Serie A Green
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La Piazzetta dello Sport presenta: le Nomination 2016/17

Nomination 2016/17

Si vota con una email entro e non oltre mercoledì 21 giugno.

Condivise, temute, attese: sono finalmente arrivate le nomination per la stagione 2016/17 che assegneranno i riconoscimenti più o meno ambiti dell’anno con i voti segreti di ciascuna franchigia. Per questa edizione ci siamo voluti avvalere della consultazione popolare e ringraziamo tutti coloro che hanno voluto dire la loro anche in fase di scelta. Per la scrittura, invece, abbiamo richiesto la collaborazione di numerose testate che hanno contribuito alla stesura delle didascalie, per ridurre ad una misura accettabile i tempi di lavorazione senza però privarvi della qualità d’analisi e approfondimento.

Il voto è come sempre a scrutinio segreto: ogni società potrà esprimere una sola preferenza per ciascuna nomination, inviando una e-mail a luca.brindisino@gmail.com con l’indicazione precisa del nome del premio e nome del premiato entro e non oltre le 23.59 di mercoledì 21 giugno 2017, onde poter procedere alacremente con la produzione dei diplomi e del cerimoniale in vista del weekend Corato 2017.

Questo è tutto quanto c’è da sapere: ora buona lettura e buon voto da Torgio Giosatti.

CURVA D’ORO

Miglior coreografia della stagione.
Tra campagne abbonamenti, coreografie, striscioni, volantini e manifesti, la Serie A Green si riempie facilmente di colori durante la stagione. Dai grafici di professione ai dilettanti allo sbaraglio, tutti si cimentano e in qualsiasi caso le risate non mancano: quali ti sono piaciute di più?

1) La stagione dell’amore (Roberto Bartolomucci). La nascita del primogenito Filippo ispira la campagna abbonamenti di Amici di Moira Orfei. Bartolomucci si cimenta in un video dagli incredibili effetti speciali, che parte dalle origini rettiliane del club e, passando per Battiato e Piccinini, si conclude con un’opera d’arte dipinta sul pancione della Presidentessa. Se dite che non vi siete commossi, non vi crediamo. (https://www.serieagreen.it/amici-di-moira-orfei-campagna-abbonamenti-201617/)

2) 20 Anni di Lupiae: la Storia continua… (Luca Brindisino). Il sole che sorge ancora sul Barocco del capoluogo salentino fa da cornice a un video spettacolare, in cui i volti puliti dei “ragazzi italiani” verdeazzurri si intrecciano con il colore caldo della pietra leccese. Un sottofondo epico che annuncia la stagione del rilancio in chiave azzurra, non a caso profetizzata da una delle inquadrature finali in cui Insigne viene abbracciato dopo il gol alla Spagna prima da Bernardeschi e poi da Bonucci. (https://www.serieagreen.it/campagna-abbonamenti-201617-lupiae-calcio-1996/)

3) Divise Terlizzi-Mattia edition (Paolo Memola). Il Terlizzi non ha badato a spese per la produzione delle divise 2016/17, dedicata al primogenito Mattia. Il design dello stilista FranFranco Gerrè e i materiali dello sponsor tecnico Owayo fanno impazzire i tifosi azzurrogranata con una linea sportiva classica e innovativa al tempo stesso, che omaggia i 10 anni di partecipazione del club alla Serie A Green e fa esplodere i Leopards Store di tutta Italia con le vendite boom del mitico giacchetto per il tempo libero. (https://www.serieagreen.it/divise-20162017/)

 

PENNA D’ORO “TORGIO GIOSATTI”

Miglior contributo giornalistico della stagione.
Il riconoscimento a chi ha saputo arricchire di verve, informazione e fantasia la routine della Serie A Green.

1) Buongiorno Lecce! (L. Brindisino): dalla satira di “Buon Natale Cusci” fino allo speciale mercato “Zio Bonny è in città”, passando per l’informazione di servizio relativa alla possibile clamorosa assenza del Lupiae all’asta 2017/18 causa matrimonio e chiudendo con la conferenza stampa fiume di fine stagione, Buongiorno Lecce! si conferma una testata rara quanto imperdibile per i collezionisti del genere.

2) Quelli che i Numeri! (M. Simonetti): Alzi la mano chi si è accorto che quest’anno è stata pubblicata in forma ridotta per venire incontro alle nostre capacità mentali. “Quelli che i Numeri!” dà come sempre spazio a chi vuole approfondire studiando nel concreto quali sono state le reali incidenze sulle prestazioni dei propri beniamini. Al foglio excel di Nohn Jash non sfugge nulla, nemmeno gli errori di calcolo partoriti dieci anni addietro.

3) Il Notàro (A. Tarantino). Non c’è un vero e proprio nome per questa rubrica, ma la nuova figura istituzionale del Notàro si è dimostrata davvero utile per dirimere a mezzo stampa le tante controversie che ogni anno popolano la Serie A Green. Dalla finalina terzo e quarto posto di Champions, fino alla regolamentazione delle proposte regolamentari e del sistema di voto, la presenza del Notàro ha restituito ordine e disciplina a un gruppo pericolosamente votatosi all’anarchia.

 

RENATO OLIVE D’ORO

Miglior rotto ma incorrotto.
Colui che pur infortunato da stagione finita è stato comunque tenuto in squadra in quanto bandiera, plusvalenza o per il bene dello spogliatoio.

1) Giacomo Bonaventura (Lupiae). Elemento insostituibile sia nel Milan di Montella sia nel Lupiae di Brindisino, molti lo elogiano per la sua duttilità dimenticando forse che si tratta di un giocatore tecnicamente e tatticamente tra i più forti del panorama nazionale. Per metà stagione Jack è di gran lunga il miglior giocatore del Milan, diventando anche ottimo capitano fisso nel Lupiae, prima del crack. Brindisino però, che lo inseguiva da anni, non lo svincola e ne fa un vessillo della grande stagione dei salentini.

2) Alessandro Florenzi (Terlizzi). Al momento dello spoglio delle liste pre-asta estiva tutti avevano avuto la bava alla bocca vedendolo tra i difensori, lui che la fascia destra (ma non solo) se la fa tutta fino ad arrivare anche ad impensierire i portieri avversari. Memola se lo aggiudica a 93 mld, ma forse avrebbe speso anche di più considerando che si trattava di riconfermare una bandiera del Terlizzi. E in quanto tale non lo lascia nemmeno nella stagione in cui, complice una doppia rottura del crociato, colleziona soltanto 10 presenze.

3) Mattia Perin (Mojito). E’ stato risucchiato in una spirale di infortuni che ha traumatizzato la sua crescita calcistica. Il 9 aprile 2016, in uno scontro con Munoz, si procura la rottura legamento crociato anteriore del ginocchio destro. La sua stagione si chiude lì, salta gli Europei e rientra a settembre, alla quarta di campionato. Ma la sua stagione si interrompe già l’8 gennaio, quando si procura la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro, quell’altro. Un calvario, da cui ancora non si è ripreso del tutto ma in cui non è mai stato lasciato solo da una società, il Mojito, che da sempre ha creduto nel suo talento.

DANNY DICHIO DI LEGNO

Peggior cornuto, mazziato e cacciato di casa della stagione.
Il giocatore infortunato, magari preso già infortunato e atteso finchè la pazienza non ha retto più. E dunque poi svincolato durante la stagione.

1) Ignazio Abate (Delinquere). Il buon Ignazio, di cui ai tempi dell’Empoli si decantavano le doti atletiche definendolo il giocatore più veloce della Serie A, si è confermato un terzino fantacalcisticamente poco appetibile. Quando poi una primaverile bruschetta nell’occhio lo rende orbo per il resto della stagione, il pur milanista Sergi lo defenestra anzitempo preferendogli il non irreprensibile Fornasier.

2) Angelo Palombo (Acab). Se dovessimo individuare una partita che ha segnato la metaforica fine di Palombo calciatore, potrebbe essere quella giocata l’anno scorso da centrale difensivo contro il Vojvodina, la disfatta in Europa League. Da lì in poi, passa da cuore pulsante della squadra a mero accessorio da spogliatoio. A Marco Gallicchio, che pur ne aveva fatto una bandiera, non basta neppure quello, perché lo silura impietosamente a gennaio, senza concedergli il passo d’addio.

3) Marko Pjaca (Domingo). Nove partite e nessun goal. Questo il bottino raccolto in stagione dal talentino croato che la Juve aveva strappato alle concorrenti quest’estate. Una serie di infortuni, tra cui quello del crociato a marzo, gli hanno tarpato le ali, ma dato che il Domingo lo aveva pagato solo 35 mld a settembre, nessuno si aspettava che scaricasse una probabile plusvalenza ad aprile, per prendere il millennial Moises Kean, senza farlo peraltro mai giocare.

GIONATA BACHINI DI LEGNO

Honoris doping.
Colui che, coi suoi comportamenti antisportivi (doping, scommesse, ecc.) tradisce e inquina ogni valore dello sport.

