Panchina d’Oro (Miglior Allenatore)

La scelta giusta alla giornata giusta,

consegna in orario,

non si distrae facilmente e sa anche contraddire i media.

Queste le caratteristiche del buon allenatore

2004-2005: LUCA BRINDISINO (LUPIAE)

2005-2006:

LUIGI MAGGIORE (STAR8): trionfa in Coppa per la prima volta e dà filo da torcere allo Sfaccim campione. Anche quest’anno Maggiore ha dimostrato di essere competitivo a tutti i livelli, a prescindere dal numero delle squadre partecipanti al campionato. VOTI 6

2006-2007:

GIOVANNI TONTODONATI (RANGERS): Perde il titolo per un soffio a causa degli scontri diretti, ma il suo sms con la formazione al sabato non manca mai. Capisce che per essere competitivi nella Serie A Green non si possono fare altri tornei, per cui trascura il fantacalcio del suo paese, seppur molto sentito. La sua competenza calcistica non si discute. VOTI 5

2007-2008:

ROBERTO BARTOLOMUCCI (AMICI): in molti gli avevano pronosticato una stagione difficile, poi la penalizzazione ha inferto un altro duro colpo al mister di Cisterna, che dopo un inizio disastroso ha barcollato a centroclassifica fino al girone di ritorno, quando con 27 dei 20 punti totali, raggiunge la zona Uefa dando parecchio filo da torcere ai piani alti. Capisce al volo quand’è il momento di puntare su Del Piero capitano e fa il bis dei cannonieri, ma soprattutto in classifica lascia indietro gente come Maggiore e Dario Brindisino. VOTI 6

2008-2009:

FABRIZIO MANGIA (FLIPPER): “Lo scudetto dell’umiltà”, una frase che rimarrà alla storia della Serie A Green e che rappresenta il riassunto della straordinaria favola del Bounty Flipper di Fabrizio Mangia. Il trionfo della gavetta: una salvezza storica alle prima stagione, poi due meste retrocessioni di fila e infine, al quarto tentativo, la vittoria. L’ingresso nella dirigenza di De Santis e Pascali ha consentito a Mangia di lasciare da parte aste e mercato e concentrarsi su quello che è il suo punto forte: la gestione della squadra.. Uno scudetto ineccepibile che smentisce innanzitutto la stampa, a partire da chi scrive, che troppo presto ha parlato di squadra sbilanciata in difesa, reparti geriatrici, prepensionamenti e retrocessione annunciata. Altro che: 55 punti, 7 lunghezze di distacco dai più blasonati Curtale e Star11, da questa stagione Fabrizio Mangia e il suo Flipper diventano indiscutibilmente una “grande” della Serie A Green. VOTI 9

2009-2010:

DARIO BRINDISINO (CURTALE):

Il perfezionista. Al sabato riscrive la formazione anche se ha sbagliato a mettere una virgola o un trattino tra il modulo 3-4-3. Per lui lunedì a mezzogiorno finisce una giornata e a mezzogiorno e cinque sta già contando gli undici giocatori per la prossima. E’ stato assunto da Murdoch per controllare se gli inviati di Sky Sport 24 sono precisi o meno… VOTI 8

2010-2011:

DARIO BRINDISINO (CURTALE): Alla fine del girone d’andata c’erano 9 punti di distanza tra il Curtale e la salvezza e tutti lo davano per spacciato e (meritatamente) retrocesso. Alla 21’ giornata il Curtale è ancora ultimo, ma la distanza dalla luce è scesa a 5 lunghezze per cui dopo tanti 5-4-1, 4-5-1 e 4-4-2 Dario Brindisino decide di rischiare col Mojito il 3-4-3. Da quella vittoria il Curtale ha fatto 24 punti in 10 partite, senza più perdere e arrivando a ridosso della zona Uefa. Un’altra impresa targata Dario Brindisino. VOTI 6

2011-2012:

VITO LORUSSO (CUSCI): in una stagione difficile dal punto di vista degli infortuni e delle tante gare giocate, gestisce al meglio il turnover non soffrendo troppo dei turni di riposo concessi ai vari Cavani, Lichtsteiner, ecc. Dosa ottimamente le energie tra Pandev, Del Piero e il sorprendente Thereau trequartista, non lesinando gli avvicendamenti di qualità attorno al sempre presente Pirlo. A un certo punto l’Acab sembrava imprendibile in testa, ma dalla decima in poi il Cusci non perde più: 20 risultati utili consecutivi. Una lunga rincorsa, il sorpasso e il sogno che si avvera: e alla fine saranno ben 9 i punti di distacco dai nerogialli secondi. VOTI 6

Memola 2012/2013

2012-2013:

