Serie A Green
NazionaleSTAMPATutti Alla Sbarra

La Coppa (non) Russa

E così ci siamo. Poche ore e il Campionato del Mondo per Nazioni di calcio 2018 comincerà a dare sentenze di rilievo.

Si comincia alle ore 16 quest’oggi con una delle prime finali anticipate: Francia-Argentina. La giovane, tecnica, rampante e finora poco spumeggiante nazionale “bleu” si troverà di fronte l’Argentina del divino Messi, dopo che quest’ultima si è salvata all’86’ contro la Nigeria, dopo aver per giorni (dopo la debacle contro la Croazia) e lunghi minuti (contro la Nigeria), sfiorato l’inferno. Oggi una delle due tornerà a casa mentre l’altra, molto probabilmente, vedrà il proprio mondiale lanciato verso rosee prospettive, magari anche di vittoria finale.

Permetteteci di tirare una piccola linea e fare alcune valutazioni: nei gironi non ci siamo divertiti granché. Le grandi protagoniste alla fine hanno quasi tutte (e il quasi sarà ben presto specificato) fatto il proprio dovere, senza incantare (tranne forse il Belgio a tratti e l’Inghilterra), riuscendo a portare a casa la qualificazioni ai turni ad eliminazione diretta.

Notizia scontata, quindi una “non notizia”: la delusione per l’eliminazione dei campioni del mondo in carica della Germania ha lasciato in molti sgomenti. I segnali però che il percorso dei tedeschi sarebbe stato difficile e denso di pericoli si erano già intravisti nel primo match contro il Messico (una delle realtà senz’altro più divertenti del torneo fino ad ora, ultima partita a parte) e nella sofferta vittoria contro i duri di Svezia, che hanno dimostrato ancora una volta di essere tutt’altro che scarsi, seppur privi della loro “non amatissima” stella (almeno nel gruppo svedese, compreso il suo allenatore), Zlatan Ibrahimovic. Nelle 3 partite giocate dai tedeschi in terra di Russia abbiamo visto 3 squadre diverse: nella prima partita un gruppo di giocatori stanchi; Nella seconda una formazione meglio messa in campo e gonfia d’orgoglio; nella terza una squadra molto presuntuosa e che alla fine si ritroverà a raccontare “Una Campagna di Russia” fallimentare e il beffardo destino di avere ora anche loro (come noi italiani) “Una Corea sullo stomaco” (tra l’altro con il poco onorevole record della prima eliminazione subita nella storia nei gironi mondiali). Inoltre i tedeschi confermano una consolidata tradizione: negli ultimi 3 mondiali le squadre campioni in carica sono uscite nei gironi (dopo Italia 2010 e Spagna 2014).

Seconda Notizia: Il calcio mondiale ha nuovamente respinto il continente africano. Nonostante ci siano squadre con all’interno anche ottimi giocatori, come per esempio Nigeria e Senegal, le squadre del “Continente Nero”, tornano a casa tutte dopo sole 3 partite. Una vera delusione. Il calcio d’Africa non riesce ad uscire dal proprio imbuto, quasi privo di una propria identità (calcistica ovviamente), con tecnici spesso figli di un’espressione calcistica differente (sovente europea) e, se si escludono alcuni exploit in edizioni precedenti, non si intravedono ancora oggi segnali di una crescita costante. Come risolvere la problematica non è molto semplice perché occorrerebbe conoscere bene il sistema calcistico di questi paesi per poterne rilevare difetti e possibilità di crescita eventuale, ma non sempre ciò risulta evidente e possibile. Insomma l’Africa è ancora indietro e persino l’Egitto, che poteva vantare tra le sue file uno dei migliori giocatori al mondo del momento, è in grado di allestire attorno alla loro stella (Mohammed Salah), un equipe in grado di superare il primo turno, tornando a casa con ben 3 sconfitte al passivo in altrettante partite.