1) Gigio Donnarumma (Celtic). Dispiace “punire” un ragazzo di 18 anni, erede designato di Gianluigi Buffon. Ma era doveroso, perché al contrario di chi accettò di scendere in B da campione del mondo per amore della maglia e dei tifosi – l’enfant prodige si è affidato a un procuratore che gli ha già insegnato che nella vita contano solo i denari (e il Milan comunque gliene offriva parecchi). Nessuno gli ha mai chiesto essere il nuovo Totti o Maldini. Né di rinunciare ai contratti d’oro dei migliori club al mondo. Ma non bisogna prendere in giro i tifosi baciando maglie e giurando fedeltà eterna.

2) Armando Izzo (Lakragasso). La nomination dell’anno scorso fu ingiusta quanto amaramente profetica. La recente notizia del ricorso parzialmente accolto (con tanto di riduzione della pena da 18 a 6 mesi di squalifica) non cancella l’onta per un ragazzo che si è ritrovato dall’orbita della Nazionale a casa per omessa denuncia del calcioscommesse. La teoria dell’unico fesso che paga per tutti non regge più.


3) Andrea Masiello (Labbari).
A 31 anni si è reso protagonista del miglior campionato della sua carriera. In molti a Bari sostengono che se non avesse fatto quello che ha fatto a quest’ora sarebbe al Chelsea agli ordini di Conte. Nel resto del mondo sostengono che se ha fatto quello che ha fatto, a quest’ora sarebbe dovuto essere radiato. O in galera.

MATUSA D’ORO

Miglior pensionamento della stagione.
Il miglior giocatore che a fine stagione appenderà le scarpe al chiodo o volerà verso campionati molto remunerativi ma fuori dai riflettori.

1) Nicolas Burdisso (Delinquere). Dopo aver indossato la fascia di capitano e aver guidato la squadra anche in questa complicata stagione – che si è conclusa con la salvezza ottenuta a fatica sia dal Genoa che dal Delinquere – Burdisso dice addio all’Italia e all’Europa ringraziando tutti, prima di ripartire verso la sua amata Argentina, dove con tutta probabilità si pre-pensionerà indossando la maglia xeneize. A 36 anni potremmo dire anche meritata, visto che gioca a livello professionistico dai 18: Boca Juniors, Inter, Roma e Genoa le sue uniche squadre (oltre alla nazionale albiceleste), con le quali ha vinto 2 scudetti argentini, 4 scudetti italiani, 3 Supercoppe italiane, 2 Coppe Italia (di cui nel 2006/07 è stato addirittura capocannoniere con 4 gol!), 3 Libertadores, 2 Intercontinentali, un Mondiale U20 e un Oro Olimpico ad Atene 2004. Mica male per un giocatore che non si è mai presentato sopra le righe: ma siamo sicuri che il calcio che conta non abbia più bisogno di uno come lui?

2) Blerim Dzemaili (Lupiae). C’è chi lo ha definito una delle comparse più pregiate della nostra Serie A. Un giocatore speciale e sottovalutato come i migliori caratteristi della commedia, che da anni rende più belle, ricche e uniche le nostre domeniche di campionato senza che ce ne rendiamo troppo conto. Quella del 22 aprile contro l’Atalanta è stata la sua ultima gara in Serie A: il Bologna ha ottenuto la salvezza aritmetica e lui era già d’accordo con il presidente Saputo per passare ai Montreal Impact, sempre di sua proprietà. Quando è arrivato in Italia dal Bolton – in seguito a un infortunio che sembrava poter chiudere la sua carriera: «Pensavo di non poter più giocare ad alti livelli» – giocava mediano. Quando a 20 anni si è trasferito in Inghilterra aveva già più di 100 presenze tra i professionisti, era il capitano dello Zurigo e aveva già partecipato ai mondiali con la Svizzera. A 31 anni, al termine della sua miglior stagione in Serie A, saluta il nostro campionato e l’Europa dopo più di 200 presenze e 29 gol.

3) Francesco Totti (Celtic). “Chiedi chi erano i Beatles”, cantavano gli Stadio, nome mai più calzante per l’occasione. Su di lui, il suo passato, il suo presente, il suo futuro sono stati spesi, e vorrei ben vedere, oceani di inchiostro. In tutta onestà non credo che la mia penna dilettante possa aggiungere ulteriori emozioni a quanto già avrete avuto modo di leggere. Eppure ci ho provato. E riprovato. Ma niente, forse perché è uno di quei giocatori che inevitabilmente ti riporta a quando eri piccolo, addirittura ad epoche pre-fantacalcistiche (sembra incredibile ci siano state…), quando un bambino di 9 anni vedeva esordire colui che sarebbe stato uno dei calciatori italiani più grandi di sempre. E cosa può dire un bambino delle elementari di fronte a un monumento simile? Forse solo che con lui se ne va irrimediabilmente anche un po’ della nostra infanzia per lasciare spazio ai bambini di oggi, che forse non vedranno nemmeno un briciolo del calcio con cui siamo cresciuti noi, magari non più pulito ma di certo più romantico. E che forse non avranno più nessuna bandiera a cui appassionarsi. E sarà quello il momento in cui dovremo per forza trovare le parole giuste per raccontare la favola di una leggenda: quando ci chiederanno chi era Francesco Totti. Ma non ora. Non ora.

 

VALERI BOJINOV DI LEGNO

Peggior giocatore andato “via col vento” a metà della stagione.
Il giocatore che, specialmente se in maniera inattesa, inguaia il proprio mister andandosene dalla Serie A in gennaio. Magari pagato pure tanto…

1) Manolo Gabbiadini (Celtic). Doveva essere l’anno della sua consacrazione. La partenza di Higuain e l’arrivo dell’oggetto misterioso Milik ad agosto ne facevano, se non un titolare, almeno un’alternativa più che plausibile per l’attacco del Napoli. Barbaro e Santini lo hanno pagato 182 mld per vedergli formare un tandem di bomber con Higuain, ma quando nemmeno l’infortunio di Milik gli ha lasciato spazio, con la complicità di Mertens, allora hanno capito che lo avrebbero visto andare via col vento direzione Inghilterra. Per non parlare di Hernanes che invece se ne scappa da Roma a marzo…

2) Victor Ibarbo (Acab). All’asta di febbraio era uno degli attaccanti più appetibili, forte dell’entusiasmo per il suo secondo rientro a Cagliari, proveniente da una stagione negativa al Panathinaikos. Gallicchio ne fa il pezzo pregiato del suo mercato di riparazione, investendo per lui la precedenza Manaj, ma la sua avventura novolese si chiuderà dopo soli 35 minuti giocati, tre spezzoni di gara e un gol ingiustamente annullato. A inizio marzo, infatti, si trasferisce in Giappone al Sagan degli ex cagliaritani Ficcadenti e Marroccu, lasciando la società giallonera di sasso e senza troppe alternative ad aprile.

3) M’baye Niang (Amici). Parte forte, goleador e titolare fisso. Bartolomucci fa di lui l’attaccante più pagato all’asta (225 mld) e gli affianca pure Lapadula. Praticamente condannandosi. Perché quella di Niang è la storia di un talento sempre sul punto di sbocciare, ma che non si mai espresso in tutte le sue potenzialità. Dopo i prestiti al Montpellier e al Genoa, la sua storia col Milan si interrompe per la terza volta a gennaio, col prestito al Watford da Mazzarri, che nemmeno lo riscatterà. Da lì inizieranno i guai che porteranno i biancolilla alla retrocessione con tanto di ultimo posto in classifica.

CARLO OSTI D’ORO

Miglior occasione della stagione
Nel calcio come nel fantacalcio, molto spesso saper “fare i matrimoni coi fichi secchi” distingue un buon manager da un ottimo manager. In ogni asta iniziale c’è quel momento in cui gli altri sono distratti e si può fare un buon affare: meno lo si paga e meglio è.

1) Federico Fazio (Domingo). Arrivava dal Siviglia con la reputazione del perennemente rotto. Difatti, pur essendo un nome abbastanza di grido, nessuno in Serie A Green lo ha preso più di tanto sul serio, tanto da lasciarlo al Domingo alla bassissima cifra di 27fmld. Ma col passare delle partite non solo si prende la maglia da titolare della Roma, ma anche la responsabilità di leader della difesa strappandola allo svogliato Manolas, condendo il tutto con 3 gol e 1 assist.

2) Baldè Keita (Lakragasso). Veniva da un’estate a dir poco burrascosa: in rotta con la società, aveva chiesto ripetutamente la cessione e, al momento dell’asta iniziale, era inderogabilmente fuori rosa. Alaimo gli ha offerto un posto nel roster biancoazzurroro per soli 51 mld quando nessuno credeva in lui ed i fatti gli hanno dato ragione: al netto dell’assenza forzata per la Coppa d’Africa e delle tante volte in cui è partito dalla panchina, questa è stata la sua miglior stagione in Italia con 31 presenze, 16 gol e 5 assist).

3) Sergio Pellissier (Flipper). Forse avrebbe meritato pure una nomination tra le migliori resurrezioni stagionali. Il capitano del Chievo a 38 primavere quest’anno non ha svolto il ruolo di riserva ma è stato impiegato in maniera significativa da Maran, segnando gol importantissimi per la salvezza del Chievo. Storica bandiera dell’Acab, Gallicchio lo snobba a settembre in nome di una fantomatica rivoluzione e l’eterno rivale Flipper si aggiudica questo giocatore immortale a soli 18 mld.