PAOLO MEMOLA (TERLIZZI): regolare e strategico, quest’anno Paolo Memola non ha concesso una virgola agli avversari per quanto riguarda la gestione della formazione. Niente è lasciato al caso, l’organico è conosciuto a menadito e a un certo punto non fa quasi più notizia il fatto che riesca a mettere titolari calciatori come Raimondi, Sau e Giaccherini , non proprio titolarissimi, puntualmente quando totalizzano bonus. Riesce sempre a sopperire alle difficoltà causategli dai continui infortuni dei suoi uomini chiave e non, variando con successo un notevole numero di moduli e imprimendo alla squadra una mentalità vincente, che lo ha portato ad essere sempre tra le prime 5 in campionato, ad arrivare secondo in Green Cup e ad uscire per un soffio dai Quarti di Champions Green. VOTI 7

2013-2014:

DOMENICO SERGI (DELINQUERE): la strada per lo scudetto del Delinquere non è stata così agevole come qualcuno potrebbe pensare. Domenico Sergi ha avuto più di qualche gatta da pelare: bravo a non incartarsi con i portieri, l’infortunio di Strootman avrebbe fiaccato chiunque ma non lui, che ha trovato in Kuzmanovic una riserva non di lusso ma affidabile. Eccellente poi la gestione del reparto d’attacco nonostante un Nico Lopez acerbo, un Maxi Lopez al centro di un caso di gossip utile solo alla cronaca sportiva Mediaset e un Muriel nettamente al di sotto delle aspettative, senza contare che la vera prima punta, Bergessio, giocava nell’ultima in classifica.  Una rosa non di primissime firme, dunque, eppure in grado di centrare il colpo grosso grazie anche all’esperienza e la sagacia del proprio mister, abile a motivare un gruppo puntando sulla fame di riscatto di tante individualità sottovalutate. VOTI 8

2014-2015:

STEFANO LINCIANO (MOJITO): becca tre gol praticamente da tutti, eppure si gioca le sue carte fino alla fine, centrando un quinto posto Champions che sa al tempo stesso di beffa e sollievo. Nonostante la società ce la metta tutta per smontargli i piani vendendogli i vari Mchelidze, Zielinski, Richards e, ovviamente, Felipe Anderson, lui riesce sempre a trovare il bandolo della matassa raschiando il fondo del barile delle motivazioni. VOTI 

2015-2016:

VITO LORUSSO (CUSCI): 20 vittorie di cui 9 di fila, 2 sole sconfitte, 68 punti, +14 sulla seconda, 84 gol fatti, +40 di differenza reti, 2254 punti totalizzati e oltre 3 gol a partita di media sono record che parlano da soli. Meticoloso come non mai nonostante con quella squadra potesse vincere pure facendo fare la formazione al nipotino, chiude una stagione trionfale con il 7-1 nel testacoda coi Wailers, immagine che riassume senza bisogno di didascalie la differenza di valori stagionali tra il primo e l’ultimo classificato in Serie A Green. VOTI 9

2016-2017:

MARCELLO SIMONETTI (DOMINGO): L’abnegazione che paga. Il manager che più di tutti si dedica al fantacalcio alla fine la spunta su tutti, portandosi a casa il secondo scudetto in pochi anni. L’attenzione maniacale nello schierare la formazione, spesso cambiata più e più volte fino agli sgoccioli del countdown, dimostra come Simonetti non abbia lasciato nulla al caso, riuscendo a portare alla vittoria una rosa sulla carta meno competitiva delle concorrenti e complicata da gestire per via dei tanti doppioni.

2017-2018:

ANGELO TARANTINO (WAILERS): Letteralmente abbandonato dalla presidenza, è un uomo solo al comando. Pur avendo una rosa con diverse lacune che gli causano non poche inferiorità numeriche, riesce a barcamenarsi di volta in volta con gli undici che si ritrova, portando la franchigia fino alla finale di Green Cup e, addirittura, alla vittoria finale dello Scudetto con tanto di Capocannoniere. Dopo un avvio scintillante con otto vittorie consecutive, la società sembra quasi mettergli i bastoni fra le ruote prima cedendogli Pellegrini e prendendo a peso d’oro Venuti; poi mettendolo nell’occhio del ciclone con un turbinio di polemiche regolamentari che lo costringono ad arroccarsi in silenzio coi suoi ragazzi, e non plus ultra andandosene in vacanza proprio durante il decisivo mercato invernale con la squadra in lotta per la prima posizione: si narra di una leggendaria telefonata del mister al delegato Mangia per intimargli di cambiare l’inutile Lombardi (preso al posto del meteorite Armenteros) con Diabaté, che poi si rivelerà determinante per le sorti dei salentini. Ora la dirigenza gialloblu vorrebbe togliergli la soddisfazione strameritata di giocarsi la stagione 2018/19 con lo scudetto sul petto: ma perché? VOTI 9

5 pensieri riguardo “Panchina d’Oro (Miglior Allenatore)

  • 21 Maggio 2012 in 14:24
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    Dario leader inidscusso di questo premio

  • 19 Giugno 2012 in 18:01
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    Auguri!

  • 13 Febbraio 2018 in 13:23
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    Aggiornata, foto mancanti!

  • 21 Febbraio 2018 in 15:17
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    Completo

  • 5 Marzo 2019 in 11:07
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    Aggiornato 2017/2018

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