno, in Serie A, ne infila 16 su 29 gare, tra cui un memorabile poker al Milan (e all’Acab). Domenico Berardi ha tutto: fisico (1,85…), tecnica, velocità e prontezza con entrambi i piedi: potenzialmente può diventare uno veramente grande e tutti gli amanti del calcio italiano se lo augurano. Intanto, Totò Alaimo se l’è goduto in Sicilia per soli 82 mld.

– Luiz Jorginho (CELTIC): Ha 22 anni ma gioca come se fosse un veterano. Jorge Luiz Frello, per tutti Jorginho, dopo aver stupito a Verona era finito tra le fila del Terlizzi di Paolo Memola, che però se ne è dovuto privare in cambio di una punta titolare, Floccari, gentilmente offerta dalla premiata ditta Barbaro e Santini, che hanno replicato la mossa-Pirlo dell’anno scorso. Jorginho, nel frattempo, aveva cambiato maglia anche in Serie A passando al Napoli e scombussolando grazie alle sue doti di centrocampista moderno le gerarchie di Benitez. Abile palla al piede e con una visione di gioco sopra la media, lo vedremo sicuramente protagonista in Azzurro nei prossimi anni.

CHI L’HA VISTO?, premio al “giocatore fantasma”

– Stephan El Sharaawy (TERLIZZI): Qualche critico ha addirittura affermato che sia stato un bene per Stephan El Sharaawy disputare soltanto 4 partite nella sciagurata stagione milanista di quest’anno. Non sarà dello stesso avviso Paolo Memola, che lo aveva acquistato dallo Star16 come scommessa in cambio di una precedenza, sperando di rivederlo almeno per le Semifinali di Champions. Invece Il Faraone non ha completato la sua metamorfosi da promessa a fuoriclasse a causa di infortuni che lo hanno reso praticamente inesistente sul campo.

– Mario Gomez (MOJITO): nemmeno il tempo di scendere in campo e crack. I tifosi del Mojito non hanno avuto praticamente modo di poter apprezzare un acquisto da 491 mld che, senza l’infortunio durato in pratica tutta la stagione, avrebbe potuto contribuire a scrivere una storia diversa per questo campionato e Stefano Linciano. Invece per lui solo un abbonamento alla tribuna numerata dell’Asso di Picche e un bel pacco di blasfemie personalizzate, visto che per quanto è stato pagato è stato addrittura inserito nel paniere Istat di Lizzanello.

– Juan Camilo Zuniga (LABBARI): Aveva scatenato un putiferio a Napoli, conteso com’era sul mercato tra Inter e Juventus. Alla fine è rimasto alla corte di Benitez, dove sarebbe dovuto essere titolare fisso, entrando anche nelle grazie di Marco Tedone che lo acquista a settembre per 79 mld. Juan Camilo Zuniga, però, è stato colpito da un misterioso infortunio che lo ha reso praticamente un fantasma per tutta la stagione, tanto che sin dalla prima giornata il suo mister lo scambia per qualcun altro: per lui, la miseria di 5 presenze e tanti rimpianti per i tifosi pugliesi e campani.

SESA D’ORO, premio alla miglior new entry

– Josè Maria Callejon (CURTALE): Di lui si diceva che segnasse poco, nonostante Mourinho l’avesse voluto comunque nel roster del Real Madrid dopo 3 anni di prestito all’Espanyol. Callejon però non ci ha messo niente a conquistarsi non solo il posto da titolare fisso, ma anche la stima di tanti fantallenatori. Ecco perché ci si immaginava un prezzo molto più alto dei 125 mld sborsati da Dario Brindisino per accaparrarsi questo centrocampista brevilineo, fulminante quando va in campo aperto con i suoi tagli ed accelerazioni e addirittura cinico in zona gol, viste le 15 reti messe a segno a fine campionato con 7,58 di media voto. Un’irruzione pazzesca nel campionato italiano, anche se purtroppo guarderà i Mondiali in tv.

– Dries Mertens (LUPIAE): Quando Dries Mertens arriva a Napoli non fa scalpore, perché tutti si interrogano più che altro su chi sarà il sostituto di Cavani. E se da un lato questo lo ha aiutato ad ambientarsi (permettendo a Luca Brindisino di prenderlo a soli 53 mld), dall’altro Benitez ci ha messo circa 10 giornate a capire che il titolare doveva essere lui e in ballottaggio mandarci Insigne e Hamsik: così 11 gol e 4 assist gli hanno consentito di raggiungere l’invidiabile media voto di 7,67 alla prima stagione in Serie A. Nessun centrocampista ha fatto meglio di lui, per questo l’anno prossimo lo vedremo di sicuro nella lista degli attaccanti.