 

SERGIO VIGNONI DI LEGNO

Come peggior “ogni lasciata è persa” della stagione.
A volte si svincolano giocatori credendoli inutili e invece poi esplodono e, spesso, qualcun altro se li gode… Il riconoscimento va, appunto, al giocatore acquistato al posto di quello poi esploso…

1) Khouma El Babacar (Celtic). Tutto fuorché titolare, eppure a novembre i celtici si dissanguano di ben 432 mld per portarlo in biancoverde, lasciando un ragazzino che aveva giocato alla prima d’agosto e poi era sparito, rientrato tra i ranghi della Primavera: Federico Chiesa. Salvo poi riesplodere giustappunto dopo che Barbaro e Santini lo avevano svincolato, togliendo subentri (e voti) importanti proprio a Babacar e facendo mordere le mani ai due manager capitolini, che nel frattempo si erano persi per strada pure i gol di Ntcham e Tonelli, quest’ultimo lasciato a novembre in quanto riserva e ripreso a febbraio dopo un breve exploit da svincolato, dopo il quale non vedrà più il campo. Tempismi perfetti.

2) Gerard Deloufeu (Pigna). Non vi suoni troppo strano vedere il ventitreenne spagnolo in questa categoria. Nonostante non abbia sfigurato nei pochi mesi in cui ha giocato in Italia, il suo approdo alla Pigna è frutto di una serie di eventi che forse avrebbero potuto cambiare il corso del campionato rosanero. Bucci, infatti, a novembre svincolò tra lo stupore generale sia Boye che Henrique (subito fagocitati da Terlizzi e Curtale), coi quali avrebbe potuto far cassa visto che poi si è svenato per sostituirli con Simeone e Locatelli (1211 mld per entrambi). Vendere Simeone al Domingo in cambio della precedenza Martinez è sembrata a tutti una mossa azzardata e la conferma si è avuta quando all’asta di febbraio sbaglia a rilanciare subito per Marilungo e Petkovic ritrovandosi con le priorità consumate e un pianto greco da mettere in scena per impressionare il sensibile Lorusso. Risultato? Per Deloufeu rinuncia ad ulteriori 1000 mld e ad una buona dose di decoro.

3) Jules Oliver Ntcham (Acab). Mollato a febbraio dal Celtic in quanto desaparecido, realizza da free agent due reti bellissime e importantissime per il Genoa, entrando nel mirino di tutti i presidenti come botto di fine anno per il mercato primaverile. E quando i capitolini nonostante la precedenza decidono di virare su Cristante, su di lui si scatena un’asta che arriverà fino ai 120 mld sborsati dall’Acab per aggiudicarsi un giocatore che da lì in poi sarà svogliato, inconcludente e poco concentrato. In una parola, panchinaro. Poco male per lo svincolato Kotnik, il quale però a sua volta aveva preso il posto proprio di Cristante, che invece si metterà in luce con un finale di stagione condito da gol e ottimi voti.

LUIGI GARZYA DI LEGNO

Peggior capitano della stagione
Un riconoscimento sia a chi ha affossato la propria squadra a base di insufficienze con la fascia al braccio, ma anche a chi non ha saputo trainarla e rappresentarla come solo il capitano può fare.

1) Juan Cuadrado (Cusci). 30 presenze (di cui 21 da titolare) erano impensabili ad inizio anno, tuttavia 2 goal e 6 assist sono un bottino un pò magro per un centrocampista offensivo come lui. Alterna ancora momenti in cui è decisivo ad altri in cui sbaglia anche le giocate più semplici per la voglia di strafare. Questo suo andare a corrente alternata confonde un bel po’ le idee a Vito Lorusso che coi capitani combina un disastro: tra lui e Pjanic non imbrocca mai la giornata giusta e becca soltanto 10 volte quello tra i due col voto più che sufficiente, sbagliandolo invece ben 13 (e 7 nulli).

2) Mauro Icardi (Pigna). Nonostante le statistiche affermino che abbia giocato la sua miglior stagione da quando è in Italia, non è riuscito con i suoi gol a portare la Pigna in Champions. Come capitano si è rivelato davvero scadente per essere un bomber (7 volte preso, 6 sbagliato, 1 nullo) e anche le frasi inopportune sul suo libro uscito a ottobre lo mettono contro tutta la curva, sottolineandone l’inadeguatezza per quel ruolo. Forse era lui il top player da vendere a gennaio anzichè Dzeko.

3) Nikola Kalinic (Acab). Il cecchino implacabile ammirato con la maglia del Lupiae nella scorsa stagione è solo un miraggio lontano. Certo, i gol (15) non sono mancati, ma ciò che ha fatto difetto è stato proprio il carisma, l’incapacità di prendere per mano una squadra su cui le aspettative di inizio stagione erano ben diverse: Gallicchio è quello che sbaglia più capitani di tutti, ben 16 volte, e per 7 volte il demerito è del croato.

ALESSANDRO CONTICCHIO D’ORO

Miglior capitano della stagione
Il contrario del peggio capitano di cui sopra.

1) José Callejon (TER). Una partenza a razzo così non si era mai vista: a un certo punto era lui il bomber del Napoli. Memola non si fa sfuggire la ghiotta occasione di consegnargli la fascia e lui lo ripaga per ben 16 volte (sulle 19 centrate dal Terlizzi).

2) Alejandro Gomez (CUR). Oramai bandiera arancioblu, El Papu ha giocato il miglior campionato della sua carriera e lo ha fatto con la fascia di capitano del Curtale al braccio. Semplicemente immarcabile, salta solo una partita su 38 e Dario Brindisino non ha mai dubbi: azzecca 22 volte il +1,5 e sempre grazie a lui.

3) Dries Mertens (DOM). Capocannoniere della Serie A Green 2016/17, non poteva che essere un ottimo capitano con la sua strepitosa fantamedia del 9,38 che diventa 10,21 grazie a tutte le volte che Simonetti lo schiera con la fascia al braccio: su 21 bonus capitano degli azzurroblè, 17 volte è merito del belga.


ANTONIO TESORO DI LEGNO

Peggior investimento della stagione.
Il giocatore acquistato durante le aste di riparazione e pagato troppo poiché ha deluso tutte le aspettative.

1) Mirko Barreca (Lakragasso). Se fino a un certo punto ha avuto la strada spianata dagli infortuni di Avelar prima e Molinaro poi, al momento del suo acquisto da parte de Lakragasso i tifosi agrigentini si aspettavano decisamente di più, forse non tenendo troppo conto della sua giovanissima età. Fatto sta che a novembre Alaimo lo deve preferire a Caldara per affiancarlo ad Avelar (250 mld più Zukanovic per prelevarlo dal Lupiae) e sborsa per lui 500 mld tondi tondi ma ricevendone in cambio meno presenze e soprattutto meno bonus del previsto.

2) Manuel Locatelli (Pigna). Dopo l’exploit iniziale con le due reti messe a segno a ottobre (anche contro la Juve!) era inevitabile che questo talentuoso diciannovenne venisse messo nei radar di tutti già in autunno. Ad aggiudicarselo per la cifra monstre di 560 mld è stato il Pigna, che però da quel momento si è ritrovato in rosa un giocatore normale, che non segnerà più e che anzi si attesterà nella categoria dei centrocampisti più da malus che da bonus: troppe le 7 ammonizioni in 24 presenze.

3) Nikola Ninkovic (Mojito). Con lui Juric era davvero disperato: “Dopo sei mesi ancora non dice una parola d’italiano”. Eppure questo ventiduenne serbo – il più giovane capitano della storia del Partizan Belgrado – sembrava poter avere tutti i numeri per esplodere in Serie A. O almeno così credeva Stefano Linciano, che per lui si è svenato a novembre fino a spendere 316 mld, credendo di portarsi a casa molto più che la riserva di Ocampos. Invece la sua parabola si interrompe quasi subito, a dicembre dopo l’infausto gol al Palermo. Da lì in poi di “Dzigi” nessuna traccia, sparito come le speranze salvezza del Mojito.

 

DANIELE FAGGIANO D’ORO

Miglior investimento della stagione.
Il giocatore acquistato durante le aste di riparazione e pagato poco poiché sfuggito agli occhi di tutti.

1) Jakub Jantko (Curtale). I consigli di Stankovic e Jankulovski, i modelli Rakitic e Rosicky, i miti Iniesta e Nedved. In questi tre passaggi si racchiude il profilo di un ventenne ceco di 1,84m dal carattere umile e pragmatico. Petrone e Mangia lo hanno formato, Del Neri lo ha lanciato, Dario Brindisino lo ha comprato, a novembre, per soli 4 mld, tra gli scherni generali. Lui non gli ha fatto mancare presenze e soprattutto bonus (2 gol e 4 assist in Serie A Green), contribuendo alla rimonta arancioblu.

2) Mario Pasalic (Delinquere). Arrivato in prestito al Milan come scarto rotto dal Chelsea, questo ventiduenne croato ci ha messo un po’ ad ambientarsi, tanto da essere silurato subito dopo l’asta dal Curtale. A novembre è il Delinquere a investire 7 mld su di lui, che a un certo punto diventa uno dei segreti del Milan di Montella, dimostrandosi centrocampista dal “killer-instinct” con 5 reti messe a segno.

3) Patrick Schick (Terlizzi). È partito dietro nelle gerarchie della Samp, ma si è ritagliato spazio sfruttando ogni occasione che gli capitava segnando la bellezza di 11 gol e 3 assist, anche partendo dalla panchina. All’asta di novembre, quando tutti dormono stremati dopo essersi scannati per i vari Babacar, Perica e Simeone, Paolo Memola raccatta questo giovane ceco senza nemmeno usare la precedenza per la miseria di 4 mld. E al Sunny Cola è subito coro: “La vie c’est fantastique, quando segna Patrick Schick”.

 

LORENZO STOVINI D’ORO

Miglior stakanovista della stagione
Questo riconoscimento premia il giocatore che ha fruttato più presenze possibili alla sua squadra. Possibilmente con una media alta…

1) Francesco Acerbi (Lakragasso). E’ l’unico giocatore di movimento a non aver saltato neanche un minuto del campionato appena terminato: 3420 minuti per lui, sempre presente e mai sostituito. E lo ha fatto con la consueta qualità alla quale ormai ci ha abituato da diverse stagioni e che sembra potergli concedere una nuova occasione in una big, italiana o straniera che sia.

2) Antonio Candreva (Labbari). Presenza costante con le sue 38 gare giocate, condite da tanti assist (11) e anche diversi gol (6). L’innesto autunnale del Labbari si rivela più che azzeccato in una stagione in cui nella rosa biancorossa non sono mancati gli stakanovisti da 38 presenze come il portiere Szczesny, Duvan Zapata, e l’interessantissimo difensore Gianmarco Ferrari.

3) Gonzalo Higuain (Celtic). Sempre presente come il suo compagno in biancoverde Donnarumma, ha pienamente rispettato le aspettative e – a dirla tutta – con 24 goal su azione nelle 38 partite le ha anche superate. Con una fanta media green di 8,95, dietro solo ai tre candidati al Corvino d’Oro – si conferma un bomber di prima fascia e di assoluto affidamento attorno al quale costruire una squadra.


CHI L’HA VISTO DI LEGNO

Per il giocatore “fantasma” della stagione.
Questo premio è la versione ancor più sfigata, se possibile, della maggiore delusione. Perché se quest’ultima è frutto di prestazioni opache e caterve di insufficienze, il “Chi l’ha visto?” viene usualmente assegnato a chi, contro tutti i pronostici, il campo proprio non l’ha visto. A volte perché in ospedale, palestra o infermeria. A volte perché in discoteca…

1) Emanuele Giaccherini (Domingo). Dopo un Europeo disputato da protagonista con l’Italia, è stato conteso fino all’ultimo da Torino e Napoli, che se lo è aggiudicato per 1,5 milioni di euro dal Sunderland. Era dunque lecito aspettarsi una grande stagione alla corte di Sarri, che invece lo relega ai margini del progetto Napoli, concedendogli – e pure raramente – soltanto spezzoni di partita da senza voto.

2) Alberto Gilardino (Eagles). Il violino ha smesso di suonare. E dire che era dal 1999 che non chiudeva un torneo completamente a secco di gol e l’anno scorso era andato addirittura in doppia cifra a Palermo. Ironia della sorte, ha atteso che gli Eagles lo acquistassero a 150 mld per smarrirsi nelle infermerie di due retrocesse (Empoli e Pescara) senza vedere praticamente mai il campo.

3) Adel Taarabt (Cusci). Quando a gennaio è arrivato al Genoa in prestito dal Benfica in molti avevano ancora negli occhi le buone cose fatte vedere qualche anno fa con la maglia del Milan. Dopo i due assist nel 3-3 di Firenze, Lorusso punta 220 mld su di lui a febbraio per alzare il tasso tecnico del suo centrocampo, salvo poi ritrovarsi in casa un giocatore in condizioni fisiche assai precarie e quindi relegato sempre tra i rincalzi, per un totale di sei misere apparizioni.

DAVIDE SESA D’ORO

Miglior new entry straniera della stagione
Il miglior straniero all’esordio in Serie A e in SerieAGreen.

1) Franck Kessie (Amici). Indipendentemente dalla sua età vera o presunta, quello disputato dall’ivoriano è stato un grande campionato, soprattutto nella prima parte in cui è risultato decisivo anche a livello realizzativo. Fisicità, corsa e un piede davvero niente male: tutte caratteristiche che hanno portato ottimi frutti, ovvero 6 goal e 1 assist. Decisamente qualcosa in più del “nuovo Gattuso”, come lo ha definito il suo procuratore al momento del passaggio al Milan.

2) Ilija Nestorovski (Wailers). Nonostante la pessima annata del Palermo, questo attaccante macedone classe ’90 è riuscito nella vera e propria impresa di arrivare in doppia cifra, segnando 10 reti in rosanero e 8 (più 2 assist) con la maglia gialloblu dei Wailers, che per accaparrarselo in estate avevano investito poco più di un centinaio di miliardi. La serie B gli starà stretta, sicuramente uno dei pezzi più golosi del prossimo mercato.


3) Giovanni Simeone (Domingo).
Arrivato in agosto al Genoa come riserva di Pavoletti, non si è trovato nemmeno un articolo in cui non fosse citato quale “raccomandato” o “figlio di”, nel migliore dei casi “figlio d’arte”. Per questo nessuno lo fila a settembre, ma a novembre ha già scalzato Pavoletti indirizzandolo verso altri lidi e la Pigna deve fargli ponti d’oro per sottrarlo al Domingo. Il fatto che arrivi comunque a Napoli nel suo momento peggiore, non toglie nulla al fatto che 12 reti alla prima stagione di A sono un gran bel biglietto da visita.

 

GAUCHO TOFFOLI DI LEGNO

Peggior meteora della stagione
Più che meteora, il meteorite che colpisce in testa il malcapitato manager che lo ha acquistato: il campione che poteva essere, ma non è stato.

1) Gabriel “Gabigol” Barbosa (Mojito). Arrivato con un carico d’attese assolutamente insostenibili – a partire dal nickname – si è rivelato uno dei maggiori flop degli ultimi anni di Serie A. Classico immaturo che si crede arrivato, cerca sempre la giocata fine a sè stessa, e non ha digerito un solo grammo del calcio europeo. L’assurdo costo del cartellino (a proposito, il suo agente è stato da poco condannato a 5 anni per evasione fiscale) e la ridicola presentazione in pompa magna, nemmeno fosse Ronaldo, non possono che aggravare il giudizio su un giocatore che è poco più che un oggetto di marketing. Avrà avuto anche poco spazio (solo 1 gol in appena 9 presenze) ma se ben quattro allenatori non lo hanno voluto qualcosa vorrà anche dire. Al Mojito fa coppia fissa in panchina con Vermaelen.

2) Clement Grenier (Domingo): Unico innesto della Roma a gennaio, in molti si saranno chiesti come gli amarantoro pretendessero di battere in coppa una squadra, il Lione, che parcheggia nella Capitale i suoi scarti come se fosse una provinciale. In cinque mesi si vede pochissimo, appena sei partite di cui una sola da titolare, e né la Roma né il Domingo eserciteranno su di lui il diritto di riscatto. Bocciato, dunque, nonostante la nomea di giocatore di classe. Finisce dritto dritto nella costellazione delle meteore del campionato.

3) José Sosa (Eagles). Prelevato in estate per la bellezza di 7 mln dal Besiktas campione di Turchia tra i mugugni dei tifosi milanisti, l’ex Napoli ha disputato una stagione molto al di sotto della sufficienza. Chiamato in causa per sostituire gli infiniti infortuni del centrocampo rossonero, le sue geometrie sbagliate e le altrettante scelte di gioco pessime, hanno portato anche lui a fare panchina fissa nel finale di stagione, in compagnia di altre meteore in maglia Eagles come l’iracheno Adnan o il messicano Salcedo.

 

ANDREA ESPOSITO D’ORO

La miglior convocazione inattesa della stagione

Ogni anno la Nazionale riserva delle piacevoli sorprese. Che sia un esordio assoluto o un ritorno in grande stile, tutto fa brodo quando si tratta di Azzurro.

1) Roberto Gagliardini (Celtic). La prima parte della stagione la gioca nell’Atalanta però a gennaio si trasferisce all’Inter portando molta qualità e qualche bonus al centrocampo del Celtic, che lo tessera a novembre senza badare a spese (360 mld). Considerando che era praticamente un esordiente, avendo giocato una sola partita in serie A prima di questa stagione, la convocazione nella Nazionale maggiore risulta inattesa quanto piacevolmente meritata.

2) Leonardo Spinazzola (Labbari). Dopo tanta Serie B, finalmente un campionato da titolare in A. Si è rivelato fondamentale per il gioco di Gasperini soprattutto nelle sovrapposizioni, aspetto che gli è valso una media voto più che sufficiente. Pagato solo 11 mld, ha portato in dote al Labbari i suoi 4 assist e soprattutto la convocazione in Nazionale, dove è risultato talmente convincente agli occhi di Ventura da essere proposto come terzino sinistro titolare.

3) Simone Verdi (Domingo). E’ stato la rivelazione stagionale del Bologna e se non fosse stato per il grave infortunio a metà stagione, che lo ha tenuto fuori per circa 3 mesi, forse avrebbe meritato altre nominations. Simonetti se lo gode sin dai tempi di Empoli (secondo Bippo Paudo anche da prima) e ne ha fatto addirittura una bandiera per la quale val bene la spesa di 70 mld. Alcuni dei quali rientrati grazie alle convocazioni in azzurro.

 

GRAZIANO PELLE’ D’ORO

“Segnatevi questo nome” della stagione
Quante volte si prende un giocatore che proviene dalla Primavera, magari spesso manco convocato, giusto come ‘riempimento’? Spesso, direte voi. Meno spesso, però, capita che questi ‘riempimenti’ esplodano. Ma quando succede, anche se da gennaio o solo nel finale di stagione, è giusto sottolinearlo. E segnare i nomi sul taccuino.

1) Mattia
Caldara (Mojito). Dopo due stagioni di “gavetta” in B, il suo primo campionato da titolare in Serie A è stato memorabile. Non soltanto è stato sicuro e preciso in fase difensiva, ma il suo apporto è stato pesante anche in termini di reti: in 30 presenze è andato per 7 volte nel tabellino dei marcatori. Un grandissimo lusso per un difensore classe 1993, seppur pagato a novembre la bellezza di 510 mld.

2) Federico Di Francesco (Amici): Più che il merito di aver avuto in squadra un altro giovane Federico (Chiesa), a Roberto Bartolomucci va dato atto di aver portato in biancolilla a settembre un altro figlio d’arte del campionato per soli 8 mld. Una lesione del semitendinoso destro lo ha tenuto fuori dall’Europeo U21 che avrebbe ampiamente meritato di disputare, perché ha qualità, corsa e determinazione.

3) Lorenzo Pellegrini (Lupiae). E’ stata una delle note più dolci dell’annata del Lupiae, caratterizzata dallo scouting di numerosi talenti giovani e italiani, come anche Mazzitelli (preso a settembre a 1mld), Scuffet e Lo Faso. Confermato a settembre per 13 mld dopo averlo avuto anche l’anno scorso, ben 6 gol e 7 assist per il centrocampista ex Roma, che ha preso in mano il centrocampo del Sassuolo, non badando alla sua carta d’identità che recita soltanto 1996.

 

ERNESTO CHEVANTON D’ORO

Miglior rivelazione della stagione
La migliore rivelazione fa da contraltare alla meteora, ossia si tratta o del giocatore più o meno sconosciuto al primo anno di Serie A (Green) oppure del classico sottovalutato di lusso che non solo imbrocca la stagione, ma si rivela essere calciatore di spessore a lungo termine.

1) Seko Fofana (Domingo). Esordisce con grande personalità nella gara inaugurale del campionato contro la Roma, ma non sono stati tanti i manager che in Serie A Green avevano messo gli occhi su questo centrocampista francese classe ’95. Simonetti lo paga solo 27 mld e, nonostante l’infortunio che lo mette ko a inizio marzo, ottiene in cambio 5 gol e la prospettiva di un’ottima plusvalenza.

2) Andrea Rispoli (Acab). Il Palermo è retrocesso, ma l’annata del terzino ex Lecce e Brescia è stata senza dubbio positiva. Difficile immaginarlo a inizio stagione, ma Gallicchio – che di rivelazioni se ne intende, vedi anche l’ottimo investimento su Falcinelli – lo pesca a 22 mld e lui lo ripaga con sei gol e tre assist in 32 partite.

3) Lucas Torreira (Mojito). Oltrepassa i cancelli di Bogliasco in punta di piedi dopo una buona stagione in B a Pescara, convinto di doversi inserire a piccoli passi. E invece, fin dalla prima giornata, mister Giampaolo gli ha affidato le chiavi del centrocampo. Piccolo ma tosto, rude ma leale, l’uruguagio ha stupito tutti per impostazione e interdizione e a Lizzanello se lo sono goduti per soli 20 mld.

 

MIMMO CATALDO D’ORO

Miglior intuizione della stagione
La migliore intuizione è sempre quella che nasce dal nulla. L’anonimo pagato 1 in estate, il panchinaro fisso che poi ruba il posto o il gregario che imbrocca la stagione d’alto livello, per la felicità del fantallenatore che l’ha scelto.

1) Amadou Diawara (Lakragasso). La scorsa estate fu uno dei grandi esclusi dalle nomination, quest’anno viene confermato da Lakragasso a soli 12 mld e rimette in discussione tutte le gerarchie faticosamente conquistate in un anno da Jorginho al Napoli. Sarri lo lancia nella mischia proprio nelle partite che contano, salvo poi tutelarne maggiormente la crescita nel finale di stagione. Talento puro: plusvalenza sicura o nuova bandiera?

2) Emerson Palmieri (Mojito). Dopo la frittata estiva col Porto costata l’eliminazione in Champions della Roma, alzi la mano chi avrebbe scommesso un centesimo su questa sorta di meteora, già transitata senza successo in Serie A a Palermo. Stefano Linciano lo prende a prezzo di costo, 3 mld, e (complice anche l’infortunio di Florenzi) si ritrova in casa un titolare di un top team tutto grinta, corsa e velocità.

3) Andrea Petagna (Wailers). “Forse spera nella precedenza”, avranno pensato tutti all’asta di settembre quando Angelo Tarantino si è aggiudicato questo spilungone di 21 anni alla miseria di 5mld, senza però affiancargli i presunti titolari Paloschi e Pinilla. E invece il centravanti scuola Milan ha scalzato tutti i suoi concorrenti a suon di prestazioni positive, molti assist e qualche gol. In altre parole: punta titolare della squadra rivelazione del torneo presa a niente.

 

CARLO REGALIA DI LEGNO

Maggiore delusione della stagione
Grandi nomi, grandi firme e spesso anche grandi pacchi. Gente navigata, palloni gonfiati ma infine inconcludenti sono i principali candidati a questo premio.

1) Alessandro Diamanti (Acab): Fiore all’occhiello della campagna acquisti del Palermo, nella gestione De Zerbi viene impiegato con continuità con risultati abbastanza deludenti: 8 volte titolare nella striscia di 9 sconfitte consecutive. Nel bailamme delle panchine rosanero viene spesso accantonato o messo in discussione, risultando di fatto inutile per le sorti dell’Acab anche quando nell’ultima parte di stagione sembra dare tardivamente qualche segnale di vita.

2) Miralem Pjanic (Cusci). La sua prima stagione alla Juve è molto meno ricca di bonus rispetto alle precedenti e nonostante i 5 gol e 8 assist in 30 presenze si può tranquillamente affermare che Vito Lorusso non sia rientrato dei 200 mld spesi per lui a inizio stagione. Col passare delle giornate arretra sempre più il suo raggio d’azione, trasformandosi da trequartista in regista prima e mezzala di contenimento poi, spesso non reggendo la responsabilità della fascia di capitano dei campioni Serieagreen in carica nella grottesca alternanza con Cuadrado.

3) Riccardo Saponara (Flipper). Pagato 161 mld, ha sprecato l’ennesima occasione prima con un girone d’andata giocato con broncio e freno a mano ad Empoli, poi con quello di ritorno ai margini della Fiorentina di Paulo Sousa. Sparito completamente dai radar uno di quei giocatori su cui tutto il panorama calcistico nazionale contava di fare affidamento. Mangia gli affianca tutti gli insufficienti viola a febbraio, ma riesce solo a peggiorare le cose.

 

DELIO ROSSI D’ORO

Miglior resurrezione della stagione
Questo premio va a chi, considerato bollito, oppure messo fuori rosa o in lista per il trasferimento, riemerge dal periodo buio per regalare soddisfazioni ai manager che, seppur con la tentazione di cederlo, hanno saputo insistere e puntare su di lui.

1) Edin Dzeko (Labbari). Dire che la scorsa stagione aveva semplicemente deluso sarebbe stato usargli una nobile cortesia. Non tutti ci credevano, ma ha saputo rifarsi dimostrando le sue capacità da attaccante puro e riuscendo a mettere a segno 29 gol e 8 assist, che gli sono valsi il titolo di capocannoniere della Serie A e la titolarità inamovibile nella Roma di Spalletti.

2) Ciro Immobile (Wailers). Giunto tra lo scetticismo generale per le sue certamente non memorabili esperienze all’estero, in molti lo credevano già bollito come il suo ex compagno di meraviglie Cerci. E invece segna con costanza in tutta la prima parte della stagione, cala un po’ nel finale, ma regala lo stesso grandi soddisfazioni ai tifosi dei Wailers. Per lui 23 gol e 3 assist.

3) Kevin Strootman (Celtic). Da un po’ di tempo a questa parte ogni anno doveva essere quello della resurrezione e invece finiva sempre col farsi male. Stavolta invece mette in fila 33 presenze con 6 assist e 4 gol per la gioia di Barbaro e Santini che hanno creduto (e rischiato) tantissimo in lui, tanto da pagarlo 163 mld a settembre, come centrocampista più caro in rosa. Scommessa vinta.

 

ROBERTO RIZZO  D’ORO

Miglior giovane della stagione
Ci sono giovani che a inizio campionato partono con il posto da titolare, ma non tutti hanno il coraggio di scommetterci, temendo scottature. Questo premio va al giovane che si è saputo affermare sia in Serie A che in Serie A Green.

1) Andrea Belotti (Lupiae): Difficile fino alla fine scegliere se premiare lui o Federico Bernardeschi per il Lupiae in una stagione in cui – con Insigne – hanno composto un tridente tutto italiano che ha fatto venire gli incubi a ogni difesa avversaria. Lo scegliamo perché, a differenza del Divin Biondino ancora utile in U21, il Gallo è ormai indiscutibilmente la punta titolare della Nazionale. Le 27 reti stagionali in 35 presenze certificano la qualità assoluta di questo centravanti sontuoso che ricorda nello stacco Gianluca Vialli e nella pre-potenza il miglior Vieri, ma il cui carattere generoso e combattivo è di enorme aiuto a tutta la squadra.

2) Andrea Conti (Domingo). I terzini non sono un segreto per Marcello Simonetti. Così, dopo aver trionfato in questa categoria già l’anno scorso con Adam Masina, ci riprova anche stavolta con il giovane esterno destro bergamasco (senza dimenticare Di Marco…) autore di una stagione a dir poco spettacolare, sintetizzata dal gran gol in rovesciata messo a segno contro il Genoa. Oltre a quello altre 7 reti e 4 assist, vera e propria benzina per il motore del Domingo che grazie a lui sprinta verso lo scudetto. Abile sia come quarto di difesa che come esterno di centrocampo a 5, Gasperini lo azzarda con successo anche avanzato nel 4-2-3-1: ora è nel mirino di tutte le big, oltre che ospite fisso a Coverciano.

3) Sergej Milinkovic-Savic (Lakragasso) Le quattro realizzazioni e i sei assist messi a segno non rendono l’idea di quanto la stagione di questo ventiduenne serbo sia stata sorprendente. Insieme all’altra epifania Skriniar, sono il vento dell’Est che soffia forte sulle ambizioni del nuovo Lakragasso portando in dote due trofei. Centrocampista totale, forte sia tecnicamente che fisicamente (è primo nella classifica dei duelli aerei vinti: il 65% delle volte che stacca la palla è sua!), dotato di grande spirito di sacrificio e tempi di inserimento da manuale. Cestista mancato, è stato pagato solo 30 mld perché quest’anno avrebbe dovuto contendersi il posto con il nativo laziale Cataldi, che però anche per merito suo è finito in esilio a Genova.

PEPPINO PAVONE DI LEGNO

Peggior affare della stagione
Riconoscimento a chi ha toppato il mercato interno, prendendo fischi per fiaschi e indebolendo clamorosamente la propria compagine a vantaggio di qualcun altro.

1) Federico Chiesa (Amici). Dimentica tutto quanto di buono fatto vedere fin lì nel momento stesso in cui indossa la casacca biancolilla. E dire che per lui a Cisterna erano stati fatti sacrifici importanti sul mercato interno, da Marchisio a Barreto, da Sau a Lapadula, per racimolare i 1112 mld necessari a battere l’agguerrita concorrenza invernale. Nella seconda parte di stagione però ha viaggiato anche ad un ritmo molto più contenuto rispetto all’avvio straripante tanto che ha finito per perdere la titolarità nelle ultime partite di campionato. Era la carta del tutto per tutto per Bartolomucci, ma non si è rivelata vincente.

2) Josip Ilicic (Flipper).
Dall’anno di gloria all’anno di miseria, dalle stelle alle stalle in una sola stagione calcistica. Dall’essere decisivo all’essere spesso comparsa. Dalla freddezza dal dischetto e sotto porta, alla sfortuna dei tanti legni colpiti. Una metamorfosi in negativo della quale Angelo Tarantino si disfa prontamente rifilandolo insieme Go!Rodriguez – anche lui in fase calante – al poco furbo Fabrizio Mangia, che decide di collezionare tutte le più sbiadite figurine viola, assicurandosi la certezza della retrocessione a vantaggio proprio dei Wailers.

3) Leonardo Pavoletti (Cusci). Non vorremmo scoprire l’acqua calda sottolineando in questa sede come sarebbe stato molto meglio per il Cusci tenersi Deloufeu a febbraio, anziché intenerirsi dinanzi all’interpretazione da oscar di Walter Bucci. Tutto quanto ne consegue, dai 1000 mld elargiti al Curtale per portalo a Possidente fino agli innumerevoli s.v. costati la retrocessione, entra di diritto a far parte dell’agenda dei rimpianti rossoverdi. Alla luce dei fatti, acquisto praticamente inutile. O peggio, addirittura dannoso.

GINO DIMITRI D’ORO

Miglior affare della stagione
Il riconoscimento a chi ha saputo far fruttare al meglio il mercato interno, traendo il massimo da uno scambio oppure da un turbinio di affari interni per poi far suo al top player all’asta riparazione.

1) Leonardo Bonucci (Lupiae).
Autore di 3 gol e fuori per turnover solo in due occasioni, arriva alla corte di Luca Brindisino quando i giochi del mercato interno sembrerebbero ormai conclusi. Il manager salentino, però, sa che Bucci ha ancora bisogno di qualche miliardo per poter fare la voce grossa all’asta, ma soprattutto sa che lui a quell’asta difficilmente ci potrà essere, perché per quella data è previsto l’arrivo del primogenito Tommaso. Allora si rimbocca le maniche nei giorni precedenti per portare in verdeazzurro gente del calibro di Bonucci, (a 200 mld probabilmente il miglior difensore della Serie A), ma anche Marchisio, Sau e Pucciarelli, alternative che hanno dato fiato ed equilibrio alla squadra nel difficile rush finale.

2) Edin Dzeko (Labbari). Marco Tedone è stato uno dei grandi protagonisti del mercato interno di quest’anno, muovendosi con sagacia e pazienza al fine di migliorare la squadra. Obiettivo raggiunto, anche a costo di sacrifici pesanti come Hamsik e Manolas, sin dall’arrivo di Candreva dal Mojito, passando per l’esplosione di De Guzman nonappena passato in biancorosso e completato poi col capolavoro Dzeko, fondamentale pedina per un attacco rimasto orfano dei gol dei vari Paloschi e Defrel e grazie al quale il manager barese alza al cielo la seconda coppa consecutiva in due anni.

3) Marek Hamsik (Pigna). Gli azzardi del mercato interno del Pigna di novembre e febbraio avevano fatto dire a tutti che la franchigia marchigiana sarebbe retrocessa al 120%, con tanto di legni annessi. Invece Bucci non solo si salva, ma lotta fino alla fine per un piazzamento Champions e la finale di Europa Green con i vari Deloufeu e Hamsik. In particolare quest’ultimo non si può certo dire che abbia deluso le aspettative: gioca tutte le partite ed è sempre l’ultimo ad arrendersi, visto che nelle sfortunate gare decisive per i rosanero (Celtic in campionato e Lakragasso in Coppa) esce a testa alta e con un 10 in pagella.

GUIDO ANGELOZZI DI LEGNO

Peggior acquisto della stagione
Il flop più pesante, quello che ha inciso in negativo sugli equilibri sportivi ed economici della squadra.

1) Carlos Bacca (Eagles). La tripletta contro il Torino alla prima giornata è stata abbagliante come il sole d’agosto. Gli Eagles cascano nel tranello e spende per lui 424 mld per avere solo 9 gol su azione, 4 su rigore conditi anche da 2 errori dal dischetto. Numeri troppo scadenti per un centravanti considerato top in fase d’asta, Sesa d’Oro uscente e che risulta talmente svogliato e desideroso di andarsene che a un certo punto perde pure il posto da titolare, chiudendo la sua avventura in Italia tra i fischi di San Siro. Senza alibi.

2) Arkadius Milik (Cusci). L’assonanza del nome troppo simile a una bestemmia doveva essere già un fosco presagio per Vito Lorusso, che decide comunque di acquistarlo a 460 mld per continuare la tradizione che lo vede schierare la punta del Napoli. E dire che aveva iniziato bene, oltre le aspettative, ma un tremendo infortunio lo fa fuori per mesi. Quando rientra, trova davanti a sé l’alieno Mertens e non vedrà più il campo nemmeno per qualche scampolo di gara, lasciando il Cusci spesso senza un fondamentale voto in attacco e praticamente con un “obbligo di riscatto” – in tutti i sensi –  per il 2017/18.

3) Alberto Paloschi (Labbari). In una stagione da sogno per tutta l’Atalanta, è stato l’unico che non è riuscito a ritagliarsi il proprio spazio e ad incidere quando è stato chiamato in causa. Richiamato in patria dallo Swansea per 6 mln di euro, l’ex Milan e Chievo avrebbe dovuto essere l’ariete di questa squadra, ma dopo 5 apparizioni (di cui 4 sconfitte) senza nessun risultato, si è seduto definitivamente in panchina in favore di Andrea Petagna. Tedone lo acquista a settembre per 250 mld e lo trattiene anche a gennaio a dispetto delle numerose richieste, sperando si accasi altrove per giocare titolare. Ma gli scoppia in mano una brutta minusvalenza.

 

PANTALEO CORVINO D’ORO

Miglior acquisto della stagione
Il giocatore che fa la differenza, che ti fa vincere le partite anche da solo se necessario, l’incubo di ogni avversario.

1) Alejandro Gomez (Curtale). Pagato come un attaccante di terza fascia (186 mld) stato lui stesso a definire questa stagione “epica”. In doppia cifra sia come gol che come assist, ha trascinato Atalanta e Curtale, che in molti davano inizialmente come retrocesse, alla rimonta e alla gloria di Coppa, rievocando i fasti di un ex idolatrato alla Joice Arena, tale Ronaldinho Gaucho. Se la Dea è tornata in Europa e Dario Brindisino ha vinto la Champions Green, infatti, molto del merito è suo, che con 10 reti diventa il cannoniere di coppa più prolifico della Champions, col il punto esclamativo del poker in finale contro e in casa del Domingo.

2) Lorenzo Insigne (Lupiae). Era difficile per lui migliorare i numeri già top fatti registrare l’anno scorso, eppure lo ha fatto trascinando il Lupiae (spesso e volentieri anche con la fascia di capitano al braccio) con 16 reti e 8 assist: tanta roba rispetto ai 216 mld spesi dalla società verdeazzurra per portarlo a Lecce a settembre. Dopo un avvio un po’ diesel, dispensa magie per tutta la stagione, regalando perle dalla lucentezza inarrivabile e diventando persino il leader di quella Nazionale Italiana che Luca Brindisino ha tanto voluto valorizzare e che gli ha consegnato le chiavi della maglia numero 10, consacrandolo come il giocatore attualmente più talentuoso del panorama nostrano.

3) Dries Mertens (Domingo). Quando acquisti a 305 mld un attaccante che da quando è in Italia non è mai partito tra i titolari e ti ritrovi in squadra il crack del campionato, il risultato è quasi scontato: quasi tutti coloro che avevano Mertens al fantacalcio quest’anno hanno vinto. E’ stato così anche per il Domingo, trascinato dai 32 gol del belga, inarrestabile come prima punta dopo l’infortunio di Milik e la cessione di Gabbiadini. Con classe, furbizia e cinismo ha sfoderato una stagione da bomber dando uno schiaffo morale a chi gli aveva dato del mediocre dopo le sole cinque reti dell’anno scorso. Facendone sei volte tanto.

ZDENEK ZEMAN D’ORO

Premio Fair Play al manager più sportivo della stagione

E’ probabilmente il riconoscimento più ambito in Serie A Green. A contenderselo di solito i manager che, durante la stagione, hanno saputo dare sfoggio ed esempio di correttezza, serietà e spirito sportivo, sia dal punto di vista formale che informale.

1) Roberto Bartolomucci (Amici). L’arrivo del primogenito Filippo ci regala foto dalle espressività già mitologiche e non sposta di un millimetro l’attaccamento ai colori biancolilla di Roberto Bartolomucci che, anzi, mette a disposizione la propria magione per il mercato iniziale e per tutte quelle di riparazione, diventando il Re delle aste laziali nonché archivista nascosto di tanti file audio che su whatsapp sembravano persi, salvo poi essere tirati fuori improvvisamente ma sempre al momento opportuno.

2) Vito Lorusso (Cusci):
Implementa il sito con una serie innumerevoli di funzioni che sarebbe impossibile elencare, curando il montaggio di tante puntate di Football Green nel cuore della notte anche quando non c’erano contenuti suoi. Mattatore indiscusso ad ogni asta, eccede lasciando Deloufeu al Pigna che lamentava di non aver ben compreso la regola delle precedenze. Lancia la moda delle t-shirt con gli hashtag, che scommettiamo di vedere ben presto addosso a presidenti, presidentesse e patron vari della Serieagreen.

3) Marco Tedone (Labbari). Vive tutta la stagione praticamente in funzione di questo premio e merita la nomination non solo per quanto fatto vedere fuori dal campo, dove anche quest’anno svolta a tutti la festa finale regalandoci (forse per l’ultimo anno?) un weekend da sogno in quel di Tederly Hills a Corato. Ma anche per quanto fatto sul campo, dove a differenza di altri tempi in cui arrivava alle finali senza saperlo e senza schierare la formazione, stavolta è sempre ligio, scrupoloso e attento a non falsare il campionato anche quando ormai non ha più nulla da chiedere.

 

PANCHINA D’ORO

Miglior allenatore della stagione
La scelta giusta alla giornata giusta, la consegna in orario, non si distrae facilmente e sa anche contraddire i media.

1) Dario Brindisino (Curtale). Si conferma anche quest’anno laureato in Champions Green (2° di fila, 3° in 4 anni!) con dottorato in rimonte epiche. Riesce, infatti, a salvare una squadra data per retrocessa alla fine del girone d’andata, spremendo al massimo il materiale a sua disposizione, poco altro in verità oltre a Nainggolan e Gomez, un Nagy e un Inglese). A questo – e alla Supercoppa Green – si aggiunge un’ulteriore nota di merito per essere stato il manager con la più alta media punti avversaria: ben 72,22 punti subiti a partita.

2) Totò Alaimo (Lakragasso). Si riprende con gli interessi le soddisfazioni che erano mancate l’anno scorso, confermando di essere un mister che fa della valorizzazione dei giovani il suo punto di forza. Fuori dal podio per la crudeltà degli scontri diretti, si porta comunque a casa un’Europa Green e una Mitropa Green di tutto rispetto, alimentando una bacheca che ormai da tre anni di fila non smette di riempirsi. Biraghi, Skriniar, Freuler, Zielinski, Paredes, Muriel e Iemmello sono solo quelli che non sono finiti in nomination…

3) Marcello Simonetti (Domingo). L’abnegazione che paga. Il manager che più di tutti si dedica al fantacalcio alla fine la spunta su tutti, portandosi a casa il secondo scudetto in pochi anni. L’attenzione maniacale nello schierare la formazione, spesso cambiata più e più volte fino agli sgoccioli del countdown, dimostra come Simonetti non abbia lasciato nulla al caso, riuscendo a portare alla vittoria una rosa sulla carta meno competitiva delle concorrenti e complicata da gestire per via dei tanti doppioni.

PANCHINA DI LEGNO

Peggior allenatore della stagione
Il riconoscimento che va al mister che non è stato capace di gestire al meglio la propria rosa, sbagliando moduli, capitani, formazioni in generale.

1) Roberto Bartolomucci (Amici). Un’annata da dimenticare in fretta. La stagione dell’amore si è trasformata nella stagione del dolore, con sole sei vittorie, ben quattordici sconfitte per un magrissimo bottino di 28 punti in classifica. Undici punti nel girone di ritorno sono il magro bottino per una retrocessione che, anche dopo il mercato di febbraio, sembrava comunque inevitabile per i troppi errori commessi in fase di formazione e di scelta del capitano. Riesce a fare addirittura peggio del 2009/10: il più scarso Amici di Moira Orfei della storia della Serieagreen.

2) Marco Gallicchio (Acab). A grande richiesta dalle nomination condivise, finisce in questa poco onorevole graduatoria dopo una stagione decisamente al di sotto delle aspettative. Doveva e poteva essere l’anno del primo grande trofeo dell’Acab, le premesse c’erano tutte, ma Gallicchio è stato in grado di sgretolare ogni certezza della sua rosa sbagliando puntualmente le scelte di formazione e restando a bocca asciutta anche stavolta. Emblematica la finale di Green Cup persa 3-0 col Labbari: l’arrivo del giovane Lorenzo aggrava ancor di più i rimpianti per un 2016/17 che a Novoli tutti si aspettavano differente.

3) Fabrizio Mangia (Flipper). Doveva e poteva salvarsi abbastanza tranquillamente, ma i miseri sette punti nelle ultime dieci partite sono stati l’emblema di una discesa ripidissima che gli azzurrocelesti hanno dovuto affrontare senza freni. L’incapacità di Mangia di saper esaltare l’estro dei vari El Sharaawy, Toloi e Cristoforo ha indotto la dirigenza a privarsene per lasciare più spazio ai vari Benali, Vecino o Joao Pedro, rigorosamente in panchina però ogni qual volta andavano a segno.

SCRIVANIA D’ORO

Miglior presidente della stagione
Questo premio va a chi ha messo in piedi la rosa più competitiva, sapendo gestire bene l’equilibrio acquisti-cessioni, dall’inizio alla fine, negli scambi interni come negli esterni.

1) Luca Brindisino (Lupiae): Annata quasi perfetta, a un punto dalla gloria. Dopo aver borbottato per dieci anni sul mancato ricambio generazionale in Nazionale, decide di far da sé costruendo una rosa giovane e a fortissime tinte azzurre, capace di fruttare ben 495 mld di convocazioni in tutta la stagione, che uniti ai 724 incassati con le trattative vanno a coprire praticamente tutte le spese sostenute su un mercato, interno ed esterno, praticamente inappuntabile. Le tre magnifiche B di Belotti, Bernardeschi e Bonaventura, l’incredibile verve stagionale di Insigne, Pellegrini e Dzemaili, gli innesti decisivi di Bonucci, Marchisio e Sau, gli under Mazzitelli (pagato 1 a settembre), Scuffet e Cataldi hanno regalato ai leccesi una stagione da 2175,5 punti totali, più di tutti in Serieagreen. Goleade e calcio spettacolare ogni domenica hanno fatto da cornice alla stagione del ventennale dalla fondazione della società, che magari non sarà stata festeggiata con nessun trofeo in bacheca, ma sicuramente verrà ricordata come quella con l’organico più affascinante e romantico dal 1996 ad oggi.

2) Marcello Simonetti (Domingo). A inizio stagione le scelte del Domingo sembravano più di un azzardo: difensori spesso a rischio infortunio, il centrocampo del Bologna e le riserve del Napoli e due big in attacco come Mandzukic e Mertens che partivano indietro nelle gerarchie di Allegri e Sarri. Col passare delle giornate, però, i punti da interrogativi si sono trasformati in esclamativi, con Pasqual e Krejci sugli scudi (giusto per citare quelli rimasti fuori dalle nominations) e soprattutto il decollo di M&M. Col cambio di modulo juventino, il croato Mandzukic ha calcato le orme di un altro domenghino doc – Eto’o – evolvendosi in un ruolo di esterno che sembrava impossibile per le sue caratteristiche e diventando così imprescindibile. L’infortunio di Milik e il flop di Gabbiadini al Napoli, poi, hanno dato il là alla soluzione che i partenopei cercavano senza successo dai tempi di Cavani e Higuain: il falso nueve, interpretato da uno strepitoso Mertens, primo capocannoniere della Serieagreen targato Domingo. L’acquisto di Simeone, pur non decisivo, è da elogiare in quanto cercato e voluto con pazienza e a tutti i costi, con la stessa dedizione con cui ha cercato e voluto il secondo scudetto.

3) Paolo Memola (Terlizzi). Dalla retrocessione del 2012 ad oggi, il Terlizzi ha sempre disputato campionati di alto livello: ininterrottamente presente in Champions, tre volte negli ultimi cinque tornei nelle prime quattro posizioni, spesso con una coppetta sotto braccio. Anche quest’anno, la franchigia pugliese riempie la sua bacheca col Trofeo Green e un terzo posto a dispetto dei pronostici che lo vedevano come squadra brutta e non all’altezza di un campionato di vertice. Paolo Memola non solo ha dimostrato di avere ormai la scorza dura per non dare credito a nessun tipo di millantazione, ma si è anche preso parecchie soddisfazioni se è vero che quella squadra “brutta” ha totalizzato ben 2173 punti, recuperando fiato proprio quando tutti la davano per spacciata grazie anche agli acquisti messi a segno dal manager azzurrogranata, poco appariscenti ma in pratica tutti decisivi. Grande stile, infine, nell’accettare il verdetto della finalina 3°-4° posto di Champions Green, anche se ancora non si capisce quale sia stato…

SCRIVANIA DI LEGNO

Peggior presidente della stagione
Ci sono annate in cui si sbaglia tutto, si compra a troppo e si rivende a poco, si investe male e si ripara peggio. La scrivania di legno è forse il premio che nessuno vorrebbe ricevere.

1) Jos Corasaniti (Eagles): Assente. Potremmo sintetizzare così la stagione di Jos Corasaniti che si è letteralmente accomodato sul fondo della classifica praticamente sin da inizio stagione, senza nemmeno abbozzare una minima reazione. Nessun movimento di mercato (costretto a cambiare la precedenza Armero con Pisacane e praticamente stalkerizzato da Acab e Mojito per cedere Sportiello), riesce nell’impresa di giocare coi i tre portieri delle squadre più battute del campionato: Posavec, Bizzarri e Cordaz, di cui i primi due a un certo punto perderanno pure il posto a causa delle troppe papere. Non riesce ad approfittare dell’annata in cui è la franchigia che ha subito meno gol di tutti, anzi, per non farsi mancare nulla, si becca anche la Cucchiara di Legno arrivando ultimo nello Scalone con 3 sconfitte su tre partite di Green League.

2) Stefano Linciano (Mojito): Un’altra annata sciagurata per i neroverdi di Lizzanello. Puntare tutto (500 mld) su Dybala coperto da una difesa monstre si è rivelata una scelta boomerang, visto che i vari Ocampos, Valdifiori, Farias (per non parlare di Destro, Cigarini, Nagatomo o Gabigol) steccano la stagione. Le intuizioni di mercato che negli ultimi tre anni avevano portato il Mojito sempre in Champions, col picco del secondo posto dell’anno scorso, quest’anno si sono rivelate tutte dei flop, togliendo valore alla squadra anziché aggiungerlo e riportando i Dealers negli inferi per la quarta volta in otto stagioni.

3) Vito Lorusso (Cusci): “L’ascensore non la temiamo”. Con questa dichiarazione blasfema rilasciata all’indomani dello scudetto dei record, si era praticamente autocondannato alla retrocessione. Costruisce una rosa sulla falsariga di quella precedente (spina dorsale Juve, attacco Napoli-Sassuolo, ecc.) ma con molta meno qualità e molti più ballottaggi: in una parola ingestibile, al di là dell’alibi infortuni, e lo dimostra domenica dopo domenica non azzeccando praticamente nulla. Riesce a peggiorare il peggiorabile anche sul mercato, diventando l’unica squadra a fare meno di 2000 punti in totale: la peggiore del campionato, con soli 39 gol fatti. In altre parole: un’altra stagione dei record… Retrocessione che “Crosta” caro, non accadeva dal 2011.

5 pensieri riguardo “La Piazzetta dello Sport presenta: le Nomination 2016/17

  • Spettacolo! Davvero un gran Torgio…

    Unico appunto da Napoli le motivazioni su Marko Pjaca:

    “… ma dato che il Domingo lo aveva pagato solo 35 mld a settembre, nessuno si aspettava che scaricasse una probabile plusvalenza ad aprile, per prendere il millennial Moises Kean, senza farlo peraltro mai giocare.”

    In realtà tutti si aspettavano lo scarico di una POSSIBILE MINUSVALENZA ad aprile; semplicemente xchè Pjaca è costato ben 158! e nn “solo 35” come indicato da Torgio.
    Poco male, Pjaca da noi stessi inserito nei Legni ci sta tutto.

    Nomination stupende!

  • Lupiae Calcio 1996

    Si, come hai detto giustamente la sostanza non cambia, ma la slot da 35 era quella di Martinez, chiedo venia.

  • Io ogni anno rimango sempre senza parole… Un piacere leggere, un piacere commentare, un piacere votare… Lunga vita al cugino, alla sua creatività e alla sua dedizione.

  • Lupiae Calcio 1996

    Grazie caro, ne approfitto per sottolineare come per me sia sempre un enorme gioia fare questo gioco finale e lo dico con ancor più consapevolezza ora che ho scoperto sulla mia pelle le vere gioie della vita. Perché a mio avviso il vero guaio è quando permettiamo agli eventi della vita di cambiarci, di farci diventare altro da quello che siamo, anziché valorizzarci per quello che siamo. Mi sono sempre puzzati un poco quelli che non fanno più le cose perché sono cresciuti, perché ormai lavorano, perché ormai sono sposati, perché ormai hanno i figli. Specialmente quando si tratta di giocare, di far sopravvivere il bambino che è dentro di noi. L’esistenza si evolve, è chiaro, il tempo per fare tutto diminuisce e le energie di conseguenza. Ma mi sono reso conto che è come una valigia. Se fino a un certo punto ti sembra enorme e ci metti di tutto e di più, negatività comprese, poi realizzi che in realtà è molto più piccola di quello che sembrava. Allora innanzitutto cominci a buttare fuori le negatività, dopodiché ti impegni, pieghi bene bene i vestiti e vedi che alla fine se ti organizzi dentro ci sta tutto quello che ti serve e ti rende felice.
    Per cui dalla mia valigia non credo che toglierò mai queste cose. Le ho dovute piegare meglio, certo, come ho sottolineato in premessa alcuni passaggi di alcune nomination non sono di mio pugno, così come ad esempio alle serate non faccio più le 6 di mattina a caricare le casse sul furgone, ma porto i miei dischetti alle 11 e all’1 saluto tutti e torno a casa. Ma ti assicuro che nella mia valigia c’è tutto quello che mi serve, che mi rende felice, anche grazie alla vostra compagnia e amicizia.

  • Che bellezza…mi associo su tutta la linea…#eternaciovinezza

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