Serie A Green
COMUNICATI UFFICIALI

Lettera aperta dell’MPG

 

 

Cari Presidenti tutti,

scrivo questa lettera aperta mettendoci la faccia e ammettendo che forse avrei dovuto esprimermi in questo modo già in precedenza.

Come sapete negli ultimi mesi ci sono stati degli episodi che non mi hanno lasciato indifferente. Il dispiacere più grosso è stato non vedere alcuni di voi a Corato alla festa finale, per di più dopo che uno di noi si era tanto prodigato per metterci a disposizione una casa e tutti i conforti che questa recava. Sono convinto che ogni assente avesse delle motivazioni valide, ma avrei gradito che queste fossero comunicate, anche in maniera scherzosa o fintamente ufficiale come piace a noi, sul sito a beneficio di tutti proprio a testimoniare la volontà di fondo che era quella di esserci, e non con una comunicazione privata che sapeva tanto di giustificazione scolastica o di formalità da sbrigare.

 

A seguire, è stato increscioso constatare come, sempre a fronte dell’impegno di un singolo per replicare a Praiano la fantastica situazione di Corato, c’è stato da parte di alcuni partecipanti un atteggiamento che oserei definire di menefreghismo. Anzitutto perché nessuno si è messo in empatia con chi stava organizzando, non rispettando i tempi di risposta. Ma soprattutto perché non ci si è sforzati minimamente di cercare delle soluzioni che non fossero quella di contravvenire a un articolo del regolamento. Non mi va di pensare che ci fosse qualcuno che avesse dilatato i tempi appositamente, facendo “prescrivere” il sondaggio solo per tirare acqua al suo mulino. Al contrario ho apprezzato chi, pur sbagliando formalmente, ha fatto capire di preferire la presenza di tutti a eventuali soluzioni provvisorie. Anche se questo, è bene ricordarlo, ha generato poi il caos. Un occhio del ciclone nel quale, per l’ennesima volta, mi sono dovuto infilare personalmente uscendone come sempre marrone e puzzolente. Salvo poi farmi una doccia e cercare di dimenticare tutto più velocemente possibile.

Infine, mi mortifica vedere come già alla prima giornata si sia potuto partorire un elefante da un topolino. Certo, sarà anche colpa dei nuovi mezzi di comunicazione che, ci piaccia o meno, non siamo ancora capaci di saper utilizzare nel modo corretto, forse perché (ci piaccia o meno, cap. II) siamo ormai tutti di un’altra generazione. Tuttavia mi è sembrato che, considerando l’iniziale (forse apparente) accettazione del regolamento, sia scattato qualcosa che onestamene però non ho capito, capace di scatenare un sentimento di rivalsa, quasi a dover dimostrare non la propria ragione, ma la propria capacità di saper aver ragione. A tutti i costi: è diventata una questione di principio, che alla fine ha portato a una decisione che onestamente non dispiacerebbe affatto se fosse soltanto una trovata mediatica.

Il minimo comune denominatore di tutte queste vicende è lo stesso: la partecipazione. O meglio, la mancanza di partecipazione. Nel primo caso, come detto, bastava comunicarlo simpaticamente sul sito, anche senza videoclip o fotomontaggi. Nel secondo, bastava votare tutti per tempo ed eventualmente si sarebbe trovata sempre tutti insieme una soluzione indolore. Che magari sarebbe stata la stessa, ma se fosse stata partecipata non avrebbe suscitato le medesime polemiche. Nel terzo caso, infine, la mancanza di partecipazione è la punizione che si vuole infliggere al gioco, perché a soffrirne non sarà tanto chi la metterà in atto ma chi la subirà, venendo privato di uno dei 16 tasselli che compongono questo puzzle, che non sarebbe lo stesso con 15, né forse con 17.

Di contro, quello che chiedo anzitutto con questa mia è proprio una maggiore partecipazione, non tanto al gioco o agli sfottò (quella mi sembra sempre massima) ma al meccanismo che rende il “circo”, come ama definirlo qualcuno, capace di sopravvivere nella sua unicità. Ognuno può metterci del suo, anche se non organizza calendari o se non scrive rubriche. Basterebbe fare uno sforzo di immedesimazione, cercando di capire che comunque non è semplice tenere in piedi una baracca come questa e che i sacrifici che si affrontano non saranno mai abbastanza in confronto al beneficio che si riceve facendoli, ma non per questo c’è un credito di pazienza illimitata di fronte a determinate situazioni, specialmente se queste si verificano a distanza di così poco tempo l’una dalle altre. Inutile dire che ci sono stati tantissimi casi scottanti (anche più di quelli citati) in questi anni eppure ne siamo sempre usciti più forti, spesso con nuove norme che miglioravano le precedenti e andavano a disciplinare eventuali falle: non si arriva a 16 pagine di regolamento per caso. Dal 1994 ad oggi, si sono succeduti in questo campionato quasi 70 manager; quelli che hanno lasciato per “incompatibilità” li potete contare sulle dita di una mano e ve ne resteranno anche di libere; alcuni hanno abbandonato per scemata passione per il calcio, ma anche qui non farete fatica a enumerarli; la maggior parte di quelli che non giocano più, invece, hanno passato la mano perché non avevano più tempo e modo di partecipare, perché si sono resi conto che questo fantacalcio richiede molto più di una formazione al sabato pomeriggio e che se quel qualcosa di più non si ha bisogno di darlo (badate bene, no “non si riesce a darlo”) allora è giusto che quel posto lo prenda qualcun altro. 

Ora, in questi giorni mi ero prodigato insieme ad un altro volenteroso presidente nel cercare di formulare una proposta per l’asta iniziale 2014/15 che potesse essere benvoluta da tutti (posti letto, elettricità, aria aperta, mare, campagna, buona cucina…) e allo stesso tempo decisa con 12 mesi di anticipo, onde potersi organizzare senza patemi. Mi sembra evidente però che adesso la priorità è capire se quella che si sta vivendo è una vera e propria fase di transizione o solo un momento di confusione generato dai tanti cambiamenti da metabolizzare nelle vite di ciascuno di noi.

Mi rendo conto quindi che dopo tanti campionati, tante regole e altrettanti manager passati, forse adesso si senta l’esigenza anche di cambiare quello che non si è mai osato cambiare: il sistema. Parola che potrebbe avere di per sé intrinseco un concetto negativo, ma che nel nostro microcosmo ha sempre costituito un piccolo vanto. Mio, in particolar modo, perché posso affermare senza paura di smentita di avere sempre agito in maniera oggettiva al solo scopo di salvaguardare l’esistenza del gioco, senza mai farmi influenzare nelle decisioni dal fatto di essere “molto vicino” al patron di una delle 16 franchigie, nonché al proprietario di una delle maggiori testate giornalistiche. 

Questo fatto oggettivamente riconosciuto, è stata sempre la mia più grande prova di garanzia di buonafede dinanzi alle critiche che, periodicamente da 20 anni a questa parte, ricevo a torto o ragione. Non voglio dilungarmi più di quanto già non lo stia facendo, ma dopo aver gradualmente (e penso anche in maniera indolore) spalmato le varie responsabilità di questo gioco, democratizzando un meccanismo che invece all’inizio si basava sull’arbitrio e sul sacrificio di una sola persona, penso di essere arrivato a un limite che non mi è possibile superare. Intendiamoci, non ho perso la voglia né il bisogno, ma è probabile che non mi stia accorgendo che questo sistema sia diventato così complesso da richiedere qualcosa in più che io forse non sono in grado di dare. Credo, insomma, di profondere sempre il massimo sforzo, ma se questo massimo non risulta essere sufficiente, non ho motivo né interessi particolari nel non voler mettere tutto in discussione. A cominciare dalla mia figura istituzionale, che rimetto nelle mani della Costituente già dalla stagione 2014/15, ma che pretendo abbia effetto immediato per quanto concerne le eventuali discussioni e confronti che dovranno avvenire prima di giungere al voto sulle modalità alternative di gestione da adottare.

Per quanto mi riguarda, mi scuso se ogni tanto posso sembrare scorbutico nei toni e nei modi, ma è altresì difficile dirimere controversie in cui in un modo o nell’altro l’MPG è sempre chiamato in causa. Non è sempre facile mantenere la lucidità necessaria per essere super partes, né per gestire situazioni paradossali dove una settimana prima si chiede “meno democrazia” e la settimana dopo la si invoca a gran voce, cercando sempre di tenere tutti contenti salvaguardando, ribadisco, i principi del gioco.

Per questo motivo, auspico soltanto che rimanga immutato lo spirito che da sempre contraddistingue questo campionato e che spesso fa rimanere stralunato chi da fuori ci osserva. Alcuni pensano che la Serie A Green riproduca uno spaccato di società ideale, dove 16 e più persone completamente diverse tra loro per età, mestieri, religione, tifo calcistico, visione politica, estrazione sociale, potere d’acquisto, look e chi più ne ha più ne metta, convivono pacificamente da anni riuscendo per di più anche a divertirsi come matti, essendosi dati un regolamento che ogni anno vecchi e nuovi iscritti hanno il diritto di poter discutere, ma che alla fine tutti approvano. Ma c’è anche chi pensa l’esatto opposto: la Serie A Green non rappresenta un bel niente, ma è soltanto un laboratorio in cui solo grazie a una serie di fortunate combinazioni si è riusciti a mettere insieme più di 16 persone totalmente diverse ma con lo stesso livello di apertura mentale, che li rende impermeabili a qualsiasi differenza e soprattutto, all’innumerevole quantità di insulti che danno e ricevono durante 365 giorni all’anno.

Qualunque sia il punto di vista che vogliate adottare, la mia preghiera è sempre la stessa: impegniamoci costantemente affinchè questa “magia” non sia a tempo determinato, che non finisca come qualcosa di cui ricordarsi come i “bei tempi” ma che possa durare, accompagnandoci nelle varie fasi di una vita che negli anni si fa chiaramente più incasinata. A maggior ragione e di pari passo, lo spazio per il fantacalcio in queste vite diventa sempre più necessario, a patto che rimanga un momento di ideale felicità per tutti.

 

Con affetto, vi auguro buon campionato.

 

Il Mega Presidente Galattico

Mister Green

 

4 pensieri riguardo “Lettera aperta dell’MPG

  • delinquere

    e tale resterà…"un mometo ideale di felicità".

    piccoli skazzi non possono cambiare la storia, per quanto io da poco ne faccia parte; una volta quando interveniva l'MPG tutti si acquietava, dovrebbe essere ancora così.

  • Curtale

    Sinceramente non ho nient'altro da aggiungere a quello che ha scritto Luca. Non sono mai stato bravo con le parole, vi chiedo solo di capire che questo gioco va vissuto in 16, sempre e comunque. Se qualche volta sembro troppo diplomatico è proprio perchè voglio che si vada avanti in 16, non in 8, 10 o 12. Cercherò di smussare un po' questo mio lato del carattere e di ricoprire il ruolo di VMPG nel miglior modo possibile. Per quanto riguarda il regolamento, cerco ogni volta di mantenere un minimo d'ordine fin da subito, visto che i tempi per derimere le questioni durante il campionato sono veramente brevissimi. Chiedo quindi, per cortesia, la massima partecipazione e la massima disponibilità da parte di tutti ad aiutarmi in determinate situazioni, favorendo il confronto e la discussione sul blog.

    "Non sono cattivo, è che mi disegnano così."

  • Domingo

    Scritto esemplare, accorato, puntuale e quanto mai veritiero.

    Il sottoscritto garantirà all'MPG  lo spirito di partecipazione cieco alla filosofia del "Circo" Green: volontà e bisogno di sentirisi parte di qualcosa di "normale" per quanto mi riguarda.

    La normalità di condividere idee, affetto e goliardia con 15 persone affini nello spirito più che per il substrato sociale e le divaricazioni che il mondo in cui viviamo tenta (invano) di standardizzare a piacimento.

    La Serie A Green va presa per quello che è … una meravigliosa opportunità di vivere in pace con il mondo che ci circonda, anche se questo può sembrare non completamente affine al nostro modo di pensarlo.
     

    Il tempo decreterà i verdetti del futuro organigramma di questa lega e, comunque vada, non sarà certo il Circo a rimetterci.

    😉

  • Cusci Team

    Le polemiche (spesso inutili), le questioni di principio (che sarebbe meglio lasciare ad altri ambiti), qualche nervosismo di troppo (in parte giustificato), hanno minato un po' lo spirito della Serie A Green a mio avviso. Io ne faccio parte da pochissimo, però se entro in un gruppo mi piace sentirmi parte integrante, mettere a disposizione eventuali capacità e soprattutto impegno e disponibilità. Reputo questo fantacalcio un po' diverso dagli altri, noi non ci limitiamo a scegliere 25 giocatori con un'asta e poi dare una formazione, ma lo viviamo come un "gioco di ruolo", abbiamo tanti personaggi da interpretare, di volta in volta siamo presidenti, allenatori, direttori sportivi, tifosi, giornalisti e via dicendo. Partecipare ad un gioco del genere è senza dubbio impegnativo, abbiamo tante altre cose da fare nella nostra vita, ma è proprio questo che mi piace, riuscire a ritagliarmi un po' di spazio da dedicare alla Serie A Green, dimenticare per qualche minuto le altre cose, per fare un gioco che unisce una grande passione come il calcio, con la voglia di tornare un po' bambino, di fantasticare su come spendere i prossimi fantamilioni (1333!), come convincere il Flipper a non fare richieste assurde per Marchisio, pensare alle dichiarazioni da rilasciare in sala stampa (ci andrò appena finito qui) e altre cose ancora. Insomma se avessi voluto fare "solo" un fantacalcio, la Serie A Green sarebbe stata la scelta sbagliata, probabilmente spendere 19 euro per partecipare a quello dell Gazzetta, o volendo risparmiare quello su Repubblica che è gratis, sarebbe stata invece l'opzione migliore, zero impegni, un'oretta prima delle partite faccio i cambi che servono e poi se ne parla tra 7 giorni, ma non è questo quello che voglio! Ho lasciato poi, volutamente per ultima, la cosa forse più importante di tutte, ovvero i nostri magnifici incontri, le aste iniziali, i mercati di riparazione, le feste finali, insomma il rivedervi tutti per passare qualche ora insieme, tra l'altro davvero solo il calcio e il gioco potevano unire 16 (17-18) persone come noi! Insomma, se ho scritto tutto questo, è solo per dire che prima di discutere su dove fare la prossima asta, se cambiare o meno il regolamento e tante altre cose ancora, bisogna capire se davvero siamo tutti ancora contenti di giocare alla Serie A Green e non ad un semplice fantacalcio. Io personalmente si, spero che sia lo stesso per tutti voi e che tra un impegno e un altro, si possano sempre trovare quei minuti per pensare a come rifiutare l'ennesimo "pacco", spacciato per fenomeno, che ci vuole cedere il Lupiae.

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