– Kevin Strootman (DELINQUERE): Fino all’infortunio, che ne ha compromesso anche la partecipazione al Mondiale brasiliano, era stato tra i migliori centromediani del campionato italiano. Del resto, tutti sapevano che il nazionale olandese Kevin Strootman fosse un big, ma non era così scontato che a 24 anni e al primo campionato a Roma dopo 3 nel PSV si riuscisse a imporre anche per carisma e continuità. 23 presenze, 5 gol di cui 2 da rigorista inatteso e 4 assist sono le statistiche che hanno confermato la bontà dei 123 mld spesi a settembre da Domenico Sergi.

REGALIA DI LEGNO, premio alla maggior delusione

– Rolando Bianchi (LUPIAE): Se l’anno scorso l’aveva spuntata grazie a un finale di stagione quantomeno sufficiente, stavolta Rolando Bianchi ha veramente pochi alibi contro chi lo accusa di aver causato, con la sua astinenza, la retrocessione del Bologna e del Lupiae. A inizio stagione Luca Brindisino lo riconferma più per evitare la minusvalenza, ma spendendo comunque 251 mld. La delusione per non aver fatto la stessa scelta del Torino, che lo ha regalato a parametro zero, è stata forte per i leccesi visto che i granata non hanno certo avuto rimpianti. Praticamente utile solo per fare numero, se Pioli lo aveva giustamente messo da parte, Ballardini ha provato anche a rilanciarlo, offuscato da una casuale doppietta al Napoli di cui il Lupiae, ovviamente, non ha usufruito. Il destino del campo ha espresso per lui un inequivocabile verdetto: riprovi, sarà più fortunato in Serie B.

– Manolo Gabbiadini (DOMINGO): L’anno scorso era stato la sorpresa del Bologna, così la Juve lo gira alla Samp dove è attesa la sua esplosione definitiva. I blucerchiati in attacco, infatti, non hanno in rosa che Eder, Sansone, Pozzi e Petagna e tutto lascia pensare che Manolo possa essere il vero bomber della squadra. Marcello Simonetti addirittura arriva agli attaccanti con fondi a sufficienza per poter puntare su 4 titolari, ma dopo Toni e Insigne presi a poco, impazzisce letteralmente e divora per lui ben 410 mld. Gabbiadini, però, è un insolito caso di seconda o mezza punta alta quasi 1,90, un centravanti di sfondamento con movimenti e piedi da fantasista. Un vero e proprio grattacapo prima per Rossi poi per Mihajlovic, che conoscono bene le potenzialità del ragazzo ma non riescono a trovargli una giusta collocazione tattica. Gabbiadini gioca sempre, fa 8 gol e 2 assist e, per fortuna del Domingo, Toni fa quello che sulla carta sarebbe spettato a lui: il trascinatore da 400 e passa mld… Molto meglio la sorella Melania, attaccante e vero top player della Nazionale.

– Marko Livaja (AKRAGAS): In prestito in provincia per trovare più spazio e crescere avendo come chioccia un certo Denis, questo doveva essere il campionato della sua consacrazione e in un certo senso lo è stato. Marko Livaja, infatti, si è consacrato definitivamente come un calciatore che non può giocare in Serie A. E difatti, il Rubin Kazan se lo è già accaparrato per 6 mln di euro, ma chissà se ha messo in conto il fatto che si tratta di una testa piuttosto calda. Spesso lontano dal campo per i frequenti problemi al tendine d’Achille, Livaja si è fatto notare nel periodo di Pasqua per una serie di atteggiamenti poco consoni verso compagni e tifosi, contro i quali ha inveito sia durante una partita sia sul web, invitandoli poi per un faccia a faccia tutt’altro che amichevole a Zingonia. “Italiani bastardi”, avrebbe concluso meritandosi una bella multa e la messa fuori rosa fino a fine campionato. Risultato: 16 presenze in campionato e un solo gol tra le file dell’Akragas, che per averlo nel tridente aveva sborsato ben 165 mld.

CATALDO D’ORO, premio alla miglior intuizione

– Mattia Destro (PACE): C’è chi dice che sia stato ripreso dal Pace esclusivamente per non fare minusvalenza; altri perché hanno pesato il cuore romanista di Patruno e la sua ferma convinzione che la precedente stagione sfortunata fosse solo un episodio. Fatto sta che Mattia Destro viene pagato meno della metà dell’anno scorso (180 mld) con la consapevolezza che avrebbe giocato più o meno un girone. Al suo rientro, però, Mattia Destro fa capire subito che il suo talento non è stato scalfito dall’infortunio: fiuto del gol e abilità di smarcamento sono le doti che lo rendono terminale offensivo perfetto per la Roma di Garcia e che, con Tevez e Cassano, formava nel Pace un tridente che solo una squalifica dubbia ha potuto limitare. A rendere giusto merito all’intuizione dei pugliesi, anche la chiamata in Nazionale di Cesare Prandelli.

– Kouassi Gervinho (CURTALE): Questo giocatore è arrivato in Italia con 3 etichette: uomo dai look improbabili grazie alla sua fronte che si affitta anche al metro quadro; insaziabile mangiatore di gol anche a porta vuota; pupillo di mister Rudi Garcia. Per sua fortuna, Dario Brindisino ha dato retta solo al terzo stereotipo quando, a un certo punto dell’asta, si è ritrovato con un Balotelli esplosogli in mano a 499 e meno di 270 mld in tasca per comprare altre 4 punte. A 110 mld, dunque, l’ivoriano è sbarcato ad Aprilia nella speranza che potesse diventare un partner almeno decente per SuperMario. Un’intuizione che ha addirittura superato le aspettative, visti i 9 gol ed altrettanti assist che hanno consentito al Curtale di lottare per lo scudetto fino all’ultima giornata.

– Ciro Immobile (AKRAGAS): 22 gol e 8,18 di media voto non potevano non valergli l’Azzurro. E pensare che a inizio campionato Immobile era molto più di un’incognita, tanti fantacalcisti gli hanno preferito Gabbiadini e anche in Serie A Green era finito nelle nomination per l’Angelozzi di Legno. Totò Alaimo però per queste cose ha un fiuto particolare: da buon coltivatore quale sta diventando, capisce meglio degli altri quando un frutto è arrivato o meno a maturazione. E così, la stagione che Simonetti sperava che facesse l’anno scorso al Domingo, Ciro Immobile la fa quest’anno all’Akragas. Considerate le delusioni Klose e Thereau, senza questa intuizione l’Akragas non avrebbe fatto la grande stagione che ha fatto.

PAVONE DI LEGNO, premio al peggior affare

– Keisuke Honda (CUSCI): Il giapponese è risultato un flop clamoroso anche dal punto di vista del marketing, visto che sono state vendute solo 17 magliette rossoverdi col suo nome. Pagato ben 488 mld a febbraio, Honda ha perso progressivamente terreno nelle gerarchie titolari milaniste, facendo rimanere con un palmo di naso Vito Lorusso. Poi, alla 25’ giornata, il miracolo: un gol contro il Mojito, inutile ai fini del risultato, visto che il Cusci gioca in 10 per carenza di… centrocampisti titolari. E dire che Lorusso aveva fatto carte false per avere due precedenze a centrocampo, salvo poi risparmiare sulla seconda (Ruben Botta, a 1 mld…) per prendere Honda e dopo cercare di svenderlo su Ebay: chissà quante volte Taarabt o Bruno Fernandes avranno popolato i suoi incubi…

– Diego Milito (FLIPPER): Fino all’ultimo si è giocato la nomination con Christian Maggio, anche se giocavano nella stessa squadra: il Flipper. Ma se Maggio è stato potuto schierare da Mangia solo 4 volte in tutto, Diego Milito ha avuto più chances sprecandole tutte, rigore sbagliato incluso. E dire che sia Maggio che El Principe erano arrivati a Serrano insieme ad Asamoah in cambio di Acerbi, Brienza e Di Natale. La società verdemimetica, probabilmente, pensava di aver infinocchiato Gallicchio prendendolo sul sentimentale ed estorcendogli tre grandi nomi. In pratica, però, Mangia è come se avesse fatto Asamoah per Di Natale, includendo però nell’affare anche un bel biglietto omaggio per un posto salvezza: il proprio.

– Mirko Vucinic (PACE): nelle due amichevoli precampionato Serieagreen, Mirko Vucinic gioca e segna da titolare accanto a Tevez nella Juve, mentre Llorente ancora faticava a trovare una forma accettabile. Progressivamente, però, lo spagnolo guadagna campo anche grazie a un infortunio del montenegrino, che da lì in poi diventerà da insostituibile pupillo di Conte a panchinaro fisso. Nel frattempo, però, il Pace decide che uno fra Tevez e Llorente è di troppo e cede l’iberico al Mojito in cambio di Amauri e soldi, ovvero: dentro uno che la maggior parte dei gol li aveva già fatti, fuori uno che di lì a poco avrebbe segnato con continuità. Non paga, la dirigenza rossoblu si è resa conto che il medesimo problema si era creato tra Cassano e Amauri, con Destro che cominciava a creare abbondanza. Per cui, marcia indietro e via l’oriundo in cambio della presunta riserva di Tevez, colui che non era più andato all’Inter rassicurato da Conte sulle sue chance di titolarità. Mirko Vucinic, però, a parte un palo nei minuti di recupero proprio contro l’Inter, il campo non lo vedrà più anche perché il fisico non lo ha accompagnato, mentre il Pace, senza più tridente sicuro, ha soltanto potuto guardare inerme la rimonta e il sorpasso proprio del Mojito di Llorente.

DIMITRI D’ORO, premio al miglior affare

– Totò Di Natale (ACAB): Quello che inizialmente sembrava solo uno scambio di cuore per far contento Marco Gallicchio, alla fine è risultato essere decisivo al termine del campionato. Forse Fabrizio Mangia aveva dato Totò Di Natale per cotto troppo presto, così l’Acab ne ha approfittato vendendogli un ottimo giocatore come Asamoah più due figurine come Maggio e Milito. In cambio, ha avuto un bomber patentato, che nel girone di ritorno ha fatto faville salvando l’Udinese da una stagione incolore ma, soprattutto, salvando l’Acab e facendo di fatto retrocedere il Flipper.

– Mauro Icardi (CURTALE): L’anno scorso si trovava esattamente dall’altra parte della barricata, ossia tra i peggiori affari fatti dal Pace. E dire che rischiava di rimanerci anche quest’anno, visto il girone d’andata impantanato tra infermeria e Twitter tra le fila dell’Acab. Marco Gallicchio, che non ama certe burrascosità, ha provato a venderlo proprio a tutti: chi non se l’è filato, chi gli ha fatto offerte poco congrue… Fatto sta che alla fine irrompe come sempre Dario Brindisino, che la mette sul piano dell’emotività offrendo subito dopo l’asta di febbraio 50 mld e il veterano del Vito Fazzi, Sergio Pellissier. Da lì in poi un crescendo di partite e di gol con l’Inter e il Curtale, che con lui, Balotelli e Gervinho ha schierato un tridente d’alto rango.

– Fernando Llorente (MOJITO): Difficile stabilire se la storia d’amore tra il Mojito e Llorente fosse frutto di un lungo corteggiamento o se si è trattato di un colpo di fulmine. Di sicuro non era facile concludere il trasferimento di un giocatore pagato all’asta 57 e quindi sicura plusvalenza: per farlo, Stefano Linciano ha messo in campo tutte le sue doti di mercante, oltre che Amauri e 319 mld. Così facendo, è riuscito a tappare mirabilmente la falla Gomez e la zavorra Hamsik con una delle due punte titolari della squadra che ha stravinto la Serie A.

ANGELOZZI DI LEGNO, premio al peggior acquisto

– Marek Hamsik (MOJITO): Tra lui e Mario Gomez, Stefano Linciano ha pescato dal mazzo una coppia davvero negativa in termini di qualità di voti il primo, di quantità il secondo. Per questo semplice motivo è proprio lo slovacco a finire dritto nelle nomination come peggior acquisto, centrocampista pagato all’asta di settembre 209 mld affinchè svolgesse ben altro lavoro, ossia quello di attaccante aggiunto e, magari, anche capitano. Invece niente da fare, Hamsik incappa in un’annata abulica appesantita, sotto il punto di vista emotivo, anche dalla mancata qualificazione della sua nazionale ai Mondiali. Per Marekiaro addirittura qualche panchina inaspettata e un unico rigore sbagliato, segnale inequivocabile di quanto la ruota avesse deciso di girare proprio nel verso sbagliato proprio nell’anno in cui Linciano se lo riprende dopo la dolorosa cessione del 2012/13.

– Luis Muriel (DELINQUERE): Quando si sbaglia un acquisto da 400 mld c’è poco da obiettare, anche se alla fine poi si riesce a vincere il titolo. Luis Muriel doveva essere la punta di diamante, il più pagato di tutto l’organico di Domenico Sergi e d’altronde aveva la clamorosa opportunità di partire come compagno d’attacco ufficiale di un certo Totò Di Natale, nell’Udinese, vista la scarsa concorrenza di Nico Lopez e Ranegie. Invece il colombiano si perde: tra acciacchi e condizione precaria, errori clamorosi e giornate decisamente no, porta a casa la miseria di 4 gol (di cui la metà dal dischetto) e 1 assist. Una stagione da mettere in fretta sotto al tappeto.

– Pablo Daniel Osvaldo (CUSCI): Doveva essere il crack di metà campionato, ma è riuscito a rovinare la stagione del Cusci e a rimanere fuori dalla spedizione azzurra in Brasile. Una scommessa rischiosa persa questa di Vito Lorusso, visto che a febbraio non c’erano punte veramente titolari sul mercato e i 513 mld spesi per lui sono stati letteralmente buttati dalla finestra. Segna solo alla penultima, quando Lorusso giocando col 5-4-1 memore di inferiorità numeriche dall’oriundo provocate, lo ha lasciato in panca buttando due punti decisivi con il retrocesso Star16. Ma soprattutto, all’ultima determinante giornata guarda il dirimpettaio Obinna del Celtic, pagato meno della metà di lui sempre a febbraio, infilare la doppietta che eliminerà il Cusci dalla Champions: il punto esclamativo del destino su un acquisto totalmente fallimentare.

CORVINO D’ORO, premio al miglior acquisto

– Alessio Cerci (AMICI): Cosa succederebbe se mescolassimo in un solo giocatore l’estro di Pjanic, lo spunto di Cuadrado, la fantasia di Hernanes, la generosità di Biabiany e i capelli di Diamanti? Molto probabilmente otterremmo un prototipo di Alessio Cerci. In questo momento delicatissimo del nostro calcio, non ci sentiamo eretici nel definirlo come l’erede più prossimo del codice genetico che fu di Roberto Baggio, e non solo perché si prende la responsabilità del rigore della vita pur sbagliandolo e finendo in lacrime. 13 gol e 9 assist sono di solito il bottino di attaccanti di grandi squadre pagati a settembre ben oltre i 300 mld: se te li fa un centrocampista del Torino pagato 161 allora hai fatto bingo.

– Gonzalo Higuain (CUSCI): Non era facile sostituire Cavani nei sogni ad occhi aperti dei tifosi del Napoli e del Cusci, solo un campione di caratura internazionale ci poteva riuscire. Missione compiuta, dunque, per Higuain che con i suoi gol si regala e regala a Lorusso il secondo titolo marcatori consecutivo nonché il Trofeo Green, portato a casa proprio grazie a una doppietta del Pipita contro l’Acab.

– Carlos Tevez (PACE): chi si aspettava il classico campione strapagato e spacca spogliatoio è rimasto ben presto deluso, perché Tevez si è rivelato da subito per quello che è, ovvero pedina insostituibile sia per Conte che per Del Bosqov.  19 gol, 6 assist e una media spaventosa frutto di una serie infinita di prestazioni positive, grazie alle quali il Pace si mantiene per lungo tempo ai vertici della classifica. Vedere Ricky Alvarez e non lui tra i convocati dell’Argentina per Brasile 2014 è un insulto alla popolazione calcistica mondiale.

ZEMAN D’ORO, premio al fair play

– Giuseppe Corasaniti (STAR16): Dopo la bagarre Praiano, la difficoltà nel trovare soluzioni gradite a tutti e il maltempo che sembrava dover imperversare su Roma come ad ogni asta che si rispetti, Jos Corasaniti ha deciso di prendere in mano la situazione come fosse un veterano del torneo, mettendo a disposizione casa sua all’ultimo momento come sede per la lunghissima asta settembrina. Un gesto che da solo basterebbe a far capire lo spessore di questo manager, ma che uniamo, oltre che all’inappuntabile stile tenuto durante tutta questa difficile stagione sul fondo della classifica, anche a un altro fatto importante: l’aver riconosciuto da subito lo spirito di questo campionato, portando il suo contribito anche all’allargamento della “family” (nell’anno, per giunta, del probabile addio del patron Maggiore) aggiungendo un posto alla tavola dello Star16 per il fido collega Bonaccolta.

– Vito Lorusso (CUSCI): Regala alla comunità della Serieagreen un sito finalmente degno di questo nome, aggiornandolo con maniacale cura e riempiendolo di contenuti dalle Saette di Lorusso fino alle icone delle nuove coppe. Esempio assoluto di partecipazione attiva a tutte le aste, specialmente in cucina, ma anche di correttezza quando il Curtale gli ricopia male la formazione influenzando il risultato col Domingo senza che da Possidente parta uno straccio di protesta o ricorso.

– Domenico Sergi (DELINQUERE): Il suo comportamento è sempre esemplare, sia dentro che fuori dal campo, quando grazie alla lunga militanza può autorevolmente dire la sua per contribuire a dirimere le controversie che si creano. A febbraio, nella seconda emergenza asta consecutiva, mette a disposizione casa propria praticamente all’improvviso nonostante un trasloco in corso. Dulcis in fundo, per l’ultima decisiva giornata parte alla volta di Firenze per assistere al match scudetto con l’avversario che di fatto lo aveva rimontato e glielo stava soffiando. De Coubertin in confronto era un hooligan.

PANCHINA D’ORO, premio al miglior allenatore

– Stefano Linciano (MOJITO): Quando 700 mld del budget iniziale sono stati spesi per due giocatori che alla fine della stagione ti hanno dato forse un quinto di quello che ti aspettavi, sarebbe legittimo non immaginarsi niente di positivo sulla stagione in questione. Invece Stefano Linciano ottiene due terzi posti, uno in Green Cup ed un altro, molto più importante, in campionato. Il manager salentino, infatti, quest’anno era chiamato alla prova del nove: dopo tre retrocessioni consecutive, doveva e voleva dimostrare il suo valore finalmente anche in SerieAGreen, dove grazie alla sapiente gestione dell’unica punta Llorente, si è preso la soddisfazione di superare in classifica proprio chi glielo aveva venduto. Con audacia e pazienza, ha saputo riprendersi ciò che la fortuna gli aveva negato costruendo, settimana dopo settimana, un campionato attento in cui spesso il dettaglio ha fatto la differenza tra una vittoria striminzita e un pareggino. Cocktail perfetto di calciofila competenza e fantacalcistica maniacalità.

– Domenico Sergi (DELINQUERE): La strada per lo scudetto del Delinquere non è stata così agevole come qualcuno potrebbe pensare. Domenico Sergi ha avuto più di qualche gatta da pelare: bravo a non incartarsi con i portieri, l’infortunio di Strootman avrebbe fiaccato chiunque ma non lui, che ha trovato in Kuzmanovic una riserva non di lusso ma affidabile. Eccellente poi la gestione del reparto d’attacco nonostante un Nico Lopez acerbo, un Maxi Lopez al centro di un caso di gossip utile solo alla cronaca sportiva Mediaset e un Muriel nettamente al di sotto delle aspettative, senza contare che la vera prima punta, Bergessio, giocava nell’ultima in classifica.  Una rosa non di primissime firme, dunque, eppure in grado di centrare il colpo grosso grazie anche all’esperienza e la sagacia del proprio mister, abile a motivare un gruppo puntando sulla fame di riscatto di tante individualità sottovalutate.

– Marcello Simonetti (DOMINGO): A inizio campionato la strategia di mercato del Domingo era stata ampiamente bocciata dagli addetti ai lavori, con un centrocampo troppo a rischio titolarità e un attacco che, da che doveva essere a 4 punte, a malapena ne faceva schierare due. Buffon e Toni a parte, i partenopei hanno avuto ben poco da attingere in una rosa in cui anche le belle sorprese come Vrsaljko, Jonathan o Feftatzidis hanno giocato a singhiozzo, Gabriel Silva, Plasil, Alvarez o Martinho sono spariti così come erano comparsi dagli onori delle cronache e Gabbiadini e Insigne hanno vivacchiato tra il segno più e quello meno. In un pastrocchio del genere in pochi si sarebbero raccapezzati, anzi, la maggior parte dei manager avrebbe sicuramente concluso la stagione con una retrocessione. Il Domingo invece arriva quinto in classifica e si batte fino alle semifinali di Champions Green come fosse la cosa più normale del mondo. L’ennesima impresa (per non dire miracolo) targata Marcello Simonetti, probabilmente poco pubblicizzata ma che vale quanto e forse più di uno scudetto.

PANCHINA DI LEGNO, premio al peggior allenatore

– Giuseppe Corasaniti (STAR16): L’ultimo posto in campionato ottenuto dallo Star16 riproduce fedelmente una serie di scelte sbagliate compiute da mister Corasaniti. I big su cui era stata costruita la squadra, ossia Maicon, Kaka ed El Shaarawy, lo hanno tradito quasi subito, lasciandolo in balia di uno spogliatoio pieno di teste matte, da Ljajic a Moscardelli, da Kovacic a D’Ambrosio fino all’ultimo arrivato Mexes. Al sabato pomeriggio non riesce quasi mai a trovare il bandolo della matassa e alla fine, vedendo all’orizzonte cattivo tempo e una possibile uscita di scena da parte di Maggiore, ha annunciato che vorrà accanto a sé anche Giovanni Bonaccolta.

– Fabrizio Mangia (FLIPPER): Il Flipper è ufficialmente entrato nel ciclo negativo. L’andamento altalenante dei verdemimetici, che li aveva visti iniziare con un triennio difficile, seguito da un quadriennio di successi, ora ha ripreso la sua fase calante. Per il secondo anno consecutivo Fabrizio Mangia va in nomination come peggior allenatore, solo che questa volta senza aver ottenuto la salvezza. Infatti, il Flipper non è riuscito a fare lo straccio di un punto nelle ultime due partite decisive, in cui Mangia non ha dato la formazione. E anche qui si tratta della seconda stagione di fila in cui nelle ultime caldissime giornate Mangia si perde: l’anno scorso decise uno scudetto, quest’anno il destino ha giustamente punito lui.

– Angelo Tarantino (WAILERS): Nonostante gli sforzi, non riesce a lasciare il segno. Con una squadra che sulla carta non avrebbe nulla da invidiare alle altre, Angelo Tarantino si dimostra incapace di saper gestire il tridente, specialmente dopo l’arrivo del flop Klose, a causa del quale perde spesso voti e partite. Si intestardisce nel recupero di Balzaretti, gli comprano Taddei che segna e lui non lo schiera, è fortemente convinto che questo Cabral sia il nuovo Ramires. Un exploit societario come quello del Boca di quest’anno meritava sicuramente di essere completato con una stagione migliore, anche dal punto di vista mediatico, visto che la notizia della sua assenza alla festa di Corato trapela solo per vie ufficiose e senza uno straccio di comunicato ufficiale.

SCRIVANIA D’ORO, premio al miglior presidente

– Totò Alaimo (AKRAGAS): Se qualcuno avesse avuto ancora bisogno di conferme sulla bontà delle strategie fantacalcistiche di Totò Alaimo, questa stagione gli ha fugato ogni dubbio. Il manager siciliano, infatti,  ratifica la sua totale predilezione calcistica per gli Under e le “nuove proposte”, per dirla con un termine sanremese. Da Juan Jesus a Immobile, da El Kaddouri a Berardi, passando per Fiorillo, Biraghi, Antei, Peruzzi, Soriano, Wolski, Centurion, Badu e Bruno Fernandes: andavano citati tutti per comprendere meglio la portata, anche in prospettiva economica, di questa rosa. Fa solo due scambi interni in entrambi casi guadagnandoci (vende Klose per Thereau più soldi e cede Lazzari in cambio della precedenza e soldi con cui prenderà Fernandes), rigenera in corsa Marchese e Herteaux scambiandoli di ruolo da terzino a centrale e viceversa e lancia un 33enne, Emerson, in grado di eccellere anche in zona gol nonostante giochi nel Livorno. Il “re dei giovani”, chiude la stagione da chip leader e con un gesto di signorilità come l’aver lasciato a un Pace in difficoltà il forte Scuffet, passato inspiegabilmente sotto traccia.

– Dario Brindisino (CURTALE): Una squadra che compete sempre per il vertice in tutte le competizioni ha una società di vertice. Il Lokomotiv Curtale quest’anno ha rischiato addirittura di far saltare il banco centrando il Doble all’ultima giornata, tradito dal turnover. Dario Brindisino mette in mostra perle di mercato come Callejon e Gervinho, scambi sorprendenti come Maxi Moralez e Icardi, rivalutazioni non scontate come Rolando e Neto, facendo anche scelte impopolari come l’acquisto di Mauri o accaparrandosi invidie quando, ad esempio, innesca il turbinio di prestiti in uscita: ben 11, per un totale di 235 mld.

– Domenico Sergi (DELINQUERE): Il trionfo del collettivo e degli acquisti mirati. Dopo la pessima stagione scorsa, si è distinto in particolare per l’incredibile campagna di rafforzamento in difesa con l’arrivo a stagione in corso di Lucarelli, Henrique, Fernandez, Gastaldello e Glik che insieme a Barzagli sono diventati un muro per gli attacchi avversari, così come per le impensabili rispolverate di una vecchia gloria come Vargas o di un oggetto misterioso come Okaka. Una squadra che sulla carta poteva sembrare addirittura da bassa classifica ha invece stupito tutti vincendo lo scudetto proprio grazie alle scelte di Sergi, che ha voluto scegliere di rivalutare nomi meno di moda ma ognuno con le sue qualità, dall’estro di Bonaventura alla continuità di Vives.

SCRIVANIA DI LEGNO, premio al peggior presidente

– Roberto Bartolomucci (AMICI): Il libro della crisi di risultati di Amici di Moira Orfei si arricchisce di un altro capitolo. I biancolilla ripetono il terzultimo posto della stagione scorsa, senza però riuscirsi a imporre in Champions Green, avendo perso meritatamente la finale col Curtale. Roberto Bartolomucci dimostra sin dall’asta di non starci tanto con la testa, comprando Schelotto come decimo centrocampista e accorgendosene soltanto a rose chiuse. L’errore gli costa un punto di penalizzazione, l’inibizione dal mercato per un mese e la squalifica di Matri fino a novembre. Degli handicap che sono andati a sommarsi a un organico già di per sé poco competitivo, specialmente in attacco, reparto su cui la dirigenza pontina non ha mai messo mano durante l’anno. Eppure, visti gli altri scambi interni, non sarebbe stato impossibile arrivare a una punta sacrificando magari un De Rossi e un Robinho. Soluzioni a cui Bartolomucci non ha pensato: i rinforzi di febbraio arrivano troppo tardi; la retrocessione, invece, puntualissima.

– Vito Lorusso (CUSCI): L’anno scorso aveva rivoltato mari e monti per mettere da parte un tesoro di proporzioni mai viste in Serieagreen, con la promessa/minaccia di strapazzare tutti al mercato giusto. A febbraio 2014 si presenta spavaldo e, per puntare allo scudetto, punta tutto su Honda e Osvaldo, di cui si è già detto e scritto tantissimo, depauperando inutilmente i propri risparmi. Non solo: indebolisce la squadra lasciando Allan e prendendosi il trio del Cagliari Eriksson-Cabrera-Ekdal, forse seguendo la regola del tressette in base a cui tre figure equivalgono a un punto (un voto, in questo caso). Terzo a 5 punti dalla prima a gennaio, dopo l’harakiri di febbraio toppa clamorosamente la qualificazione in Champions arrivando nono e con quattro pere rifilategli dall’Akragas in finale di Green Cup.

– Patruno & Di Tondo (PACE): La prima stagione intera del duo Del Bosqov-Patruno è stata una sequela di alti e bassi tutto sommato positiva ma chiusa col rimpianto di aver potuto fare di più. I fisiologici problemi di suddivisione dei ruoli hanno acuito quella che è stata la vera carenza nel Pace di quest’anno: ossia una pessima lettura del campionato, che ha figliato delle scelte di mercato disastrose. Lasciare un Llorente in rampa di lancio per prendere un Amauri già in cottura è stata la mossa che ha fatto capire come l’interpretazione del Pace sull’andamento della stagione fosse alquanto difettosa, impressione confermata anche dall’acquisto di Dzemaili, fin lì titolare ma prevedibilmente in sofferenza con l’arrivo di un quarto mediano come Jorginho, così come dal chiacchieratissimo scambio tra Amauri e Vucinic. La tutt’altro che moderata reazione del patron a questi scambi e la conseguente gestione mediatica degli stessi, infine, hanno dato la mazzata finale a una squadra che già viveva all’interno dello spogliatoio degli screzi importanti tra il leccese Del Bosqov e il barese Cassano e che, dopo la notte brava prima della finale persa di Europa Green, si è presentata alla decisiva sfida scudetto col Delinquere in 7 uomini.

11 pensieri riguardo “La Piazzetta dello Sport presenta: Le Nominations 2013/2014

  • Non ci sono parole, chapeau … 😉

  • NB= Una sola cosa non si può sentire! Gabbiadini maggiore delusione?!
    Cioè uno che stai nei Big con la media più del 7 e 8 gol fatti non può essere stato inserito al posto di un certo Mirko Vucinic, che tra parentesi è stato pagato anche di più!!!
    Se Mertens compare in più nominations lo stesso si poteva fare con Vucinic.

    ARGHHHHHHHHHH!

    Ma i colleghi sono troppo ONESTI per votare Manolo! tiè!

    Ti amo Torgio!

  • Lupiae Calcio 1996

    l'immancabile rosicata del Domingo, mi sembrava strano che ancora non fosse uscita!!! 😀

    TG

  • mo' presidè, e m si allassat Giuseppe Rossi fuori nomination..r corn ca tin!

    vabbe, ti voglio bene lo stesso MPG, ti perdono perché in effetti una collocazione per lui era veramente difficile

  • Cusci Team

    La solita stampa di sinistra! MERTENS due volte in nomination… buhhhhhhh…buhhhhhh! ahahahahahahahahahah

  • Lupiae Calcio 1996

    Grazie Torgio, non solo non ci hai messo Cuadrado da nessuna parte, ma tu e l'MPG continuate ad accendere focolai di polemica attorno al Lupiae facendo appositamente marchette tipo il doppio Mertens per farci mettere pubblicamente alla gogna!!

  • Lupiae Calcio 1996

    Hai fatto piangere Cuadrado, MOSTRO!!

  • Patruno nn merita la nomination "Scrivania di legno"…è riuscito con una sola asta a creare un roster di primo livello, superiore a tutti!!!

  • Poi ho messo mani io, infischiandomene dei consigli e delle raccomandazioni della presidenza, alla Sedorf il mio destino sembra segnato!!!

  • stefanomario

    Tranquillo Eugenio… non Lo sputo che seno Lo profumo… il prossimo anno gli diamo un altra lezione di stile e di calcio stando alla larga dalle sue ingnobili proposte di mercato. Ti Ho già preparato una playlist da 4 giga che so che lavorate insieme. Devi solo metterti le cuffie alzare il volume a palla e ignorare quella serpe. E possiamo fare solo bene…

  • Lupiae Calcio 1996

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *