Scrivania di Legno (Peggior Presidente)

Ci sono annate in cui si sbaglia tutto,

si compra a troppo e si rivende a poco,

si investe male e si ripara peggio.

La scrivania di legno è forse il premio che nessuno vorrebbe ricevere

2004-2005: CARLO PRANZO ZACCARIA (PUNK)

2005-2006:

TOTO’ ALAIMO (AKRAGAS): anche quest’anno la sua retrocessione era annunciata. Peccato, perché dà la formazione quasi ogni domenica, ma il suo essere lascivo in sede di mercato e l’aver collezionato ben 16 punti di penalizzazione per mancato pagamento, gli hanno fatto battere tutti i record negativi della Serie A Green. VOTI 6

2006-2007:

MATTIA D’ALESSANDRO (DOLPHINS): Era stata la rivelazione della scorsa stagione: terzo in campionato e duello con Tontodonati stravinto. Quest’anno i ruoli si sono invertiti e i Dolphins di Mattia D’Alessandro non sono andati oltre una tranquilla salvezza. Colpa anche di un mercato tutt’altro che avveduto che ha visto gli abruzzesi privarsi a un certo punto di Taddei, Locatelli, Di Natale e Manfredini per Luciano, Giacomazzi e un imbarazzante Adriano, autore di una sola rete nella Serie A Green. Fatto sta che D’Alessandro perde ben presto le speranze di un campionato di vertice e gestisce la squadra con troppa sufficienza. Tutto fumo e niente arrosto. VOTI 6

2007-2008:

MICHELE PAPPAGALLO (RETRO’): Arriva all’asta di settembre spavaldo, ma si capisce subito che sarebbe stato un fuoco di paglia. Parte spendaccione e si svena per Buffon, Zanetti, Maxwell, Materazzi, Jankulovsky e Cicinho. Poi si rende conto che non ha più soldi e inizia a svenderli agli “amici fidati”, che ovviamente se ne approfittano. Arriva all’attacco praticamente senza un centesimo, le riparazioni sono anonime e la stagione va come deve andare. Classico esempio di Presidente bruciato dalla severità della Serie A Green. VOTI 8

2008-2009:

PAOLO MEMOLA (TERLIZZI): Se l’anno scorso l’amico Miki lo aveva salvato, dopo l’affaire-Pazzini, quest’anno niente e nessuno può togliere a Paolo Memola la Scrivania di Legno. “L’incubo continua”, si potrebbe titolare, sfogliando i ricordi di due stagioni passate a raschiare il fondo della classifica, circondato dallo scherno e lo sberleffo generale. Un incubo che paradossalmente si materializza proprio in quel Giampaolo Pazzini, quest’anno di nuovo fortemente voluto e poi “scaricato” all’Akragas proprio quando il bomber risorgeva alla Sampdoria. Il passato che ritorna, dunque, in maniera quantomai ingloriosa per il manager di Terlizzi, che quest’estate non dormirà sonni tranquilli, nonostante presieda a tutti gli effetti una “squadra materasso”. VOTI 10

2009-2010:

MARCO TEDONE e MIKI PAPPAGALLO (LABBARI): l’uno, si sa, si era offerto di coprire l’assenza del compagno all’asta iniziale ma, ai primi tentennamenti, si era affidato ai consigli degli amici/avversari…l’altro non è riuscito, o meglio, non ha nemmeno provato a sistemare un minimo la rosa, disertando tutte le riparazioni e facendo solo scambi interni ‘comodi’ (e non sempre proficui) coi vicini di casa. Col risultato che la squadra gioca in 10 più della metà delle partite. VOTI 7

2010/2011:

VITO LORUSSO & BRUNO MOLA (BLAKBLOK): La classica prima stagione da esordiente: tanto entusiasmo, poca esperienza. Si svena subito per Julio Cesar, poi non compra difensori e spende 800 mld per Pazzini-Cavani. Dopo le prime 5 giornate è primo e non si presenta all’asta di ottobre quando era cheap leader e poteva riparare agli errori che, più avanti, lo faranno giocare quasi sempre in inferiorità numerica. Alla fine vende Pazzini e lì finisce il suo campionato. In tutto questo, Bruno Mola dov’era? VOTI 10

2011-2012:

MARCO TEDONE (LABBARI): arriva all’asta di settembre già col panico di doversene andare presto. Appena si “scopre” il perché, ogni presidente capisce che l’asta di Marco Tedone, presidente del Labbari secondo nel 2010/11, finirà lì. Lo mettono tutti in mezzo, rifilandogli in attacco i peggio panchinari a prezzi esorbitanti tanto da fargli rischiare addirittura il falso in bilancio, salvato da un benevolo collega grazie ad una famosa telefonata da 60 centesimi. Per Tedone, poi, riparare una squadra è forse anche peggio che costruirla: dai vari Zarate (prima preso in prestito a peso d’oro e poi scambiato con Quagliarella) passando per i Ghezzal (150 mld) e Bojinov (300 mld), il tocco di Tedone ha un non so che di magico, perchè come la fa la sbaglia. VOTI 8

2012-2013:

DOMENICO SERGI (DELINQUERE): sin dall’asta di settembre, in cui si scordò di prendere il nono centrocampista ripiegando su tale Verre quando ormai si era abbondantemente passati agli attaccanti, il Delinquere è apparsa proprio una società allo sbaraglio. Domenico Sergi ha condotto una gestione della squadra troppo confusionaria e improvvisata, il cui caos ha portato spesso anche delle penalizzazioni per formazioni mancate. Solo 7 più i portieri, difatti, i giocatori avuti in rosa dall’inizio alla fine del campionato e ognuno di loro ha più o meno deluso le aspettative, forse esagerate. Quasi tutti infatti sono stati provati da capitani, ma sotto pressione hanno spesso preso ricchi malus: Lichtsteiner, Osvaldo, De Sanctis, Lulic, Conti. Ben 35 i movimenti di mercato con ben 10 differenti franchigie di cui un buon 75% scellerati, tra cui ricordiamo i tanti giocatori inseguiti e poi svenduti (Caceres, Emanuelson, Pjanjic, Parolo, Barreto, Garics, Isla, Ariaudo, Blasi, Stoian, ecc.) oppure alcune strepitose topiche di mercato come vendere Barrientos e Thereau per D’Agostino e Pellissier. Una retrocessione al penultimo posto con 32 punti che sugella la peggiore annata di sempre della storia del Delinquere: quella del post-Ibrahimovic. VOTI ?

2013-2014:

STEFANO MARIO PATRUNO & EUGENIO DI TONDO (PACE): la prima stagione intera del duo Del Bosqov-Patruno è stata una sequela di alti e bassi tutto sommato positiva ma chiusa col rimpianto di aver potuto fare di più. I fisiologici problemi di suddivisione dei ruoli hanno acuito quella che è stata la vera carenza nel Pace di quest’anno: ossia una pessima lettura del campionato, che ha figliato delle scelte di mercato disastrose. Lasciare un Llorente in rampa di lancio per prendere un Amauri già in cottura è stata la mossa che ha fatto capire come l’interpretazione del Pace sull’andamento della stagione fosse alquanto difettosa, impressione confermata anche dall’acquisto di Dzemaili, fin lì titolare ma prevedibilmente in sofferenza con l’arrivo di un quarto mediano come Jorginho, così come dal chiacchieratissimo scambio tra Amauri e Vucinic. La tutt’altro che moderata reazione del patron a questi scambi e la conseguente gestione mediatica degli stessi, infine, hanno dato la mazzata finale a una squadra che già viveva all’interno dello spogliatoio degli screzi importanti tra il leccese Del Bosqov e il barese Cassano e che, dopo la notte brava prima della finale persa di Europa Green, si è presentata alla decisiva sfida scudetto col Delinquere in 7 uomini. VOTI ?

2014-2015:

STEFANO MARIO PATRUNO (PACE): che dovesse dire addio alla Serie A Green ce lo aspettavamo, che lo facesse in questo modo un po’ meno. Un video breve, vacuo, con delle forzature evidenti che non rendono il giusto merito a un personaggio senza il quale non avremmo il nostro archivio oldserieagreen.wordpress.com, ovvero tutta la storia del torneo dal 2006 al 2011 da lui interamente migrata a tempo record quando Splinder comunicò che di lì a poco avrebbe chiuso; un personaggio al quale dobbiamo delle memorabili campagne abbonamenti oltre a gran parte delle grafiche che ancora oggi campeggiano sulle primissime divise ufficiali Serie A Green, che tante volte ci ha ospitato nelle sue dimore per le aste e ci ha scarrozzato per le feste fantacalcistiche quando era l’unico automunito del gruppo romano, che ci ha regalato la sua allegria contagiosa in ogni occasione che abbiamo avuto il piacere di condividere, tanto da essere eletto il “numero 10” della Serie A Green. Proprio per questi motivi riteniamo indecorose le modalità del suo commiato e di conseguenza questa candidatura diventava doverosa, per ribadire a Stefano Mario Patruno che, come per tutti coloro che hanno fatto parte della Serie A Green, da noi troverà sempre una famiglia di amici pronta ad accoglierlo a braccia aperte tutte le volte che vorrà unirsi alle nostre feste.

2015-2016:

JOS CORASANITI (EAGLES): Commettere falso in bilancio all’asta è già un peccato capitale. Lui poi non ripara come dovrebbe a febbraio, specialmente in difesa, abbandonando troppo spesso la squadra al proprio destino non tanto sulle questioni tecniche ma su quelle extra-campo, su cui la dirigenza non ha alcun controllo. Succede così, ad esempio, che la squadra arrivi “distratta” all’importante semifinale Champions, giocandosela con Alex squalificato e 5 sv in campo, mentre 6 voti sedevano in panca. Bissa, oltre all’assenza alla festa, pure la stessa brutta posizione dell’anno scorso (13’) con troppe scelte di mercato poco azzeccate, come la doppia coppia genovese Lazovic-Capel e Muriel-Cassano, che lo portano all’inevitabile retrocessione. Il podio nello Scalone o il Trofeo Green saranno palliativi futuri per sottolineare il particolare feeling con le Coppe o per dire che avrà dato continuità alla bacheca, ma per quest’anno non possono certamente bastare.

2016-2017:

JOS CORASANITI (EAGLES): Assente. Potremmo sintetizzare così la stagione di Jos Corasaniti che si è letteralmente accomodato sul fondo della classifica praticamente sin da inizio stagione, senza nemmeno abbozzare una minima reazione. Nessun movimento di mercato (costretto a cambiare la precedenza Armero con Pisacane e praticamente stalkerizzato da Acab e Mojito per cedere Sportiello), riesce nell’impresa di giocare coi i tre portieri delle squadre più battute del campionato: Posavec, Bizzarri e Cordaz, di cui i primi due a un certo punto perderanno pure il posto a causa delle troppe papere. Non riesce ad approfittare dell’annata in cui è la franchigia che ha subito meno gol di tutti, anzi, per non farsi mancare nulla, si becca anche la Cucchiara di Legno arrivando ultimo nello Scalone con 3 sconfitte su tre partite di Green League.

2017-2018:

MARCELLO SIMONETTI (DOMINGO): Sin dall’asta di settembre sembrava volersi consegnare al destino che attende tutti i manager scudettati. Nel suo caso, però, persino la perfida Ascensore sembra averlo ripudiato, tale è stata la bruttezza della rosa messa a punto in questo 2017/18. Passino i portieri della Spal, sei titolari costosissimi in difesa subito, poi due top e mezzo a centrocampo e il riconfermato Mertens hanno portato in dote anzitutto la necessità di intervenire sul mercato con due prestiti e poi, in ogni benedetta sessione di riparazione, l’urgenza di dover inseguire titolari a tutti i costi per tappare affannosamente le falle, come il protagonista di un celebre vecchio spot di rubinetti. Ma la gatta frettolosa, si sa, fa sprecare precedenze novembrine acquistando un Gerson qualsiasi, strapagare onesti gregari come Rigoni o azzeccare mosse come Simy per poi rimangiarsele in cambio di bidoni. Insomma, retrocessione o meno, un disastro totale. VOTI 8

5 pensieri riguardo “Scrivania di Legno (Peggior Presidente)

  • 9 Maggio 2012 in 13:33
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    “Michele Pappagallo”: arriva all’asta spavaldo… mai foto fu più azzeccata…

  • 19 Giugno 2012 in 18:47
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    Tedone ci ha preso gusto…

  • 14 Settembre 2013 in 02:02
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     il duo miky marco non poteva non vincere questo premio quell'anno. 

    all'epoca si facevano buoni scambi 🙂

  • 13 Febbraio 2018 in 14:58
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    Aggiornata, mancano foto!

  • 21 Febbraio 2018 in 15:52
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    Completa!

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