Abbiamo visto molti risultati non scontati e sorprendenti in un contesto che alla fine ha portato le maggiori nazionali del pianeta a giocarsi tutto a partire da oggi (Germania esclusa), perché la piccola nazione croata è da ritenere a tutti gli effetti una delle migliori squadre in circolazione. Ai bianco-rosso-blu slavi non manca nulla: classe, potenza e un gioco per lunghi tratti poco banale che accentua le qualità di alcuni singoli, tra i quali brilla più che mai la stella del capitano Luka Modric.

La partita con l’Argentina ha messo in risalto tutte le qualità dell’organico del tecnico Dalic: una difesa forte, un centrocampo potente e geniale e un attacco votato al sacrificio (grazie al lavoro dei due attaccanti) e alla gamba fresca di Ivan Perisic.

Non è un azzardo affermare che questa nazionale non ha nulla da invidiare a quella che nel 1998, nei mondiali transalpini, riuscì a salire sul gradino più basso del podio.

Fino ad ora, a mio modesto parere, è stata la nazionale migliore del lotto a cui nessun obiettivo è precluso, a patto che mantengano alta la concentrazione e continuino a sciorinare un calcio pratico ma mai banale.

Bene anche il Belgio dove è evidente la completa maturazione della generazione d’oro (Hazard, De Bruyne, Lukaku, Mertens, Carrasco, Meunier) e i risultati sul campo, seppur in un girone abbastanza facile e scontato, ne hanno mostrato lampi di classe eccelsa e giocate da urlo.

Nello stesso girone si è mossa bene la giovane Inghilterra di Southgate: partite ben giocate, un leader silenzioso quanto devastante in campo, l’Uragano Kane, e un gruppo giovane e solido dove sta destando un’ottima impressione l’astro nascente del Manchester United, Jesse Lingard, che sta dimostrando nei fatti quanto Mourinho faccia bene a preferirlo talvolta allo stesso Pogba nell’undici titolare nei “Red Devils”.

E veniamo ai campioni. In fondo le squadre di calcio senza campioni non hanno alcuna speranza di raggiungere i propri obiettivi.

La classifica cannonieri conferma la grandezza di taluni giocatori e l’attesa esplosione di altri che ancora non sembrano aver messo piede in Russia.

CR7 è partito fortissimo contro la Spagna (tripletta da urlo con il piccolo aiuto di un De Gea rivedibile sul secondo gol), sembrava destinato a prendere a spallate la coppa del mondo dall’alto della sua “aliena” classe. Ha confermato i suoi progetti nel secondo match dove però si è mostrato già meno esplosivo. Nella terza partita invece l’asso di Madeira ha rischiato di rovinare i piani suoi e della squadra di cui è il leader indiscusso (sembra inutile citare il Portogallo), sbagliando un rigore e giocando una partita modesta, lasciando il proscenio al suo compagno Quaresma (gli interisti ne hanno ancora incubi ricorrenti), che a detta di tutti i giudici planetari, ha siglato il più bel gol messo a segno nella competizione, con un meraviglioso esterno destro dal limite, giocata che ha reso celebre il trequartista portoghese (la cosiddetta “trivela”, di cui spesso il giocatore abusa inutilmente), persino più del terrificante destro di Modric dal limite contro l’Albiceleste. Sicuramente Ronaldo sarà decisivo in una squadra apparsa piuttosto modesta e, che per ripetere il miracolo di Euro 2016, avrà bisogno dell’attuale giocatore più forte del pianeta.

A CR7 da sempre fa da contraltare il suo alter-ego, Lionel Messi. L’asso argentino ha fino ad ora disputato un mondiale molto incolore. Il meraviglioso gol contro la Nigeria (doppio stop di ginocchio e piede e destro incrociato alle spalle del portiere nigeriano), non cancella le ombre che da tempo circondano la super-star del Barça. In campo lo si vede spesso camminare (tremendo il dato della seconda partita, in cui è stato certificato che per l’84% del tempo “La Pulce” ha camminato), intrappolato all’interno di una squadra dove il talento è stato mostruosamente concentrato nel reparto avanzato (tanto da potersi permettere di lasciare a casa Mauro Icardi), con una difesa e un centrocampo male impostati (dal tecnico sulla graticola Cesar Sampaoli), con alcuni giocatori bolliti – davvero male fino ad ora “El Jefecito” Mascherano, un Biglia ancora intrappolato nella negativa sua stagione nel Milan -. Rispolverare Banega nella decisiva sfida contro la Nigeria ha sicuramente aggiunto fosforo all’Albiceleste, ma non tutto potrà gravare sulle spalle dell’ex centrocampista dell’Inter.

In Francia sono tutti preoccupati perché la loro stella Antoine Griezmann è ancora a secco e costantemente sostituito non più tardi del 60′ minuto. Mbappé è senz’altro un cavallo di razza, pronto a esplodere ma vive ancora in un enigma: attaccante esterno o centrale? Da centrale toglie spazio a Grizou, sull’esterno destro (ruolo che occupa anche nel PSG) fino ad ora ha brillato poco (nonostante il gol al Perù). Quando in campo poi Didier Deschamps (tecnico non graditissimo e con l’ombra di Zinedine Zidane sempre più pressante) finisce per schierare Giroud, altra prima punta, il traffico davanti sembra eccessivo e il gioco manca totalmente d’ampiezza. Per ora l’unica stella che brilla è quella di N’Golo Kanté. Se a brillare però è un eccellente mediano (tra i più forti al mondo), e la sorpresa Pavard, ottimo terzino destro del Borussia Moenchengladbach, le speranze “bleu” non possono essere elevatissime. Se a ciò aggiungiamo l’eterna contesa della stampa con Paul Pogba…In Francia sono giustamente fiduciosi perché il talento in squadra è immenso (è la squadra con il valore economico più alto del mondo) ma la scintilla non è scoccata, e “les Bleus” giocano ancora con il freno a mano tirato.

La Spagna prima dell’inizio del mondiale era la mia personalissima favorita alla vittoria finale. Una grande squadra piena di talento, con un gioco corale rilevante poi…Dal mio punto di vista a 2 giorni dall’inizio della manifestazione si è suicidata. A prescindere dalla correttezza o meno della scelta federale di esonerare il c.t. Lopetegui, a seguito del suo intempestivo accordo per allenare dalla stagione 2018-2019 i “tricampeones” d’Europa del Real Madrid, lo scossone non ha sicuramente fatto bene alla formazione iberica: nel girone 2 pareggi sofferti (l’ultimo anche contestato) e una vittoria non limpidissima. Il nuovo c.t ed ex bandiera proprio della “Casablanca” madridista, Fernando Hierro, pur essendo già al seguito della squadra, in quanto d.t. della nazionale, si è ritrovato a gestire una bomba ad orologeria, dove il carisma e la personalità esagerati di taluni giocatori (tra cui il poco amato capitano dell’attuale Real Madrid, Sergio Ramos), rischia di trasformare lo spogliatoio delle “Furie Rosse” in una vera e propria polveriera, in cui si inserisce anche l’annosa questione politica dell’indipendenza catalana. Coloro che erano i favoriti e più completi per poter raggiungere l’obiettivo supremo si sono auto-condannati a un mondiale senz’altro in salita.

Del Belgio, dell’Inghilterra e della Croazia abbiamo già detto hanno prospettive ottime, per aspetti diversi, e devono riuscire a mantenere alta la concentrazione e continuare a giocare di squadra mettendo così in risalto il valore dei loro singoli.

Concludiamo la rassegna parlando dei favoriti per eccellenza a ogni manifestazione mondiale ( o quasi sempre almeno): il Brasile.

Dopo un girone Concacaf impeccabile che li ha visti perdere soltanto una volta contro l’Argentina di Messi, ma a qualificazione raggiunta, sono arrivati alla rassegna russa con l’incognita Neymar. O’Ney è la stella della nazionale carioca. E’ arrivato al mondiale convalescente dopo il “non terribile” infortunio accusato a inizio marzo, alla vigilia del ritorno degli ottavi di finale di UCL. La stampa francese e non solo lo hanno massacrato, il giocatore ha fatto poco per esentarsi dalle critiche e lo stesso rapporto con i compagni di club e quelli della sua stessa nazionale (pare non corra proprio buon sangue tra lui e il suo capitano nel club Thiago Silva) non sembrano tra i più idilliaci. Non è un caso che fino ad ora il migliore della nazionale carioca sia stato la meteora interista Coutinho (passato in inverno al Barcellona dal Liverpool a suon di milioni di euro), autore di 2 gol (il primo pregevolissimo) e l’assist decisivo a Paulinho che ha permesso al Brasile di aprire il match con la Serbia, apparso subito piuttosto ostico.

Eppure quest’anno il Brasile si è presentato ai nastri di partenza con una squadra forte, tecnica, muscolare e molto completa. Il ct Tite per ora ha fatto scelte sensate e razionali. Non è una mago ma almeno, al contrario del suo collega argentino Sampaoli, non ha ancora fatto danni.

Sono a giusta ragione i favoriti della competizione. Di fronte però hanno alcune compagini molto forti e alcune sorprese (come il rampante Messico che affronteranno negli ottavi) assolutamente da non sottovalutare.

Prima chiusura su Oscar Washington Tabarez. il suo Uruguay presenta sicuramente una squadra interessante, un attacco da sogno (Suarez/Cavani) e alcuni giovani di sicura prospettiva (lo juventino Betancur e il “bochense” Nandez): le commoventi immagini del 71.enne tecnico uruguagio in stampelle, affetto da tempo dalla sindrome di Guillain-Barré, una dura malattia neuro-degenerativa, è senz’altro la fotografia della bellezza del calcio oltre la vita stessa. Auguriamo al buon Oscar che almeno in campo il suo Uruguay sappia andare oltre i propri limiti (dopo aver vinto facilmente un girone facilissimo che ospitava la squadra della nazione ospitante, la Russia) e regali al tecnico emozioni tali da fargli momentaneamente dimenticare i suoi guai di salute.

Seconda e ultima chiusura. Noi non siamo al mondiale. A prescindere dai processi fatti a suo tempo dopo la sconfitta nel play-off con la Svezia (che tra l’altro a questi mondiali si è dimostrata squadra tosta, qualificandosi da prima nel girone che ha visto eliminati i tedeschi), non trovo motivo di rimpianto né rivendicazione, al contrario di testate giornalistiche che stanno affermando l’esatto contrario. Dal mio punto di vista è stato meglio così. Qualificandoci avremmo rischiato di sottovalutare un processo di rifondazione ormai obbligatorio anche per tornare ad avere in nazionale veri giocatori, dei campioni, come abbiamo sempre avuto, almeno fino all’anno di grazia 2006, l’anno della nostra Gloria Eterna.

Quindi bene così. Per un’estate ci faremo il sangue amaro a vedere gli altri, sperando che il nostro orgoglio ci riporti dove meritiamo di stare, perché a livello calcistico nessuno (forse soltanto il Brasile) può darci lezioni.

 

En Marche

 

Mariano Sconcertato

 

2 pensieri riguardo “La Coppa (non) Russa

  • Sconcertai sempre sul pezzo!
    Analisi precisa e dettagliata…
    Clap, clap

  • Lupiae Calcio 1996

    Analisi molto dettagliata che resta valida anche dopo questi due Ottavi.
    La mia favorita resta il Brasile, Francia e Inghilterra sul podio, Croazia, Belgio e Uruguay faranno l’exploit. Non credo in Messico e Colombia.
    Sottoscrivo anche le virgole sulle chiose finali e aggiungo il carico: anche con Ventura iniziò questo processo di rinnovamento e ringiovanimento, fu chiamato proprio per la sua propensione a lavorare coi giovani a dispetto di un curriculum non certo internazionale. Eppure, dopo la sberla con la Spagna la sera della nostra asta iniziale, è come se si fosse fatto dietro front: tifosi, stampa, federazione assente e tecnico senza il necessario spessore per resistere alla bufera, ci siamo ritrovati di nuovo coi soliti noti in campo. Quindi prepariamoci a resistere alle prime tempeste e a difendere quel poco di talento di prospettiva che abbiamo dato in mano a Roberto Mancini.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *